Bruxelles – Se si acquista un’auto grande, si paga di più rispetto a una piccola. Ed è giusto. Perché allora non viene introdotto lo stesso concetto nelle bollette energetiche, andando a rivedere tutta la parte di costi fissi e tasse? A chiederselo è Baiba Miltoviča, presidente della sezione Ten (Trasporti, energia, infrastrutture e società dell’informazione) del Comitato economico e sociale europeo (Cese), che in un’intervista con Eunews ha riflettuto su come fare in modo che la transizione energetica non lasci veramente nessuno indietro.
In Europa la povertà energetica è aumentata e nel 2023, secondo Eurostat, il 10,6 per cento degli europei, circa 48 milioni di persone, non sono riusciti a mantenere le proprie case sufficientemente calde (in crescita dal 9,3 per cento nel 2022 e dal 6,9 per cento nel 2021). “Per molti, il mantenimento di un approvvigionamento energetico stabile e di prezzi accessibili in Europa è attualmente in conflitto con la transizioneverde. Ma non si tratta di contrapporre queste due esigenze: una transizione giusta è possibile”, ha affermato Miltoviča. “A nostro avviso, è essenziale che i Piani Nazionali per l’Energia eil Clima (Pnec) includano una definizione di povertà energetica in linea con la normativa comunitaria recepita nell’ordinamento nazionale; che istituiscano osservatori nazionali; e che sviluppino indicatori per monitorare la situazione”. Inoltre, “gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue devono fornire rapidamente investimenti pubblici e privati per sfruttare le fonti energetiche rinnovabili”. Inoltre, il Cese ha evidenziato “che gli investimenti nell’efficienza energetica devono dare priorità ai p overi energetici, sfruttando al meglio il Fondo sociale per ilclima” perché “l’accesso all’energia è un diritto fondamentale” e “nessuno dovrebbe esserne privato”.
Dunque, in primo luogo, “riteniamo che le politiche dell’Ue dovrebbero ridurre la povertà energetica garantendo prezzi equi e trasparenti”. Perché “vediamo che in tutte le bollette ci sono i prezzi dell’elettricità, legati ai consumi – e le persone vulnerabili stanno cercando di usare meno elettricità, anche a costo della propria salute quando non possono scaldare abbastanza gli spazi – ma ciò che non è giusto è che ci siano anche molti elementi che non sono legati ai consumi. La metà della bolletta è costituita da tasse, tariffe, manutenzione dell’energia, costi di servizio, tutte le piccole unità che rendono il prezzo elevato. Tutto ciò crea una disparità” ed “è una decisione politica eliminare queste tasse o integrarle in un modo tale che siano legate ai consumi”. In definitiva è una questione di equità: “Se spendi meno per i tuoi consumi, devi pagare poco. Se spendi di più per i tuoi consumi, puoi pagare di più. È come per le auto: se compri una macchina grande, paghi di più; se ne hai una piccola o semplice paghi poco. Dunque, perché non introduciamo questo concetto nelle bollette? Dobbiamo tornare all’equità”.
In secondo luogo, “tutti dovrebbero avere diritto al consumo energetico di base gratuito” e “gli Stati membri in cui tali disposizioni non esistono dovrebbero renderle operative con urgenza”. In terzo luogo, “abbiamo chiesto che gli Stati membri attuino la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che garantisce che il costo della transizione verde non ricada in modo sproporzionato sugli inquilini” e “dovrebbe essere applicato il principio della neutralità dei costi abitativi, così che gli aumenti degli affitti siano bilanciati dai risparmi sulle bollette energetiche”. La presidente ha ricordato, a questo proposito, come la povertà energetica e l’inefficienza degli alloggi siano spesso due facce della stessa medaglia e come l’elaborazione di politiche che puntino alla ristrutturazione degli stabili di persone che non hanno i mezzi per farlo significhi dare risposte a due questioni: quella ambientale e quella sociale.
Miltoviča ha poi ricordato che “l’esperienza dimostra che le comunità energetiche possono porre un rimedio significativo alla situazione” energetica perché favoriscono “la proprietà democratica dei beni e una loro gestione in modo orientato ai bisogni piuttosto che al profitto. Le comunità energetiche sono entità giuridiche che offrono ai cittadini e ai Comuni la possibilità di unirsi per produrre e consumare la propria energia”. Ed è per questa ragione che, sebbene il loro ruolo abbia ottenuto “un crescente riconoscimento nella legislazione dell’Ue”, il Cese chiede di “andare avanti” soprattutto sul piano della “maggiore chiarezza concettuale per dare orientamenti ai consumatori che desiderano creare una comunità energetica, principalmente nelle zone rurali”.
Infine, la presidente ha affrontato l’aspetto della riorganizzazione delle città e delle modalità di spostamento, ponendo l’accento sulla mobilità: con il trasporto pubblico che “deve essere affidabile in termini di orari e pulito e confortevole per invogliare i cittadini a sceglierlo” e con “la costruzione di infrastrutture ciclistiche per garantire la sicurezza stradale e incentivare l’uso delle biciclette”. Ma il punto di partenza è il dialogo tra attori: “Ascoltando i nostri partner alla Conferenza appare chiaro che coinvolgere i governi locali nel processo decisionale è un prerequisito per mettere a punto le nostre politiche. Inoltre, il dialogo tra le città e gli altri attori locali è fondamentale per condividere le migliori pratiche. Il trasporto è un servizio essenziale e abbiamo già discusso durante la Conferenza dello scorso anno come, per i cittadini più vulnerabili, l’accessibilità economica sia la preoccupazione principale, e il passaggio a forme di trasporto più sostenibili rimanga un privilegio. Nei fatti, uno degli ostacoli cruciali per lo sviluppo di misure efficaci in questo senso è la mancanza di dati validi disponibili sulla questione”, ha spiegato. Ma “l’accessibilità delle opzioni di trasporto dovrebbe essere al centro. Ad esempio, l’offerta di servizi di autobus per gli alunni delle scuole può consentire ai loro genitori di passare ai trasporti pubblici per andare al lavoro”, ha illustrato.
In conclusione: “Garantire le condizioni per scegliere mezzi di trasporto più puliti e più convenienti per i cittadini con una varietà di profili (genere, disabilità, contesto migratorio, ambiente rurale, età, ecc.) è fondamentale per garantire che la transizione non abbia un costo sociale. Per questo motivo, le autorità pubbliche dovrebbero innanzitutto migliorare la raccolta dei dati sulla situazione di tutti i gruppi di consumatori di energia. In secondo luogo, sosteniamo l’uso di voucher e sussidi per i trasporti verdi al fine di aiutare coloro che ne hanno maggiormente bisogno, in particolare per l’inclusione delle persone che vivono in aree isolate”.