Bruxelles – Dopo le anticipazioni al Parlamento Europeo, la presidente rieletta della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, mette in chiaro alle 25 capitali richieste e tempistiche per la presentazione dei nomi dei candidati commissari. Entro il 30 agosto, un uomo e una donna, per rendere più semplice raggiungere l’equilibrio di genere nella Commissione von der Leyen-bis in via di formazione. È quanto rende noto alla stampa il portavoce capo dell’esecutivo Ue, Eric Mamer, questa mattina (25 luglio) a proposito della lettera inviata ai governi degli Stati membri che dovranno nominare i propri candidati commissari in vista dei colloqui con la stessa presidente von der Leyen. La lettera è datata 24 luglio, come visionato da Eunews.
La richiesta di von der Leyen – la stessa fatta anche nel 2019 – era già stata esplicitata giovedì scorso (18 luglio) a pochi minuti dalla conferma al Parlamento Ue della sua presidenza alla Commissione per altri cinque anni: “Nelle prossime settimane chiederò agli Stati membri di proporre i candidati commissari, un uomo e una donna”, prima dei colloqui individuali “a metà agosto”. Lo standard per il nuovo Collegio è quello di personalità che “condividono l’impegno europeo, e in termini di numeri ci sarà parità tra uomini e donne“, ha messo in chiaro von der Leyen. Come spiegano a Eunews diverse fonti diplomatiche, “non ci sono sorprese” nella lettera della presidente rieletta rispetto a quanto emerso esattamente una settimana fa, compresa l’eccezione alla regola della parità di genere nelle candidature per quei governi che decidono di confermare il commissario o la commissaria uscente.
Oltre alla Germania, che esprimerà la presidenza della Commissione con Ursula von der Leyen, e all’Estonia, che vedrà l’ex-premier Kaja Kallas diventare alta rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza – entrambe le nomine sono di competenza del Consiglio Europeo, che ha fatto le sue scelte al vertice dei leader Ue del 27 giugno – dalle settimane successive alle elezioni europee di inizio giugno a oggi è arrivata l’ufficialità delle candidature da parte dei governi di Slovacchia, Lettonia, Slovenia, Irlanda, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Al momento però nessuna delle proposte degli otto governi (Germania ed Estonia, appunto, fanno eccezione) rispetta la richiesta della presidente von der Leyen sulla parità di genere ma – sempre quanto confermano le fonti diplomatiche – non ci sono indicazioni nella lettera su cosa succederà in questo caso. Al Berlaymont le bocche sono cucite, con la portavoce della Commissione Ue Arianna Podestà che al punto quotidiano con la stampa taglia corto: “Non speculeremo oltre su ciò che accadrà più avanti nel processo e su scenari ipotetici”.
Per quanto riguarda gli otto nomi finora arrivati, la Slovacchia ha ricandidato il vicepresidente esecutivo uscente della Commissione Ue responsabile per le Relazioni interistituzionali e il Green Deal, Maroš Šefčovič, che potrebbe arrivare così al quarto mandato consecutivo. La Lettonia ha deciso di scegliere per la terza volta consecutiva il vicepresidente esecutivo uscente dalla Commissione Ue responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis. Nuovo nome invece per la Slovenia, che ha scelto l’avvocato ed economista Tomaž Vesel, già presidente della Corte dei Conti nazionale e del Comitato di audit e compliance della Fifa. Per l’Irlanda c’è l’esponente del centro-destra di Fianna Fáil ed ex-ministro per la Spesa pubblica e le riforme (2020-2022) e per le Finanze (2022-2024), Michael McGrath. Il governo della Svezia ha deciso di puntare sulla ministra per gli Affari Europei, Jessika Roswall, mentre la Finlandia sull’eurodeputata che dal 2014 siede tra le fila del Partito Popolare Europeo Henna Virkkunen. Ultime in ordine cronologico le candidature da parte del nuovo governo di destra dei Paesi Bassi del commissario europeo uscente responsabile per l’Azione per il clima, Wopke Hoekstra, e da parte del governo conservatore della Repubblica Ceca del ministro in carica dell’Industria e del commercio, Jozef Síkela.
Il governo di destra dell’Italia presieduto da Giorgia Meloni non ha ancora sciolto la riserva sul candidato ufficiale, né ha fatto sapere quando lo renderà noto. Tuttavia, parlando in esclusiva a Eunews, il capo-delegazione di Forza Italia al Parlamento Ue, Fulvio Martusciello, ha dichiarato che “il commissario dovrebbe essere il ministro Raffaele Fitto, ne abbiamo già ampiamente dibattuto e quello sarà“. Fitto attualmente è ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, ed espressione del partito Fratelli d’Italia, il partner maggiore della coalizione di governo con Forza Italia e Lega insediatasi il 22 ottobre 2022. Ha ricoperto la carica di eurodeputato tra il 1999 e il 2000 e poi tra il 2014 e il 2022 (dal 2019 co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei), è stato presidente della Regione Puglia tra il 2000 e il 2005, e ministro per le Regioni e la coesione territoriale tra il 2008 e il 2011 nell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi.
La nomina ed elezione dei candidati commissari
Secondo quanto previsto dai Trattati Ue, i commissari europei – uno per ciascun Paese membro – sono designati in accordo tra la presidenza della Commissione Ue e gli Stati membri, che li suggeriscono sulla base di “competenza generale”, “impegno europeo” e “garanzie di indipendenza”. L’elenco dei commissari viene adottato dal Consiglio dell’Unione Europea e ciascuno deve superare anche il voto al Parlamento Europeo. È chiaro, dunque, che non va considerata solo la composizione politica del governo che nomina il suo candidato, ma anche quella della maggioranza che regge la Commissione al Parlamento Europeo. In altre parole, un governo sbilanciato a destra non potrà non tenere in considerazione il fatto che dovrà incassare l’approvazione anche del centrosinistra: è il caso, per esempio, del governo Meloni, che dovrà cercare un nome digeribile anche per il Partito Democratico, che nella nuova legislatura costituisce la delegazione più numerosa all’interno del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D).
Mettere insieme la nuova squadra dei commissari europei significa trovare un delicato equilibrio con i 25 governi nazionali (meno quelli tedesco ed estone), per concordare ruolo e portafoglio da assegnare. Se von der Leyen riuscirà a raggiungere un compromesso in tempi rapidi per l’adozione del Consiglio dell’elenco dei nomi da proporre al Parlamento, si potrà arrivare alle audizioni già tra settembre e ottobre: ogni commissione parlamentare esaminerà i candidati con domande scritte e in audizione pubblica, ciascuna sulla base del proprio ambito di competenza. La Conferenza dei presidenti dovrà infine elaborare un progetto di risoluzione che dovrà essere votato da tutti i 720 eurodeputati (da fare attenzione alle plenarie del 7-10 e 21-24 ottobre), quando a maggioranza semplice dei voti espressi il Parlamento dovrà approvare la nomina dell’intero Collegio dei commissari. L’inizio naturale del mandato quinquennale della Commissione von der Leyen-bis è previsto per il primo novembre.