Bruxelles – Belgio, avanti con il nucleare. O magari no. La Commissione europea vuole vederci chiaro sulla decisione del governo federale di estendere di dieci anni il ciclo di vita di due reattori, sulla scia delle incertezze energetiche seguite alla conflitto russo-ucraino e il deterioramento delle relazioni tra Ue e Russia. L’esecutivo comunitario ha deciso di avviare un’indagine approfondita per il sostegno pubblico garantito ai fini della sicurezza energetica nazionale, perché si teme che il Belgio possa violare le regole Ue sugli aiuti di Stato.
Il Belgio ha due centrali nucleari. Una è quella di Doel, nel nord del Paese, a ridosso del confine con i Paesi Bassi. E’ costituita da quattro reattori, realizzati tra il 1969 e il 1978. I primi due sono entrati in funzione nel 1975, il terzo nel 1982, il quarto nel 1985. E’ previsto che i primi due reattori restino in attività fino al 2025, mentre il reattore 4 sarà in funzione fino al 2035. L’Altra centrale è quella di Tihange, nei pressi di Liegi, costituita da tre reattori, realizzati tra il 1969 e il 1978. I reattori sono entrati in funzione, rispettivamente, nel 1975, 1983 e 1985. Impianti vecchi, dunque, e peraltro già al centro di polemiche e critiche per uno stato di obsolescenza considerato pericoloso.
Nel mirino di Bruxelles la decisione di estendere il reattore 4 di Doel e il reattore 3 di Tihange. Non convince il prestito da 580 milioni di euro a Electrabel (sussidiaria di Engie), proprietaria dei reattori all’89,8 per cento. C’è anche poi la questione relativa al trasferimento di responsabilità da Electrabel allo Stato belga per quanto riguarda lo stoccaggio a lungo termine e lo smaltimento finale dei rifiuti nucleari e del combustibile esaurito: il Belgio si assume l’onere in cambio del pagamento di una somma forfettaria di 15 miliardi di euro. L’Ue ha dubbi circa la proporzionalità della combinazione di misure finanziarie e strutturali e del forfait da 15 miliardi di euro.
La misura notificata dalle autorità belghe alla Commissione europea include anche la creazione di una joint-venture paritetica tra lo Stato ed Electrabel. Questa joint Venture sarebbe proprietaria degli impianti e della loro produzione, insieme a Luminus (sussidiaria di Edf, proprietaria al 10,2 per cento dei siti nucleari). Una presenza pubblica importante, a sostegno di un privato. “Sebbene la misura belga appaia giustificata, in questa fase la Commissione nutre dubbi sulla sua compatibilità con le norme UE sugli aiuti di Stato”, fanno sapere dall’esecutivo comunitario. Per potere andare avanti con il suo nucleare il Belgio dovrà dunque attendere.