Bruxelles – È una storia lunga ormai tre anni, con due governi di diverso colore succedutisi in linea di continuità su questo fronte. Ma il risultato non è cambiato, anzi, la politica migratoria della Polonia lungo il confine con la Bielorussia, se possibile, è anche peggiorata dal governo ultraconservatore di Mateusz Morawiecki a quello del popolare di centro-destra Donald Tusk. Perché l’ultima novità politica da Varsavia è non solo la reintroduzione di una zona di esclusione a media e organizzazioni per i diritti umani da una fascia di confine con la Bielorussia, ma anche una nuova legge che esonera le forze dell’ordine dalla responsabilità quando usano armi per “autodifesa” o “in via preventiva” contro persone migranti nella stessa area di confine.
Dopo l’allarme lanciato da diverse organizzazioni non governative come Amnesty International, cinque eurodeputati del Partito Democratico membri della commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) – Sandro Ruotolo, Marco Tarquinio, Cecilia Strada, Pina Picierno e Alessandro Zan – hanno presentato un’interrogazione scritta all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per sapere “quali misure intende prendere per impedire le violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia”. Come si legge in una nota della delegazione dem, i cinque membri del Parlamento Europeo puntano il dito contro la legge approvata a fine luglio che ha come target le persone migranti “che tentano di attraversare il confine nella cosiddetta ‘zona della morte’, un’area cuscinetto che vieta l’accesso ai gruppi umanitari, agli osservatori dei diritti umani e ai media alla frontiera”.
È dall’estate/autunno del 2021 che la situazione lungo il confine tra Polonia e Bielorussia è tesa, da quando l’autoproclamato presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, aveva messo in atto una politica – definita “guerra ibrida” da tutte le istituzioni dell’Unione – per agevolare attivamente viaggi per i cittadini dei Paesi del Medio Oriente e dall’Africa subsahariana verso Minsk e di lì verso le frontiere dell’Unione Europea. Il tema della “strumentalizzazione della migrazione” è diventato così presente nella narrativa Ue sulla migrazione da diventare un pezzo legislativo del nuovo Patto migrazione e asilo, ma al contempo ha portato anche all’aumento della costruzione di muri lungo il confine esterno dell’Ue da parte dei Paesi membri (non solo la Polonia, ma anche l’Estonia, la Lituania, la Lettonia e la Finlandia). Quello polacco, nello specifico, è un muro lungo 186 chilometri, alto 5,5 metri e dotato di rilevatori di movimento e telecamere termiche. Varsavia negli ultimi anni ha anche inviato migliaia di truppe e agenti di polizia per rafforzare il controllo dell’area. In questo contesto già nel 2021 con lo stato di emergenza era stato chiuso l’accesso a una striscia di terra larga tre chilometri a giornalisti e Ong che monitorano i pushback (respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea) effettuati dalle forze polacche, come dimostratosi in modo plateale il 16 novembre 2021.
Ma ora “la situazione sembra aggravata da una propaganda politica interna che considera i migranti una minaccia alla sicurezza nazionale e che depenalizza e giustifica comportamenti violenti e non proporzionali“, è la denuncia messa nero su bianco dagli eurodeputati del Pd. Il progetto di legge è stato presentato lo scorso 26 giugno in risposta alla detenzione di tre soldati polacchi che, dopo aver sparato contro persone che attraversavano in modo irregolare il confine con la Bielorussia, sono stati accusati di aver oltrepassato i loro doveri e di aver messo in pericolo la vita di altre persone.
Non è un caso se la legge giustifica ora l’uso di armi quando “la vita, la salute e la libertà” delle forze dell’ordine “sono minacciate durante un attacco illegale all’inviolabilità del confine di Stato“, con il governo Tusk che si sta avvalendo dell’ormai rodato argomento della “strumentalizzazione della migrazione” per giustificare il respingimento illegale di persone con diritto alla protezione internazionale e altre violenze fisiche. Tuttavia, “l’invocazione della sicurezza nazionale non può servire come ‘carta bianca’ per adottare misure non compatibili con gli standard minimi del diritto umanitario internazionale e del diritto europeo”, scrivono ancora i membri della delegazione dem all’alto rappresentante Borrell, facendo riferimento alle denunce di Amnesty International sul fatto che la nuova legge – combinata con le zone di esclusione – costituisce un rischio di zona grigia fisica e legale nascosta all’occhio di media e società civile, dove i soldati polacchi possono agire impunemente violando ogni disposizione dello Stato di diritto.