Bruxelles – Il cambio di paradigma non è stato semplice e continuerà a non essere scontato, ma come dimostrano i progressi in materia di biometano e idrogeno l’Ue desiderosa di slegarsi da vecchie logiche, vecchi modelle e vecchie dipendenze sta procedendo a passo svelto verso quegli obiettivi che hanno imposto legislatura europea al termine e un mutato contesto internazionale. Kadri Simson, commissaria per l’Energia, prova a tracciare un bilancio dei cinque anni di commissione von der Leyen in materia di rivoluzione energetica. Sceglie la platea della conferenza annuale di Eurogas dedicata al gas rinnovabile per tirare le somme dal risultato, a suo giudizio, positivo.
“Dove siamo adesso rispetto a cinque anni fa?”, chiede e si chiede Simson. “Sul biometano abbiamo rimosso le barriere e accelerato gli sviluppi e gli investimenti industriali“, e in più “ora abbiamo il partenariato industriale sul biometano per i politici, l’industria e altre parti interessate”. