dall’inviato a Strasburgo – Quasi un’ora di discorso programmatico di Ursula von der Leyen alla sessione plenaria del Parlamento Ue per cercare il voto di conferma per un nuovo mandato alla Commissione Europea mostra una chiara indicazione di scelta del supporto dai Verdi, ma anche un altrettanto chiaro equilibrismo con la destra del suo Partito Popolare Europeo, per non rischiare la fuga di voti nel segreto dell’urna. Un’elezione che ancora non è blindata ma che – con un sostegno compatto dei 53 eurodeputati del gruppo dei Verdi/Ale, e senza emorragie significative in quello più numeroso (188) – dovrebbe assicurare agilmente il superamento della soglia minima di 361 voti quando si terrà lo scrutinio fra poche ore. Anche senza i 24 membri di Fratelli d’Italia.
“Ciò che faremo ora definirà il prossimo quinquennio e la posizione dell’Europa nel mondo per i prossimi 50 anni“, ha esordito il suo discorso di fronte ai 720 eurodeputati nell’emiciclo di Strasburgo questa mattina (18 luglio) la presidente della Commissione Europea uscente e nominata dal Consiglio Europeo lo scorso 27 giugno per altri cinque anni di mandato. “Come voi, anche io sono entrata in politica per cambiare in meglio le cose per tutta la società, per dare una prospettiva alle generazioni dei nostri figli e nipoti”, perché “la versione dell’Europa uscita dopo la Seconda Guerra Mondiale, con tutte le sue imperfezioni, è comunque la migliore nella storia, e io non lascerò che sia dilaniata dall’interno e dall’esterno”, è la promessa di von der Leyen. Di qui parte la “visione che ho tratteggiato nelle linee di guida programmatiche” per il bis alla Commissione Ue: “Un’Europa più forte, che garantisce prosperità, che difende la democrazia, che protegge i cittadini, che si attiene agli obiettivi del Green Deal con pragmatismo e neutralità tecnologica“.
È proprio qui che si mostra la scelta di von der Leyen, che non arretra su una delle maggiori priorità del suo quinquennio agli sgoccioli – il Green Deal Europeo – e non apre agli stravolgimenti richiesti dalla destra dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) di Giorgia Meloni. “Manterremo la nostra strategia di crescita e gli obiettivi al 2030 e 2050, ci concentreremo ora sull’attuazione sul territorio”, è stata chiara la numero uno della Commissione uscente e candidata a succedere a se stessa, rilanciando con la promessa di “un nuovo Patto Industriale Pulito per incanalare gli investimenti in infrastrutture e industrie, soprattutto quelle ad alto consumo energetico“. Politica verde e politica industriale si legheranno nei prossimi cinque anni – se von der Leyen sarà confermata – con il perno dell’obiettivo della riduzione dei gas serra al 90 per cento nella legge sul clima, che servirà alle industrie “per pianificare già da oggi gli investimenti per il futuro”. Ma spingere sul Patto verde “non è solo una questione di competitività, si tratta di giustizia tra le generazioni“, perché il 2030, il 2040 e il 2050 “sono dietro l’angolo, i giovani non ci perdoneranno un fallimento”.
Nel suo discorso programmatico al Parlamento Ue von der Leyen ha spinto non solo sulle rassicurazioni all’industria, ma anche su quelle per gli agricoltori (per rendere digeribile l’apertura ai Verdi da parte dei popolari più irrequieti). “È importante ricordare che l’agricoltura è un argomento sensibile, dobbiamo superare contrasti e trovare soluzioni”, in particolare attraverso “una strategia per l’agricoltura e il settore alimentare” che parta dall’esito del dialogo strategico degli ultimi mesi: “Mi impegnerò perché gli agricoltori abbiano un reddito dignitoso e giusto, nessuno sarà obbligato a vendere sottocosto i prodotti agricoli”. Anche in questo caso, però, per un colpo al cerchio dei popolari più a destra c’è un colpo alla botte dei Verdi: “Prevedo un piano per l’agricoltura con adeguamenti necessari ai cambiamenti climatici e una strategia per gestire le risorse idriche“. Sempre senza dimenticare che “chi vuole contenere il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente, deve tenere conto delle condizioni degli agricoltori, perché forniscono sicurezza alimentare”.
