Bruxelles – L’Europa dispone di territorio sufficiente per espandere l’energia solare ed eolica senza compromettere la produzione alimentare o la natura. Lo sostiene uno studio della rete europea di Ong ambientaliste, Ufficio europeo dell’ambiente, che mostra che solo la metà dei terreni ritenuti idonei per l’energia rinnovabile – escluse le riserve naturali e le aree agricole ad alto valore – è necessaria per decarbonizzare l’Ue entro il 2040. Il rapporto si basa sull’analisi territoriale preliminare del Centro di ricerca comune (Jrc) dell’Ue – che ha individuato terreni idonei per progetti di energia rinnovabile escludendo le aree naturali protette e i terreni agricoli di alto valore, concentrandosi invece sulle aree edificate e sui terreni degradati con prospettive agricole limitate.
Nello specifico: il 47,9 per cento del territorio dell’Unione è terreno agricolo, il 18,6 per cento è coperto da aree protette, il 5,2 per cento è la quota di terreni idonei per progetti di energia rinnovabili, il 2,2 per cento è la percentuale di territorio necessaria per progetti soliari ed eolici per raggiungere la neutralità climatica al 2040. “Solo il 2,2 per cento del territorio totale dell’Ue sarà necessario per i progetti solari ed eolici attuali e futuri per consentire all’Ue di eliminare gradualmente i combustibili fossili e l’energia nucleare e raggiungere la neutralità climatica entro il 2040”, si legge nei documenti. “Secondo il Jrc, il 5,2 per cento dei terreni dell’Ue può essere considerato ‘adatto’ allo sviluppo del solare e dell’eolico, sulla base di rigorosi criteri agricoli, ambientali e tecnici per ospitare progetti eolici e solari onshore”, viene precisato.
Dall’indagine dell’Eeb emerge che “la maggior parte dei terreni idonei per lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili si trova nelle aree rurali, con il 78% per il solare fotovoltaico a terra e l’83% per l’eolico onshore”. In questo contesto, però, “i tetti non bastano” – evidenzia l’Eeb – perché “le aree urbane e industriali da sole non riescono a soddisfare tutte le esigenze di capacità solare. Tuttavia, vi è abbondanza di terreni agricoli degradati disponibili per espandere l’energia solare senza sconvolgere le economie rurali. Ciò può essere fatto in sinergia con la produzione alimentare e il ripristino della salute del suolo”. In aggiunta, secondo l’Eeb, “l’integrazione dell’energia solare con le attività agricole esistenti è possibile attraverso standard a duplice uso come l’agri-PV”, cioè l’agrifotovoltaico, che punta alla produzione di energia rinnovabile in terreni agricoli senza sottrarre spazi produttivi per agricoltura e allevamento. E “con robuste misure di mitigazione, i Paesi dell’Ue possono raggiungere sia gli obiettivi di energia rinnovabile che quelli di ripristino della natura – richiedendo il 16,7% di territorio oltre le attuali aree protette – garantendo al tempo stesso la sinergia tra i due”.
Infine, serve la solidarietà europea. “Germania e Italia non dispongono di terreni sufficienti per le energie rinnovabili se si escludono le riserve naturali e le aree agricole produttive. Al contrario, Spagna e Romania ne hanno un’abbondanza, ben superiore al loro fabbisogno energetico. Una ‘superrete’ europea è essenziale per connettere le risorse, bilanciare la distribuzione dell’energia e raggiungere la decarbonizzazione a livello europeo attraverso la cooperazione e la riduzione dei rifiuti”, si legge nel documento.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Italia è chiamata a destinare l’1,7 per cento del suo territorio totale entro il 2030 (e il 2,7 per cento entro il 2040) alle energie rinnovabili se vuole raggiungere entro il 2040 un sistema basato al 100 per cento su fonti rinnovabili, che sia dominato dalla capacità di generazione del solare fotovoltaico (228 GW) e dell’eolico onshore (39 GW). Tutto ciò secondo lo scenario Compatibile con l’Accordo di Parigi (Pac): un’ipotesi energetica a livello europeo sviluppata dalla società civile per dimostrare che l’Europa può raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, cioè 10 anni prima di quanto concordato dai governi dell’Ue, e che come obiettivi principali ha la riduzione del 65 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030; le zero emissioni entro il 2040; il 100 per cento di energia rinnovabile entro il 2040 in tutti i settori.
