Bruxelles – Presto e bene. Questo il mantra europeo sul programma di ripresa post-pandemico, NextGenerarionEU, e i piani per la ripresa (Pnrr) che gli Stati sono chiamati ad attuare. Una parola d’ordine che la Banca centrale europea inizia però a riconsiderare, suggerendo a istituzioni comunitarie e governi di abbandonare l’ossessione per le scadenze per assicurare un’attuazione vera delle riforme che servono. Un punto emerso in occasione dell’ultima riunione del Consiglio direttivo della Bce, quella di luglio. E’ qui, resoconto di seduta alla mano, che “è stato inoltre suggerito che nell’attuazione del programma NextGenerationEU l’accento dovrebbe essere maggiore sull’efficacia che sulla velocità, dato il rischio di inefficienze associate a una limitata capacità amministrativa da parte delle autorità di attuazione”.
A Francoforte si inizia a ragionare con un certo grado di preoccupazione e di urgenza sulla necessità di correggere il tiro prima che sia troppo tardi. Ci si sta rendendo conto che per la smania di dover utilizzare l’enorme mole di risorse provenienti dal Recovery Fund (672 miliardi) entro il 2026 ci si espone troppo all’eventualità di sprechi, con il risultato di non mettere i sistemi economico-produttivi dell’eurozona a prova di futuro. In questa considerazione si offre una sponda all’Italia e al governo guidato da Giorgia Meloni, che già da tempo hanno chiesto di poter ‘sforare’ e attuare il Pnrr oltre il 2026, ottenendo però ‘picche’ da Bruxelles.
Certo, non c’è dubbio che un’attuazione “efficace, rapida e completa” del programma di ripresa post-pandemica sarebbe uno dei fattori che “contribuirebbero a promuovere l’innovazione e ad aumentare gli investimenti nelle transizioni verdi e digitali”, e il concetto è stato ribadito anche in occasione della riunione di luglio, ma delle tre condizioni quella legata alla tempestività viene aggiunta di postille e specifiche: rapidità non deve significare fretta. Avanti, dunque, ma in modo credibile.
Anche perché la situazione non è delle più rosee. All’interno del consiglio direttivo dell’istituzione di Francoforte preoccupazioni non mancano. “Gli indicatori hanno indicato una diminuzione degli investimenti nel 2024, in mezzo a una maggiore incertezza” dovuta dalle tensioni geopolitiche. Ma pià in generale viene messo a verbale come i membri del board della Bce abbiano riconosciuto che “le prospettive a breve termine per la crescita si sono deteriorate“. L’Ue e la sua eurozona non possono dunque permettersi, a maggior ragione, un’attuazione approssimativa dei piani per la ripresa. Da qui il suggerimento, di natura politica: concentrarsi sull’efficacia delle riforme più che sulla velocità.