Bruxelles – Niente più scuse, e quindi niente più indugi. Le condizioni per uno schema europeo di garanzie sui depositi bancari ci sono tutte, e gli Stati membri dell’eurozona non possono ignorarlo. Ne è convinta Claudia Buch, presidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea, che in occasione dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento Ue, recapita un invito diretto ai governi.
Il sistema europeo di assicurazione dei depositi, più noto come Edis, ha conosciuto tensioni e divisioni attorno al tavolo per la mai superata contrapposizione tra chi voleva dare priorità alla riduzione dei rischi e chi alla mutualizzazione degli stessi. I Paesi rigoristi, capitanati dalla Germania, temono che i soldi dei contribuenti finiscano per ‘salvare’ le banche di altri Paesi, e per togliere veti e riserve chiedono agli altri di mettere in sicurezza gli istituti di credito prima di mettere denaro.
“I rischi sono diminuiti in modo significativo e sono stati stabiliti standard di vigilanza comuni”, sottolinea Buch davanti agli eurodeputati. “Queste premesse per l’Edis sono ora soddisfatte e portarlo avanti sarà importante per indebolire in modo credibile i cicli di feedback avversi tra la stabilità delle banche e degli enti sovrani”. Un passaggio molto netto, quello della responsabile del consiglio di vigilanza, e un chiaro invito a non perdere altro tempo, visto che lo schema di garanzia sui depositi “rimane un pilastro fondamentale dell’unione bancaria”.
Le parole d’ordine sono stabilità e solidità, in un contesto di incertezza e imprevedibilità. Buch ricorda come la pandemia di COVID-19, le ripercussioni energetiche del conflitto russo-ucraino e l’elevata inflazione “hanno esposto le economie europee a sfide impreviste”. Una sottolineatura non casuale, poiché gli eventi geopolitici, specie quelli avversi, “differiscono dai più tradizionali fattori di rischio perché sono altamente incerti e non sufficientemente riflessi nei dati storici”. Tuttavia, spiega Buch, “si trasmettono in maggiori rischi di credito, liquidità, mercato e operativi, ad esempio interrompendo le catene del valore o la fornitura di servizi di terze parti”.
Per la banche arriva allora un consiglio, quello di “tenere conto delle incertezze nella loro pianificazione del capitale” e addirittura considerare la possibilità di “rivalutare le loro esposizioni geografiche e le strategie di esternalizzazione”. Per i governi l’invito a varare l’Edis una volta per tutte, anche considerando che progetto e dibattito si trascinano ormai da quasi dieci anni.