Bruxelles – A una settimana dal caos innescato dai presunti brogli che hanno riconfermato al potere Nicolas Maduro, l’autoritario presidente del Venezuela stringe le maglie della repressione: sono già centinaia gli arresti di cittadini legati all’opposizione, contro i cui leader, Maria Corina Machado e Edmundo Gonzalez Uturria, è stata aperta un’indagine penale. In mattinata, l’Unione europea ha chiesto di porre fine alle “intimidazioni giudiziarie” nei confronti dell’opposizione.
“Siamo seriamente preoccupati per le azioni delle autorità venezuelane per quanto riguarda il numero di detenzioni arbitrarie di attivisti politici, degli oppositori e le continue molestie all’opposizione“, ha dichiarato oggi (6 agosto) il portavoce del Servizio europeo d’Azione Esterna (Eeas), Peter Stano. Machado, leader carismatica dell’opposizione, e González Urrutia, candidato alle presidenziali per Piattaforma Unitaria, sono accusati di “usurpazione di funzioni, diffusione di informazioni false, incitamento alla disobbedienza alle leggi, incitamento all’insurrezione, associazione a delinquere”.
I due stanno guidando l’ondata di proteste per la mancata pubblicazione, da parte del Consiglio elettorale nazionale, dei registri elettorali, a causa di un presunto attacco informatico. Lo scorso 28 luglio, il leader chavista si è autoproclamato vincitore con il 51,4 dei voti, ma secondo i conteggi di diverse organizzazioni indipendenti, González Urrutia avrebbe ottenuto la stragrande maggioranza dei voti. Ancora oggi, in un comunicato pubblicato sui social, il candidato dell’opposizione ha chiesto di essere proclamato vincitore, firmando la dichiarazione come “presidente eletto del Venezuela”. Nel messaggio, firmato anche da Machado, ha ribadito di avere la prova “inconfutabile” di aver vinto le elezioni presidenziali del 28 luglio, accusando il Consiglio nazionale elettorale (Cne) di essere “controllato dal chavismo al potere”.
Questa mattina, il Cne ha consegnato i famigerati registri elettorali al Tribunale supremo di giustizia, che istituirà un’indagine informativa che potrebbe durare fino a 15 giorni. La massima Corte di Caracas convocherà i candidati e i leader dei partiti politici a registrare “tutti gli strumenti elettorali” in loro possesso e a “rispondere alle domande poste da questo organismo”. Domani dovrebbe essere già il turno di González Urrutia, mentre Maduro è stato convocato per venerdì.
In attesa dell’esito dell’indagine della Corte suprema e di ulteriori sviluppi, Bruxelles ha invitato le autorità del Venezuela e le forze di sicurezza a “rispettare pienamente i diritti umani, compresa la libertà di espressione e di riunione”. Sulle possibili ripercussioni nei rapporti tra Caracas e Bruxelles, il portavoce Ue ha preso tempo: “In questa fase, abbiamo esposto le nostre posizioni e aspettative, i nostri appelli alle autorità. Ora hanno un certo lasso di tempo per agire, e se non lo faranno, gli Stati membri discuteranno e riesamineranno la situazione per decidere i prossimi passi“, ha proseguito Stano rispondendo a una domanda sulla possibilità di imporre sanzioni al regime di Maduro.