Bruxelles – Le politiche di coesione sono a un bivio, e l’Unione europea deve scegliere dove andare. In termini di risorse, in termini di procedure, in termini di scelte politiche. “I fondi di coesione sono fondamentali”, sottolinea Gianni Lorenzetti, presidente dell’Unione delle Province della Toscana (Upi). Che, nell’intervista concessa a Eunews, sintetizza in modo molto significativo quello che c’è in gioco per il ciclo post-2027. “Spesso si butta via il bambino con l’acqua sporca, come si dice. Ecco, noi dobbiamo cercare di buttare via solo l’acqua sporca”, e in questo compito Raffaele Fitto commissario europeo “può dare una mano”. Bisogna convincere l’Europa degli Stati a confermare la centralità delle politiche per i territori, lasciandoli al centro di agenda e processo decisionale-gestionale, perché “abbiamo differenze non solo tra regioni, ma anche all’interno di una stessa regione”.
Eunews: La Germania ragiona alla possibilità di tagliare i fondi di coesione per la nuova esigenza di investimenti nella difesa e l’incapacità di assorbire le risorse. Così sostiene il ministro delle Finanze Christian Lindner. Il dibattito il ciclo post-2027 si mette male?
Gianni Lorenzetti: “Se mi dite che non si è in grado di assorbire le risorse prima di tutto mi piacerebbe capire i motivi per cui non si spendono i soldi così da risolvere il problema”.
E: Questo problema è la pubblica amministrazione, secondo lei?
G.L: “C’è sicuramente un problema di pubblica amministrazione. Penso all’invecchiamento del personale, alla mancanza di informatici, la trasformazione digitale. Ma resta l’aspetto della questione: come riequilibrare i fondi di coesione se non vengono spesi tutti”.
E: Quindi le intenzioni tedesche preoccupano?
G.L: “Certo che siamo preoccupati. Siamo venuti a Bruxelles per capire meglio verso che direzione andiamo, e trovare rimedi. In questo il Comitato europeo delle regioni ci rappresenta meglio di chiunque altro, è l’unico strumento che ci avvicina all’Unione europea, e mi sembra apprezzato dalla Commissione europea per il suo contributo a raggiungere gli obiettivi che ci si dà a livello comunitario e a spendere le risorse messe a disposizione dei territori”.
E: A proposito di Commissione: Roberta Metsola è stata rieletta presidente del Parlamento, Ursula von der Leyen è in odore di riconferma. Si va verso una nuova legislatura ‘di continuità’ con la precedente. Questo aiuta sul fronte delle politiche di coesione?
G.L: “La continuità secondo me aiuta, perché altrimenti avremmo altri orientamenti, di altro tipo. Certo, poi è anche vero che abbiamo un Parlamento europeo fortemente rinnovato, ma restare fermi nella difesa della coesione è centrale e quindi la continuità con questa Commissione certamente aiuta.
E: Però sembra che il commissario per la Coesione possa sparire, con le politiche di coesione inserite nelle competenze del responsabile per il Bilancio…
G.L: “Ecco, quella sarebbe una scelta pericolosissima, che vorrebbe dire togliere di mezzo la coesione. Perché se elimini un commissario poi sparisce anche il suo gabinetto, i suoi servizi. Per questo siamo venuti qui a Bruxelles in delegazione, per fare pressione politica”.
E: Per chiedere cosa?
G.L: “Vede, da una parte abbiamo la concertazione, ossia la politica di coesione, e dall’altra parta abbiamo gli obiettivi, ossia il Piano nazionale per la ripresa (Pnrr). Davvero vogliamo impostare la coesione sul modello Pnrr? E’ un approccio utile? Francamente il metodo Pnrr non mi sembra essere la strada”.
E: Circola con insistenza il nome di Raffaele Fitto per il ruolo di commissario italiano. Questa di strada com’è?
G.L: “Fitto probabilmente può dare una mano. Per il passato che ha credo che non si possa permettere di non usare i fondi di coesione”.