Bruxelles – Giovani con poca attrazione e assenza di vocazione, espansione della produzione globale, concorrenza sleale, cambiamenti climatici: il futuro di latticini e formaggi dell’Unione europea è un percorso irto di ostacoli e tante sfide. Il Parlamento europeo, attraverso il suo centro studi, fa un punto della situazione, e per il comparto lattiero-caseario la situazione è tutt’altro che delle migliori. Si pone innanzitutto un problema di forza lavoro, nella misura in cui chi produce non c’è.
Le analisi condotte dai ricercatori indicano che “molti Stati membri” mostrano una percentuale “notevolmente elevata” di agricoltori di età pari o superiore a 65 anni. Vuol dire che nei paesi in cui la percentuale di giovani agricoltori è inferiore e l’età pensionabile è superiore alla media, “la questione del ricambio generazionale è particolarmente preoccupante”. Ci sono pochi agricoltori pronti a subentrare a quelli che permettono ai vari ‘made in’ lattiero-caseari di andare avanti.
Il problema di produttività non è nuovo. Dal 2004 al 2022 la produzione di latte dell’Ue è aumentata da 134 milioni di tonnellate a 154 milioni di tonnellate, rendendo l’Unione europea il principale fornitore mondiale di prodotti lattiero-caseari. Tuttavia, si sottolinea nella relazione, “a causa di un importante aumento della produzione globale nello stesso periodo, si registra anche un calo della quota dell’Ue dal 21,4 per cento al 17,1 per cento della produzione mondiale di latte”. La leadership europea dunque inizia a essere intaccata, e la congiuntura economica non aiuta.
Per il settore lattiero-caseario “c’è ancora incertezza riguardo ai margini di profitto” per gli allevatori di bovini da latte, a causa del forte aumento dei costi di energia e fertilizzanti, unito a una diminuzione dei prezzi del latte crudo, a un’inflazione persistentemente elevata e a tassi di interesse in aumento. Gli operatori del settore potrebbero chiudere i battenti. Perché, spiegano gli analisti dell’europarlamento, la maggior parte delle aziende agricole del settore lattiero-caseario dell’Ue è altamente specializzata. Sebbene la specializzazione offra dei vantaggi, i ricavi delle aziende agricole specializzate sono legati a un singolo output. Tale dipendenza può diventare una minaccia sostanziale in quanto aumenta la vulnerabilità degli agricoltori agli shock di reddito.
A questo si aggiungono la questione meteo-climatica. Le condizioni meteorologiche estreme quali siccità, ondate di calore, alluvioni, “possono avere un impatto significativo sull’agricoltura”. Un esempio in tal senso si è avuto con la ‘crisi foraggera’ del 2018 nel settore lattiero-caseario dell’Ue, quando il clima caldo e secco ha causato la mancanza di foraggio e pascolo in diversi paesi europei, un problema grave per il settore zootecnico dell’Ue. Più in generale, si avverte, “le mucche possono soffrire di stress da calore” quando fa caldo a causa di una combinazione di alte temperature e umidità. Lo stress da calore ha effetti negativi sulla produzione di latte e sulla percentuale di grasso del latte, nonché sulle prestazioni produttive delle mucche.
Non finisce qui, poiché le condizioni meteorologiche estreme possono portare a focolai di malattie. Ad esempio, condizioni meteorologiche molto secche o molto fredde e inondazioni possono aumentare il rischio di antrace, una malattia zoonotica contagiosa.