Largo spazio anche alla crescita e agli investimenti, con l’occhio rivolto soprattuto alle piccole e medie imprese e rifacendosi alle linee tracciate da Enrico Letta nel suo rapporto sul futuro del Mercato unico. “Dobbiamo completare l’Unione del mercato dei capitali, proporremo un’Unione dei risparmi e degli investimenti e un nuovo fondo europeo per la competitività”, è quanto messo sul tavolo da von der Leyen. Perché “l’Europa deve tornare a essere la casa delle opportunità”, non solo sul piano degli investimenti, ma anche sul fronte sociale. La sfida maggiore è la crisi degli alloggi – “i prezzi continuano ad aumentare e le case diventano sempre più inaccessibili” – che sarà affrontata con la nomina di “un commissario che avrà responsabilità diretta nel settore delle politiche abitative” e con l’elaborazione di “un Piano europeo degli alloggi con investimenti pubblici e privati”. Sempre per quanto riguarda l’attenzione sociale, von der Leyen ha dedicato un passaggio del suo discorso anche alla necessità di dare il via alla “prima inchiesta europea sull’impatto dei social media sui giovani” per combattere il cyber bullismo e alla lotta per l’uguaglianza di genere: “Dobbiamo mettere fine alle violenze sulle donne, conciliare attività di cura e carriera professionale, e colmare il divario retributivo e pensionistico, non è un caso che la povertà in età avanzata abbia un volto femminile”.
Per quanto riguarda la politica estera, la presidente della Commissione candidata a succedersi ha confermato che l’allargamento dell’Unione Europea rimane “un’enorme responsabilità geostrategica per l’Europa” e che “sosterremo i candidati, integrandoli quanto più possibile nel nostro impianto giuridico”, perché i Paesi dei Balcani Occidentali, Ucraina, Moldova e Georgia “hanno scelto la libertà di fronte all’oppressione e alcuni stanno pagando un prezzo molto elevato”. Spazio per la questione del conflitto Israele-Hamas – “sarò chiara, lo spargimento di sangue a Gaza deve finire ora, troppe donne, bambini e civili sono morti per risposta di Israele all’attacco di Hamas, serve un cessate fuoco immediato e il rilascio degli ostaggi” – ma l’attenzione maggiore rimane per la guerra russa in Ucraina, con un attacco diretto al primo ministro ungherese, Viktor Orbán: “La Russia pensa che l’Occidente si stancherà di sostenere l’Ucraina e alcuni in Europa fanno questo gioco, due settimane fa un premier si è recato a Mosca, ma questa missione di pace è stata una missione di appeasement“. Al contrario “dobbiamo dare all’Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno per resistere e vincere” e, allo stesso tempo, “dobbiamo proteggere l’Europa, è giunto il momento di costruire un’Unione Europea della difesa“, attraverso “un mercato unico della difesa” e “progetti comuni, come uno scudo europeo di difesa aereo”, è l’indicazione di von der Leyen.
Ultimo punto – a conferma di un cambio netto della narrativa sul fronte della migrazione e l’asilo – è quello che riguarda il “rafforzare le nostre frontiere esterne” e “rafforzare Frontex, triplicando le unità a 30 mila” (oltre a proporre un “raddoppio del personale Europol, perché diventi una vera agenzie Ue di polizia”). Von der Leyen parla di “gestire la migrazione in modo efficiente ed equo” e di persone migranti che “sono essere umani come me e come voi, tutti noi siamo protetti dai diritti umani”, ma poi subito vira su un “approccio comune sui rimpatri” e sullo “sviluppo di partenariati sul fronte meridionale”, argomento che le permette di proporre la nomina di “un commissario per la regione mediterranea e un’Agenda per il Mediterraneo insieme a Kaja Kallas“, l’alta rappresentante Ue designata dal Consiglio Europeo: “Il futuro delle due sponde del Mediterraneo è un tutt’uno”. Ultimi passaggi sul prosieguo della linea dura sul rispetto dello Stato di diritto (“rimarrà un must per l’accesso ai fondi Ue, presenti e futuri”) e sulle “modifiche necessarie ai Trattati“, per cui promette di “dare seguito al diritto di iniziativa legislativa” del Parlamento Ue. Prima della conclusione che tira in ballo non solo Jacques Delors, uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, ma anche l’ex-presidente dell’Eurocamera deceduto l’11 gennaio 2022, David Sassoli: “Noi, popolo d’Europa, siamo la nostra migliore speranza in un mondo pericoloso, diceva Sassoli, e oggi la speranza dell’Europa è nelle vostre mani, voi che siete le forze democratiche“. Il voto dei 720 eurodeputati nel pomeriggio sarà la risposta a questo appello di von der Leyen.