Il saggio breve di Marcello Veneziani sulla vita e l’opera di Giambattista Vico, oltre a fare luce sulle radici di un pensiero per molti anni avversato dai contemporanei per poi essere riscoperto negli anni del Risorgimento da Mazzini sino, e soprattutto, a Manzoni, fa emergere, a mio parere, la correttezza intellettuale dell’autore, filosofo conservatore, capace di svolgere il suo racconto con l’equilibrio dello studioso appassionato.
“Vico dei Miracoli“, per l’appunto, ripercorre l’epopea contraddittoria di un grande pensatore, vissuto a cavallo fra XVI e XVII secolo, perennemente in lotta con la vita reale, fatta di difficoltà economiche, salute malferma e la morte di un figlio. Autodidatta, figlio di un modesto libraio napoletano, Giambattista Vico, pur fra crescenti difficoltà, otterrà la cattedra di Retorica dell’Università partenopea, maturando in tanti, lunghi anni di studi e ripensamenti, la stesura del suo capolavoro, La Scienza Nuova, una fatica che lo accompagnerà dalla giovinezza sino alle soglie della vita terrena.
Vico, in opposizione a Cartesio e ad una Filosofia proiettata verso gli esiti illuministi ed alla decostruzione della metafisica, propone al contrario un sistema che fa del passato (dal mito prefilosofico, alla difesa dei valori tradizionali, alla Religione) un progetto per il futuro, del singolo come dei popoli e delle nazioni, spazzando via il presente materialista e cartesiano.
Se infatti, per Cartesio, il primo vero è il “penso dunque sono”, per Vico il primo vero è Dio. Il Pensiero è dell’Uomo, ma l’Intelligenza appartiene alla mente divina.
Non più, dunque, “cogito ergo sum”, ma “agimus ergo sumus”, prassi oltre la teoria, e la Storia, soprattutto.
Storia fatta di civiltà che si evolvono, dalla fase embrionale del Mito, allo sviluppo del sapere filosofico e delle leggi, dalla Religione alla Scienza, per poi decadere nuovamente nella barbarie, in un continuo, eterno susseguirsi di corsi e ricorsi ordinato, e qui il nocciolo del suo pensiero, dalla Provvidenza, disegno imperscrutabile per l’uomo perché divino.
La fase embrionale della civiltà è contraddistinta dalla Poesia, che crea mondi fantastici come i fanciulli nel gioco, la Religione e la Scienza segnano le ulteriori fasi dello sviluppo storico e culturale, ma anche politico e sociale della comunità umana.
Su questa base Vico recupera i valori della tradizione guardando al futuro con disincanto, nella consapevolezza che il declino attende ogni civiltà al culmine del suo sviluppo: nulla a che vedere, dunque, con l’Idealismo e lo Storicismo che scaturiranno dall’Illuminismo.
Un’ultima notazione, doverosa, sull’autore, il giornalista e filosofo Marcello Veneziani, del quale, pur nella differenza di vedute politiche ed interessi filosofici, ho sempre stimato l’approccio corretto che mostra nell’affrontare i problemi, anche i più spinosi, in questi tempi di divisioni preconcette e ancora più perniciosi pre-giudizi.