Bruxelles – L’Unione europea si impegna tanto, e produce troppo poco. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, fa auto-critica e poi critica gli Stati membri. Sull’Ucraina ci sono ritardi e promesse non mantenute, sul modo in cui Israele sta gestendo l’offensiva di Hamas sta invece chiudendo gli occhi su ciò che andrebbe condannato.
In occasione della riunione informale dei ministri degli Esteri in corso a Bruxelles Borrell si presenta alla stampa con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, per permettere al partner di esternare tutta la contrarietà per un’Ue a doppia velocità. “Solleverò una questione per noi spaventosa”, e cioè “il divario tra gli annunci sull’assistenza militare e la consegna effettiva” di quanto promesso, fa sapere un visibilmente contrariato Kuleba. “Ogni ritardo lo paghiamo noi. Quale che sia la ragione per i ritardi, è tempo di rendere operative le decisioni”. Un riferimento ai sistemi di difesa aerea che pure si è deciso fornire a Kiev.
Parole che trovano terreno fertile in Borrell. “Condivido le preoccupazioni, e ne parleremo con i ministri” degli Stati membri. L’Alto rappresentante vuole mettere pressioni sui governi, e imprimere un cambio di passo, visto anche come si stanno mettendo le cose. “Le operazioni a Kursk sono un duro colpo alla narrativa di Putin”. Vuol dire che l’Ucraina guadagna terreno, ma la Russia “non smetterà di colpire” finché l’Ucraina sarà in grado di difendersi completamente. Tradotto, in termini chiari: “I sistemi di difesa aerea erano di critica importanza a giugno, e lo ancor più di critica importanza oggi“.
Borrell si scusa con Kuleba come può, e accusa pubblicamente gli Stati. “Kuleba ha ragione: gli annunci sono una cosa, la realizzazione un’altra. Chiederò agli Stati di dare ciò che hanno promesso, perché avere forze armate meglio equipaggiate è un elemento chiave per permettere di vincere la guerra”.
Ma la furia dell’Alto rappresentante è rivolta nei confronti dei Ventisette per come non stanno gestendo la crisi in Medio Oriente. Invita a trovare quel coraggio fin qui mancato. “Non dovremmo avere tabù” quando si parla di Israele, sottolinea. Perché una volta di più Borrell va all’attacco frontale dell’attuale governo israeliano. “Un ministro israeliano lancia messe di odio che sono un chiaro invito a calpestare il diritto umanitario”, ricorda Borrell, in riferimento al ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, che sosteneva la necessità di affamare la popolazione a Gaza.
C’è poi “la preoccupante intenzione di spostare la popolazione in Cisgiordania come già fatto a Gaza“, sottolinea ancora l’Alta rappresentante, producendo sfollati e di fatto disperdendo i palestinesi dai loro territori. Qualcosa di “completamente inaccettabile”. Israele ha passato il segno, e l’Ue dovrebbe farsi sentire con decisione e senza tentennamenti, proprio come Borrell sente che andrebbe fatto nei confronti dell’Ucraina. Il consiglio informale dei ministri degli Esteri sarà l’occasione per una lavata di testa.