Bruxelles – Un mese passato con l’incubo di consegnare il Parlamento in mano all’estrema destra, e all’improvviso la Francia si risveglia oggi (8 luglio) con la coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP) che reclama il governo. Il blocco repubblicano ha tenuto, gli appelli ai ritiri in funzione anti Rassemblement National (RN) hanno funzionato. Al secondo turno delle elezioni legislative si è consumato il ribaltone: la sinistra radicale, con 182 seggi, e l’alleanza presidenziale Ensemble 168, scavalcano Marine Le Pen e i suoi alleati, che eleggono solo 143 deputati.
Uno scenario che segna un nuovo capitolo nella storia della Quinta repubblica: pur avendo scongiurato l’ipotesi di una scomoda coabitazione tra Emmanuel Macron e un governo di estrema destra, nessun blocco ha i numeri – 289 seggi parlamentari – per poter governare da solo. E dunque i partiti delle due maggiori coalizioni, NFP e Ensemble, dovranno rimboccarsi le maniche, allestire un campo largo e imparare a negoziare volta per volta. Il presidente della Repubblica, che ha spesso goduto di prerogative ampissime, dovrà ora fare i conti con un Parlamento che non è più il suo giardino.
Il primo ministro Gabriel Attal ha annunciato che presenterà oggi le proprie dimissioni a Macron, ma che traghetterà l’esecutivo “finché il dovere lo richiederà”. Ora inizia il tempo delle consultazioni tra i partiti e tra loro e il presidente della Repubblica, con quest’ultimo che è però anche leader di una delle formazioni politiche necessariamente coinvolte, Renaissance.
Il Nuovo Fronte Popolare ha già reclamato palazzo Matignon, in virtù dei 14 seggi in più rispetto all’alleanza presidenziale. Un gap potenzialmente molto più ampio, se la coalizione di sinistra non avesse ritirato oltre 140 candidati dal secondo turno per sbarrare la strada a Le Pen. Emmanuel Macron “ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare”, ha incalzato il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, dopo l’annuncio delle prime stime dei risultati.
Il campo largo NFP-Ensemble. In settimana la sinistra proporrà un candidato premier
Nel mondo della sinistra francese il partito radicale di Mélenchon sarà ancora il più rappresentato all’Assemblea nazionale, con 71 seggi. Ma le urne hanno assottigliato la distanza tra La France Insoumise (LFI) e gli altri: se Mélenchon perderà quattro deputati rispetto ai 75 eletti nel 2022, il Partito Socialista di Olivier Faure ha raddoppiato il suo contingente di parlamentari, passando da 31 a 64, e gli Ecologisti guidati da Marine Tondelier aumenteranno il proprio peso specifico, passando da 21 a 33 seggi. Più distante il partito comunista, che ha eletto 9 deputati.
Se Manon Aubry, europarlamentare di LFI e copresidente del gruppo della Sinistra europea, ha dichiarato su Franceinfo che “c’è la possibilità che il primo ministro provenga dalle file del suo partito”, i leader della coalizione hanno annunciato che presenteranno una candidatura condivisa per il ruolo di primo ministro entro la settimana. La stessa Aubry, in mattinata ha lanciato l’allarme contro “i macronisti che sembrano voler rifiutare il verdetto delle urne” e la nomina di un premier del NFP.
È vero che, all’interno dell’ipotetico campo largo che dai comunisti e da LFI arriverà fino al centro destra di Horizons – il cui leader, Edouard Philippe, aveva dichiarato prima del secondo turno di rifiutarsi di votare la sinistra radicale in funzione anti RN -, il partito che conterà più deputati è ancora una volta Renaissance. Qui sta la rivincita di Macron, sulla graticola per aver convocato le elezioni anticipate che potevano sancire la vittoria dell’estrema destra, ma alla fine ancora saldo al centro di ogni eventuale progetto di governo. Nella coalizione centrista, il partito del presidente ha conquistato 98 seggi, il Movimento Democratico 34, Horizon 26.
In un lungo post su X, la presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo, Valerie Hayer, ha rivendicato: “La nostra famiglia politica sarà uno dei pilastri essenziali per costruire i progetti di maggioranza di domani“. Un avvertimento chiaro alla sinistra. Perché se “nessun blocco avrà la maggioranza da solo”, la politica francese dovrà cominciare a “lavorare diversamente”, a “superare le differenze per offrire una strada al Paese”. Prassi distante dalla cultura politica transalpina, ma consolidata al Parlamento europeo, dove “costruiamo ogni giorno compromessi ambiziosi per scrivere leggi utili ai nostri concittadini di tutta Europa”, prosegue Hayer. Se NFP e Ensemble non riuscissero ad accordarsi sul primo ministro e sui portafogli del suo gabinetto, potrebbero giocare la carta di un governo tecnico, anche questo estraneo alla storia parlamentare francese.