Bruxelles – Nuovo patto di stabilità, avvio delle procedure per deficit eccessivo nei confronti dei sette Paese, Italia inclusa, con gli squilibri più evidenti. L’ordine del giorno della riunione del consiglio Ecofin chiamato a ragionamenti e decisioni delicate finisce però in secondo piano per via della missione diplomatica del primo ministro Viktor Orban in Russia, per cui la presidenza ungherese di turno finisce sotto attacco. Non c’è ministro che non prenda la parola per criticare, dissociarsi, e richiamare Budapest all’ordine.
E’ la ministra delle Finanze svedese Elisabeth Svantesson a presentarsi a Bruxelles con l’intenzione di non far passare sotto silenzio ciò che ritiene “un insulto all’Ucraina e agli altri 26 Stati membri” dell’Ue. Si dice “arrabbiata e rattristata” per il viaggio di Orban a Mosca, e promette di sollevare il tema in sede di dibattito. Un’anticipazione resa alle telecamere al momento del suo arrivo in Consiglio, prima dell’inizio dei lavori, che seguono il corso promesso dalla svedese.
E’ la prima a prendere la parola dopo la presentazione del programma di lavoro della presidenza ungherese. “L’Ungheria in questo momento rappresenta tutti, ma non rappresenta la Svezia” per ciò che riguarda la politica estera, dice attaccando frontalmente Mihály Varga, presidente di turno dell’Ecofin. A lui fa sapere che la Svezia “non esclude” di boicottare l’ecofin informale del 13 settembre in programma a Budapest.
La Svezia scoperchia il vaso di Pandora a dodici stelle, ricolmo di disappunto e malumori. Finlandia, Danimarca, Estonia, Lituania, Lettonia, Portogallo, Italia, Germania, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Cipro, Romania, Repubblica ceca, Grecia, Spagna, Bulgaria e Croazia si succedono in quella che diventa una messa in stato d’accusa per un’Ungheria considerata poco attenta all’Ucraina e alle posizioni del blocco dei Ventisette. Ci sono sei delegazioni che non prendono la parola (Austria, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Slovacchia e Slovenia). Alla fine ci sono 20 Stati membri critici nei confronti della presidenza di turno.
“L’Ungheria dovrebbe saper riconoscere i partner con cui avere a che fare”, tuona il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. Mentre il direttore generale del Tesoro della Francia, Bertrand Dumont, ricorda agli ungheresi che in Europa “non c’è spazio per azioni unilaterali”. Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha qualcosa da dire agli ungheresi. “Dobbiamo mantenere l’impegno a sostenere finanziariamente l’Ucraina”, e ricorda in tal senso lavoro e intese “in sede di G7”.
Ancora più duro il ministro delle Finanze cipriota, Makis Kervnos. “Tra pochi giorni celebriamo i 50 anni di occupazione militare del mio Paese”, enfatizza ricordando l’invasione della Turchia del 20 luglio 1974 in quella parte di isola oggi nota come Cipro nord. “Cipro è una vittima militare, e ritengo che dobbiamo essere chiari sull’Ucraina“. Persino la Polonia, fino a non troppo tempo fa alleato di riferimento dell’Ungheria di Viktor Orban, se la prende con gli ungheresi. “E’ strano non vedere l’Ucraina tra le principali priorità di lavoro della presidenza”, ironizza il viceministro delle Finanze Paweł Karbownik. “Forse sarà stata una svista”.
Il clima attorno al tavolo è tutt’altro che disteso. C’è una generale insoddisfazione per come l’Ungheria sta agendo a livello politico, che non fa altro che acuire lo strappo istituzionale consumato con la decisione della Commissione europea di boicottare lavori e attività della presidenza di turno del Consiglio Ue. Dall’ecofin di Bruxelles il messaggio che arriva da tutti i membri è quello di mantenere l’Ucraina alta nell’agenda dei lavori e “mantenerla tra le principali priorità, restando uniti in questa guerra”. Un ritornello ripetuto da tutti i ministri che hanno preso la parola.
Il presidente di turno dell’Ecofin prende atto. Evita, anche per via di una sessione pubblica aperta a tutti, di gettare benzina sul fuoco. Varga si limita a garantire che la presidenza ungherese “è pronta a discutere l’impatto economico della guerra russo-ucraina” in ogni occasione. Ma appare poco per calmare partner furiosi.