dall’inviato a Strasburgo – Era una questione di tempo, ma i modi e soprattutto le reazioni della Commissione Europea indicano che il vento sta cambiando sul tema della migrazione, e i Paesi membri Ue più duri come la Finlandia non sono poi così tanto isolati a Bruxelles. L’Eduskunta (il Parlamento monocamerale finlandese) ha approvato una nuova legge che mira a bloccare l’arrivo di persone migranti dalla Russia, legalizzando la ciò che per il diritto comunitario è illegale: i pushback, i respingimenti di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea. Ma al momento l’esecutivo Ue prende tempo per “studiare attentamente” la legge finlandese e oggi (15 luglio), sotto pressione della stampa, il portavoce capo, Eric Mamer, si espone sul fatto che “dobbiamo tenere in considerazione la situazione al confine con la Russia, dove c’è una strumentalizzazione dei migranti“.
Il via libera del Parlamento della Finlandia alla “legge d’eccezione” che consente di sospendere le procedure di asilo per le persone in arrivo dalla Russia è arrivato venerdì scorso (12 luglio). Si tratta di un’eccezione ad hoc alla Costituzione finlandese in caso di “emergenza nazionale”, giustificata dal governo di destra guidato da Petteri Orpo dal fatto che “abbiamo visto la Russia usare i migranti come strumento di influenza ibrida dalla fine dello scorso anno”. Dopo aver iniziato a costruire una barriera di filo spinato lungo un quinto dei 1.340 chilometri di confine, da novembre 2023 la Finlandia ha chiuso quattro dei nove valichi di frontiera con la Russia e ad aprile ha annunciato che estenderà la misura a tempo indeterminato, a causa del crescente numero di arrivi da Paesi come Yemen, Siria e Somalia.
“Questa legge mina gravemente l’accesso all’asilo e la protezione dal respingimento in Finlandia, non solo mette in pericolo i diritti delle persone in cerca di sicurezza, ma porterà anche all’arbitrio e alla violenza alla frontiera“, ha attaccato la vicedirettrice regionale di Amnesty International per l’Europa, Dinushika Dissanayake: “Una legge del genere non avrebbe mai dovuto essere approvata, mette in discussione l’impegno della Finlandia nei confronti dello Stato di diritto”. L’Unione Europea ha sancito nei suoi Trattati fondanti il diritto di asilo e alla protezione internazionale, bandendo il principio di non-refoulement (non-respingimento): “L’Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento“, si legge all’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Tfue). “Le denunce di gravi violazioni dei diritti umani al momento del rimpatrio devono essere esaminate, indipendentemente dal modo in cui le persone hanno raggiunto il territorio”, ha affondato la vicedirettrice regionale di Amnesty.
“Non entreremo in un dibattito a riguardo, le leggi nazionali devono essere compatibili con le leggi Ue”, ha cercato di tagliare corto il portavoce della Commissione Ue Mamer, non confermando però le parole del premier finlandese Orpo, secondo cui “la Commissione è fortemente favorevole al mantenimento della sicurezza delle frontiere, una via d’ingresso incontrollata come quella del Mediterraneo non è auspicabile nemmeno nel nord”. In ogni caso Mamer ha voluto mettere in chiaro che “gli Stati membri hanno il diritto di proteggere i propri confini, non siamo in un tipo di procedura business as usual“, riferendosi alla questione della strumentalizzazione della migrazione. Un tema che si è innestato nella narrativa Ue sulla migrazione dall’estate/autunno 2021, quando l’autoproclamato presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, aveva messo in atto una politica – definita “guerra ibrida” da tutte le istituzioni dell’Unione – per agevolare attivamente viaggi per i cittadini dei Paesi del Medio Oriente e dall’Africa subsahariana verso Minsk e di lì verso le frontiere dell’Unione Europea. Dall’anno scorso lo stesso starebbe facendo l’autocrate russo, Vladimir Putin, secondo quanto denunciano le autorità della Finlandia.
Solo due mesi fa 15 governi (tra cui Finlandia e Italia) hanno chiesto alla Commissione Ue “nuove soluzioni per affrontare la migrazione irregolare in Europa”, tra cui un maggiore rafforzamento del nuovo quadro giuridico sulla strumentalizzazione della migrazione con “strumenti e misure adeguati ed efficaci affinché gli Stati membri possano agire rapidamente”. Il riferimento è al Regolamento per le crisi, la strumentalizzazione e le cause di forza maggiore, un pezzo legislativo del Patto migrazione e asilo che individua la strumentalizzazione quando “un Paese terzo o un attore non statale ostile incoraggia o facilita il movimento di cittadini di Paesi terzi e di apolidi” verso le frontiere esterne Ue “con l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”, mettendo “a rischio le funzioni essenziali di uno Stato membro”. Secondo quanto previsto dalla nuova legislazione comune in materia di migrazione e asilo, in questo scenario si potrebbero introdurre misure più restrittive, ma in nessun caso sarebbero possibili i pushback. “Questa legge è incoerente con il regolamento Ue sulle crisi e le cause di forza maggiore recentemente approvato, va oltre tutti i poteri concessi dal diritto dell’Ue“, mette in chiaro anche la vicedirettrice di Amnesty Dissanayake.