Bruxelles – La prima indagine approfondita sulle conformità alla nuova legge europea sui servizi digitali (Dsa) conclusa dalla Commissione europea è già una fortissima dichiarazione d’intenti. Secondo il parere preliminare di Bruxelles, il social network X, di proprietà di Elon Musk, viola la legislazione europea. E rischia – se l’opinione della Commissione sarà confermata – pesanti multe e l’obbligo di attuare significative modifiche, avverte il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton.
Sulla base di quanto contenuto in documenti interni dell’azienda statunitense, di interviste con esperti e della cooperazione con le autorità nazionali competenti, la Commissione ha informato Musk di tre violazioni. La prima riguarda la gestione delle “spunte blu”, gli account verificati che solitamente appartengono a personaggi pubblici. “In passato, BlueChecks significava fonti di informazione affidabili”, ha ricordato Breton, ma l’interfaccia di X “inganna gli utenti”, perché – ha rilevato la Commissione – “chiunque può iscriversi” per ottenere la spunta blu. Anche eventuali “soggetti malintenzionati”, e questo non fa altro che influire negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate sull’autenticità degli account e dei contenuti con cui interagiscono.
La seconda accusa è quella della mancata trasparenza in materia di pubblicità: X non fornisce un archivio di pubblicità “ricercabile e affidabile”, ed anzi prevede alcune barriere di accesso che renderebbero l’archivio inadatto al suo scopo di trasparenza nei confronti degli utenti. In particolare, ha spiegato la Commissione, la struttura “non consente la necessaria supervisione e ricerca dei rischi emergenti derivanti dalla distribuzione della pubblicità online”.
Ultimo ma non ultimo, il Dsa ha fissato un elevato standard di “public scrutiny”, ovvero il diritto di accesso ai dati pubblici delle piattaforme. Diritto negato da X: l’ex Twitter “vieta ai ricercatori idonei di accedere in modo indipendente ai suoi dati pubblici“, e impone delle condizioni per accedere alla sua interfaccia di programmazione delle applicazioni (Api) che “dissuadono i ricercatori dal portare avanti i loro progetti di ricerca”, o non lasciando loro altra scelta se non pagare tariffe “sproporzionatamente elevate”.
Ora, Musk potrà esaminare il fascicolo d’indagine della Commissione e rispondere per iscritto alle conclusioni preliminari. E, solo dopo l’eventuale adozione di una decisione di non conformità al Dsa, potrebbe rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per scongiurare ammende fino al 6 per cento del fatturato mondiale annuo. Ma rischia di essere solo la prima di tante controversie tra Bruxelles e il miliardario sudafricano naturalizzato statunitense: come ammesso da fonti dell’esecutivo Ue, questo procedimento “permetterà di valutare meglio la conformità a tutti gli altri obblighi previsti dal Dsa”.
Da quando è entrato in vigore, a febbraio 2024, il Dsa sta agitando i CdA di diversi giganti del web: oltre a X, la Commissione ha già avviato procedimenti formali contro TikTok, AliExpress e Meta.