Bruxelles – Il governo Meloni tira dritto sul divieto alla cannabis light, il comparto industriale della canapa è deciso a battersi per la propria sopravvivenza. A Bruxelles, la filiera trova una sponda nella delegazione del Movimento 5 Stelle all’Eurocamera, cofirmataria di un’interrogazione in cui incalza la Commissione europea – già chiamata in causa dalle associazioni italiane di settore – a esprimersi sulle presunte violazioni delle normative europee dell’emendamento proibizionista al ddl sicurezza.
Approvato in commissione parlamentare la scorsa settimana, il testo finale del provvedimento targato Matteo Piantedosi approderà in aula a Roma dopo la pausa estiva. L’emendamento 13.06 vieterebbe la produzione e il commercio delle infiorescenze di canapa e derivati, anche con un contenuto di THC inferiore allo 0,2 per cento. L’eventuale approvazione del decreto non andrebbe a colpire solo i piccoli rivenditori di CBD – canapa sativa L con basso contenuto di THC che non produce effetti psicotropi -, ma anche filiere agroindustriali di eccellenza come la cosmesi, il florovivaismo, gli integratori alimentari, l’erboristeria. Un settore da 500 milioni di fatturato su base annua, con più di 15 mila occupati in tutta Italia.
Se la partita sul ddl Sicurezza non è ancora chiusa, il 5 agosto è entrato in vigore il decreto del 27 giugno che classifica le composizioni per uso orale di CBD tra le sostanze stupefacenti, limitandone la vendita solo alle farmacie con prescrizione medica non ripetibile. Passato in sordina rispetto al ddl, secondo le associazioni di categoria il provvedimento potrebbe tuttavia violare i regolamenti Ue sulla canapa e sulla libera concorrenza, introducendo restrizioni che non sono “giustificate né proporzionate rispetto ai rischi effettivi”.
Analogamente, l’emendamento del governo italiano, che introduce restrizioni all’importazione e al commercio delle infiorescenze di canapa e dei loro derivati, sarebbe in contrasto con gli Articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. Quelli che definiscono il principio di libera circolazione delle merci. A supporto di questa tesi, esiste anche una sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue, del 19 novembre 2020, che stabilì che il CBD non può essere considerato uno stupefacente e che la sua commercializzazione non può essere vietata se prodotto legalmente in un altro Stato membro dell’Ue.
Pressing sulla Commissione Ue per intervenire “quanto prima”
Nell’interrogazione presentata dal M5S a Bruxelles, si fa riferimento a entrambe le misure, che “sollevano problemi con la normativa Ue, nonché con la giurisprudenza (della Corte di Giustizia dell’Ue, ndr) che vieta di impedire la vendita di CBD legale senza evidenze di rischio per la salute pubblica”. Gli 8 pentastellati spronano la Commissione europea a intervenire “quanto prima” sul doppio attacco del governo italiano al comparto della canapa, chiedendo inoltre se ha già provveduto a valutare le denunce recapitate a Bruxelles da associazioni e aziende italiane.
“Il governo Meloni ignora le norme europee e mette a rischio chiusura ben 800 aziende specializzate nella coltivazione della canapa e altre 1.500 che invece si occupano della sua trasformazione”, ha sottolineato in una nota Valentina Palmisano, eurodeputata del M5S e prima firmataria dell’interrogazione. C’è anche un errore procedurale in ballo: entrambe le misure del governo Meloni non sarebbero state notificate al TRIS, il meccanismo europeo che si occupa di concertare con gli Stati membri eventuali aggiustamenti per evitare violazioni del diritto comunitario.
La Commissione europea ha già incaricato due differenti Direzioni Generali di mettere mano alle denunce: la DG Agricoltura per quanto riguarda l’emendamento al Ddl Sicurezza, la DG Salute relativamente al decreto già in vigore sul CBD. Una fonte ha confermato a Eunews che la DG Agri, a seguito di una valutazione preliminare della denuncia presentata da Canapa Sativa Italia, Imprenditori Canapa Italiana, Resilienza Italia Onlus e Sardinia Cannabis lo scorso 5 giugno, ha deciso che “le informazioni fornite giustificano un’ulteriore valutazione prima di prendere una decisione”. La denuncia è ora soggetta a un processo di “revisione approfondita”.
Crepe nella maggioranza, da Forza Italia inviti al governo a ripensarci
L’apparente compattezza della coalizione di governo sulla stretta al settore della canapa industriale rivela in realtà già alcune crepe. Battaglia simbolo soprattutto della Lega e di Fratelli d’Italia, crea qualche perplessità tra la compagine di Forza Italia. Dubbi che diventano certezza nelle parole di Flavio Tosi, eurodeputato azzurro, che si è detto “convinto che vietare tout court non sia la soluzione”. Evidenziando la “complessità” del tema, l’ex sindaco di Verona ha fatto presente agli alleati di governo che “non stiamo parlando di venditori di droga”, ma di “imprenditori che hanno investito dei soldi e creato un indotto che genera anche decine di migliaia di posti di lavoro”.
Le parole di Tosi combaciano con gli appelli lanciati a più riprese da Coldiretti, Cia – Agricoltori Italiani, dalle associazioni del comparto della canapa e dalle forze dell’opposizione. “In Veneto molti under 40 o under 30 si sono creati attività regolari, riconosciute, che hanno ricevuto regolari prestiti dagli istituti di credito e che pagano le tasse. Insomma, si è creato un sistema economico-finanziario che contribuisce al Pil”, ha spiegato, mettendo in luce inoltre un ulteriore fattore: “Con i divieti non risolveresti nulla, se chiudi i negozi uno compra online, meglio a quel punto che ad assisterlo siano professionisti del settore nei negozi”.
Se l’invito dell’eurodeputato di Forza Italia ad “uscire dalla logica ideologica dei divieti assoluti” – a cui ha fatto eco la deputata azzurra Paola Boscaini, secondo cui “prima di chiudere 21 mila attività bisogna pensarci” – potrebbe rimanere inascoltato, ben più difficile sarebbe per Meloni e Salvini tirare dritto di fronte a una violazione dei trattati Ue messa nero su bianco dalla Commissione europea. A meno di non voler incrinare ancor più gli ultimamente già delicati rapporti tra Roma e Bruxelles.