Tale scenario è stato utilizzato dall’Eeb per stilare il report e fa emergere che entro il 2040, solare fotovoltaico ed eolico onshore contribuiranno a circa il 68 per cento della produzione elettrica italiana e copriranno circa il 41% della domanda finale di energia del Paese entro lo stesso anno. “Per ospitare tali capacità, stimiamo che l’Italia avrà bisogno di circa l’1,7 per cento del suo territorio totale entro il 2030 e del 2,7 per cento entro il 2040”, si legge nel report.
I terreni agricoli in Italia rappresentano circa il 56 per cento della superficie totale, ma una parte significativa di loro (il 23 per cento, ovvero il 13 per cento della superficie totale) è soggetta a un degrado elevato o molto elevato. Quasi il 19 per cento del territorio italiano si trova all’interno dei siti Natura 2000, compreso più di un terzo delle sue foreste. E, sulla base delle proiezioni dell’Ue, un ulteriore 12 per cento del territorio italiano sarà da accantonare per raggiungere gli obiettivi della Legge Ue sul ripristino della natura. Il Jrc ha stimato che lo 0,91 per cento del territorio italiano è adatto allo sviluppo del solare fotovoltaico a terra, lo 0,46 per cento per l’eolico onshore e lo 0,25 per cento per il solare fotovoltaico sui tetti. Sia per l’energia eolica che per quella solare, circa il 10 per cento del terreno idoneo si trova nelle città, il 42-46 per cento in paesi e periferie e il 43-48 per cento nelle aree rurali.
“Sulla base dei risultati dello scenario Pac, stimiamo che entro il 2040 l’Italia avrà bisogno dello 0,47 per cento del suo territorio per ospitare la necessaria capacità solare montata a terra (78 GW). Sulla base delle stime del Jrc, ciò significa che in Italia c’è quasi il doppio del territorio disponibile rispetto a quello necessario per ospitare impianti fotovoltaici montati a terra senza impatto sulle riserve naturali, su altri siti ricchi di biodiversità o su terreni agricoli di valore. Il fotovoltaico sui tetti in Italia richiederà circa lo 0,25 per cento della superficie del Paese entro il 2040 (per una capacità di 150 GW), quasi esattamente corrispondente ai siti idonei stimati dal Jrc, che sono principalmente situati nelle città”, si legge.
Discorso diverso per lo spiegamento della capacità richiesta (39 GW) di energia eolica onshore che potrebbe porre alcuni problemi di disponibilità del territorio se vengono prese in considerazione solo le aree idonee, in linea con le stime di idoneità del Jrc. “L’Italia, infatti, avrebbe bisogno dell’1,32 per cento del suo territorio per ospitare gli impianti eolici onshore necessari, ponendo la necessità di identificare ulteriori siti idonei”. Per questo, “i progetti eolici onshore possono essere candidati ideali per applicazioni a duplice uso, anche potenzialmente su terreni agricoli di alto valore, se vengono messe in atto le giuste misure e vengono implementate tutte le valutazioni ambientali esistenti ai sensi del diritto dell’Ue”. Infine, al fine di realizzare una pianificazione territoriale strategica ed efficace per le energie rinnovabili in Italia, è fondamentale identificare chiaramente le Aree di accelerazione delle rinnovabili (Raa) e garantire che la loro designazione rimanga effettiva anche se i necessari lavori di connessione alla rete si estendono oltre queste aree; e ridurre al minimo le barriere burocratiche e speculative scoraggiando i mercati fondiari speculativi e garantendo che le normative nazionali prevalgano sulle restrizioni regionali e locali contrastanti sull’uso del territorio.