Bruxelles – È la prima Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica, l’11 luglio 2024, ventinove anni dopo il massacro di almeno 8.372 civili bosniaci nell’ultimo anno di guerra in Bosnia ed Erzegovina. “È stato uno dei momenti più bui della storia europea moderna”, è quanto dichiarato dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, in occasione della commemorazione delle vittime di uno dei massacri più cruenti sul territorio europeo dalla Seconda Guerra Mondiale, prima di quelli compiuti dall’esercito russo in Ucraina.
Nel luglio del 1995 furono almeno 8.372 i civili bosniaci – tutti maschi, di etnia musulmana – massacrati dalle forze serbo-bosniache di Ratko Mladić (non a caso definito ‘il macellaio di Bosnia’) nei pressi dell’enclave bosgnacca di Srebrenica, nella Bosnia orientale. Sono passati quasi 30 anni da quel massacro – il più grande per numero di vittime in pochi giorni – di un genocidio durato tre anni e mezzo, dall’aprile del 1992 agli accordi di Dayton del 14 dicembre 1995.
La Giornata della memoria del genocidio di Srebrenica è stata istituita lo scorso 23 maggio con il voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con 84 Paesi a favore, 19 contrari e 68 astenuti (oltre a 22 che non avevano votato). La risoluzione che “condanna senza riserve” qualsiasi negazione del genocidio di Srebrenica come evento storico, così come le “azioni che glorificano coloro che sono stati condannati per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio dai tribunali internazionali”. A tutti gli Stati membri viene anche chiesto di sviluppare “programmi appropriati” anche nei sistemi educativi “per prevenire la negazione e la distorsione e il verificarsi di genocidi in futuro”. Il fronte unito a sostegno della risoluzione è stato incrinato dall’astensione di Grecia e Slovacchia, ma soprattutto dall’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orbán, il maggiore alleato della Serbia e della Republika Srpska (l’entità a maggioranza serba della Bosnia ed Erzegovina) in tutta l’Unione.
“Chiediamo ai leader di rifiutare la retorica divisiva e di agire con verità, giustizia, fiducia e dialogo”, mettono in chiaro Borrell e Váhrelyi: “Per guarire le ferite del passato è necessario riconoscere e insegnare i fatti storici, onorare e ricordare le vittime, identificare coloro che sono ancora dispersi e consegnare tutti i responsabili alla giustizia“, anche e soprattutto per “affrontare le radici dell’odio che hanno portato al genocidio”. Due anni fa il film Quo Vadis, Aida?, basato sugli eventi che hanno visto protagoniste loro malgrado migliaia di donne bosniache a Srebrenica, ha ricevuto nell’emiciclo del Parlamento Europeo il Premio Lux 2022 del pubblico per il cinema europeo. “Dobbiamo costruire insieme i ponti per la riconciliazione, non c’è posto tra noi per coloro che negano il genocidio, tentano di riscrivere la storia e glorificano i criminali di guerra“, è l’affondo dell’Ue.
Quello del genocidio di Srebrenica è uno dei molti temi di scontro tra Bruxelles e la Serbia di Aleksandar Vučić, ma anche all’interno della Bosnia ed Erzegovina, dove il presidente serbo-bosniaco, Milorad Dodik, sta tentando la via di un progetto secessionista ed è uno dei più forti negazionisti degli eccedi della guerra degli anni Novanta. Le fratture all’interno del Paese balcanico e della stessa Unione Europea – di cui l’Ungheria rappresenta la spina nel fianco – rischiano di mettere a repentaglio il percorso di Sarajevo verso l’ingresso nell’Ue, nonostante la decisione del Consiglio Europeo dello scorso 21 marzo di avviare i negoziati di adesione. “Ribadiamo il nostro impegno inequivocabile per il futuro della Bosnia ed Erzegovina nell’Ue come Paese unico, unito e sovrano“, è il richiamo dell’alto rappresentante Borrell e del commissario (ungherese) Váhrelyi.
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