Bruxelles – Auto elettrica ‘sì’, ma solo se l’Ue apre le porte ai sussidi. La presidenza ungherese di turno non perde tempo e inizia a ridiscutere il Green Deal in una delle sue componenti fondamentali, quella dell’auto. Dal 2035 non potranno più essere prodotte quattro ruote alimentate con motori tradizionali, e l’elettrico, nel nuovo corso, giocherà una partita importante. A patto che la si voglia giocare. “Se vogliamo essere ancora impegnati con gli obiettivi al 20235 dobbiamo prevedere sussidi, e stabilire come garantirli”, scandisce Marton Nagy, ministro per lo Sviluppo economico del governo ungherese, nel corso della conferenza stampa della riunione informale del consiglio Competitività.
Alla Commissione europea il compito di ragionare a dove reperire i soldi. L’Ungheria suggerisce di considerare sui fondi fin qui destinati alle regioni. “La nuova politica di coesione potrebbe essere usata per finanziare” interventi in tal senso. Qualunque sia la scelta che si prenderà, per il ministro ungherese non c’è dubbio che quando si parla di veicoli elettrici serve sostegno all’industria. “Senza sussidi non si accelera la produzione“, continua Nagy. “Senza sussidi i produttori non hanno altra scelta che ridurre i costi” di produzione, “e anche i produttori di batterie dovranno ridurre i costi”. In sostanza, si ferma la costruzione dell’auto elettrica. Per evitare tutto questo e rispettare gli impegni che l’Ue si è data, non senza polemiche e malumori, “servono regole comuni sugli aiuti di Stato per il settore dell’automotive”.
Allo stesso tempo andrebbero evitate guerre commerciali e pulsioni protezionistiche. Nagy boccia la scelta della Commissione europea di imporre i dazi sull’auto elettrica cinese, perché incalzato dai giornalisti. “L’Ungheria è molto contraria” all’azione intrapresa. “Riteniamo che la competitività richieda concorrenza, e che il protezionismo non sia la risposta”. Sulla mobilità pulita e sostenibile e la politica industriale per ottenerle si registra dunque la scollatura tra presidenza di turno del Consiglio Ue e Commissione europea.