Bruxelles – Avanti con i dazi contro l’auto elettrica cinese, ma in misura leggermente minore. La Commissione europea corregge al ribasso le tariffe decretate il 4 luglio scorso contro i veicoli a batteria prodotti nel Paese asiatico. I servizi dell’esecutivo comunitario hanno fissato tra il 17 per cento e il 36,3 per cento i sovra-costi aggiuntivi al prezzo di vendita in Europa delle vetture che pure farebbero comodo al Green Deal e alla strategia di sostenibilità tanta cara al team von der Leyen.
A parte l’ammontare del dazio, da aggiungere a quello del 10 per cento già in vigore e che comunque l’Ue continua a non voler riscuotere finché si resta nell’ambito della natura provvisoria dello strumento di difesa commerciale, non cambia niente. C’è tempo fino a a fine ottobre per trovare una soluzione amichevole con Pechino, poi da inizio novembre i dazi potranno essere introdotti in via definitiva (cinque anni) e allora la guerra commerciale con la Repubblica popolare potrà avere inizio.
“Non è stata presa alcuna decisione politica definitiva“, sottolinea Olof Gill, portavoce della Commissione responsabile per le questioni commerciali. “Si tratta di un passo tecnico e intermedio” del procedimento avviato per far luce sulle politiche cinesi in materia di produzione e concorrenza.
L’annuncio della Commissione non è altro che procedurale, un tappa intermedia del processo avviato a ottobre 2023, quando la presidente Ursula von der Leyen in persona annunciò l’intenzione di fare le pulci al modello cinese di produzione dell’auto a batteria. Non si torna indietro. Anzi, semmai si è intenzionati ad andare avanti. Perché si identifica non più un rischio di danno al settore dell’automotive europeo, quanto la reale possibilità di “danno materiale molto presto”, vale a dire già “nel 2025”, ammettono a Bruxelles. Tradotto: a causa dei sussidi pubblici cinesi a vantaggio della propria industria, in Europa stabilimenti potrebbero chiudere, la produzione ridursi e fermarsi, e potrebbero prodursi nuovi disoccupati.
In questa guerra dei dazi fin qui solo annunciata ma pronta a scattare se Ue e Cina non dovessero trovare la soluzione comunque auspicata a Bruxelles, l’Europa colpisce anche gli Stati Uniti. Nello specifico le misure a dodici stelle si abbattono anche su Tesla, produttore e marchio a stelle e strisce presente nel Paese asiatico. Per il gruppo di Elon Musk un dazio individuale del 9 per cento, giustificato dalle agevolazioni fiscali. A differenza dei produttori cinesi, Tesla non beneficia del sussidio pubblico diretto.
Ci sono ora dieci giorni di tempo per le parte interessate per presentare obiezioni. FIno al 30 agosto si potrà discutere con l’esecutivo comunitario, e questo vale anche per il governo cinese, informato delle ultime decisioni prese a Bruxelles. Al più tardi entro il 30 ottobre la Commissione dovrà pubblicare in Gazzetta Ufficiale il testo che rende attuative e definitive le tariffe europee contro l’auto elettrica cinese. E’ a quel punto che potrebbe partire la guerra dei dazi. L’Ue sembra fare sul serio.