Bruxelles – I mari europei non stanno bene. Così gli ecosistemi al loro interno, col risultato che il 40 per cento (dati 2022) di pesci e molluschi non gode di buona salute o viene pescato in modo non sostenibile. È la fotografia scattata dall’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) con un documento dal titolo ‘Mari sani, pesca fiorente: transizione verso un settore ecologicamente sostenibile‘ che, oltre a fornire una panoramica dello stato ambientale della pesca europea, identifica delle opzioni per contribuire a mettere in piedi un’industria ittica competitiva e sostenibile a lungo termine.
“La pesca si basa su ecosistemi marini sani, ma i mari europei sono generalmente in cattive condizioni a causa delle crescenti pressioni delle attività umane e dei cambiamenti climatici, afferma il briefing. Circa il 40 per cento dei pesci e dei molluschi nei mari europei non sono in buone condizioni o pescati in modo sostenibile, e bilanciare la domanda di spazio e risorse marine tra la pesca e altre attività della ‘Blue Economy’, come i parchi eolici offshore, sarà sempre più importante”, spiega il documento. Inoltre, la pesca può avere un impatto negativo sugli ecosistemi marini, anche attraverso catture accessorie, scarti di cattura, degrado dell’habitat, attrezzi da pesca abbandonati o persi, inquinamento e rilascio di carbonio dal fondale marino. “Nonostante il successo in alcune acque europee nel ridurre la pesca eccessiva, persistono pratiche dannose e livelli di pesca non sostenibili“, ha puntualizzato l’Aea.
Dunque, “i mari regionali europei sono generalmente in cattive condizioni, il che minaccia la competitività e la sostenibilità a lungo termine dell’industria ittica europea. La pesca eccessiva, la cattura accidentale e il degrado dell’habitat determinano il declino della biodiversità marina nei mari europei, insieme alle pressioni derivanti dall’eutrofizzazione, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici”, scrive l’Aea. Ma, allo stesso tempo, “ci sono misure comprovate e utili che possono migliorare la situazione, se realizzate con successo”.
In questo contesto, le azioni chiave includono “il mantenimento di tutti i raccolti a livelli sostenibili, l’eliminazione graduale delle pratiche dannose e la promozione di tecniche di raccolta a basso impatto“. Così come “sarebbe fondamentale espandere e gestire meglio la rete di aree marine protette” che “attualmente coprono circa il 12 per cento dei mari dell’Ue, ma solo una frazione di queste ha piani di gestione e meno dell’uno per cento offre una protezione rigorosa, inclusa la pesca vietata”. In più, “l’Ue si è impegnata a proteggere il 30 per cento dei suoi mari entro il 2030, con il 10 per cento rigorosamente protetto”.
Infine, sul piano normativo, l’Agenzia ha ricordato che il Green deal europeo ha affrontato la necessità di raggiungere la sostenibilità nella pesca dell’Ue e garantire una transizione equa e giusta e che un piano d’azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente è stato pubblicato come parte di un pacchetto completo per la pesca e gli oceani nel 2023, che è collegato alla strategia sulla biodiversità per il 2030. “Le recenti linee guida politiche per la prossima Commissione europea, presentate dalla presidente eletta Ursula von der Leyen, fanno riferimento alla garanzia che il settore della pesca ‘rimanga sostenibile, competitivo e resiliente e che mantenga condizioni di parità per la filiera della pesca europea‘, e che ‘un patto europeo per gli oceani si concentrerà sul rafforzamento dell’economia blu e sulla garanzia della buona governance e della sostenibilità dei nostri oceani in tutte le loro dimensioni'”.
Ma è necessario agire, traducendo in realtà le norme. “Affrontare queste sfide e passare a una pesca sostenibile richiede la piena attuazione e l’applicazione degli strumenti di gestione esistenti, in particolare quelli mirati a ridurre gli impatti negativi di queste pressioni sulle risorse marine”, specifica l’Agenzia. “Ciò è fondamentale per migliorare la dimensione sociale, economica e ambientale della pesca”.