Bruxelles – L’Unione europea brucia sempre di più, con i Paesi mediterranei che molto più di altri patiscono la furia degli incendi, eppure la popolazione dei vigili del fuoco si riduce laddove servirebbe di più. I numeri diffusi da Eurostat alimentano dibattito e polemiche per le scelte compiute dalla politica. Da una parte il dato generale, che parla di un generale aumento del personale. Nel 2023, sottolinea l’istituto di statistica europeo, nell’Ue c’erano 362.400 vigili del fuoco professionisti, che rappresentano lo 0,18 per cento dell’occupazione totale dell’Ue e, rispetto al 2022, un aumento di 3.200 pompieri in più.
Allo stesso tempo, però, la Confederazione europea dei sindacati (Etuc) non può fare a meno di notare come “questa cifra principale rivela preoccupanti tagli ai servizi antincendio in 12 stati membri” dell’Unione europea. Un elemento preoccupante considerando che, continua l’Etuc, il gruppo dei governi che hanno optato per tagli nelle forze di contrasto agli incendi, “include Paesi che hanno subito enormi incendi boschivi nel 2023, come Grecia, Italia e Cipro”. Inoltre, la riduzione del personale adibito alla lotta agli incendi, è avvenuta nel momento risultato come il secondo anno più caldo registrato nella storia europea.
L’Etuc si cimenta in un’operazione trasparenza da cui emerge come l’Italia abbia tagliato più di chiunque altro, in termini assoluti, l’organico complessivo di vigili del fuoco. Inoltre, si evidenzia, il numero di vigili del fuoco è stato ridotto per il secondo anno consecutivo in Germania, Ungheria, Romania e Svezia.
“Ridurre il numero di vigili del fuoco in un momento in cui la crisi climatica sta aumentando il rischio di incendi non è ciò che è necessario ed è irresponsabile“, attacca la segretaria generale dell’Etuc, Esther Lynch. “Questi tagli mettono a rischio la sicurezza delle persone, del nostro ambiente e dei vigili del fuoco rimasti, che ora dovrebbero affrontare incendi più frequenti e gravi con meno risorse e meno riposo”.
La sindacalista coglie l’occasione per muovere critiche all’Ue per le sue politiche in materia di bilancio e conti pubblici. La segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati punti il dito contro la decisione di aprire la Procedura per deficit eccessivo per un quarto degli stati membri (Italia, Belgio, Francia, Malta, Polonia, Slovacchia e Ungheria), decisione che secondo Lynch “rischia di spingerli verso nuovi tagli alla spesa”. Viceversa, sostiene, “l’Ue dovrebbe investire in una giusta transizione verso un’economia verde, che garantirebbe di affrontare il cambiamento climatico creando al contempo posti di lavoro di qualità e finanziando adeguatamente i nostri servizi pubblici“.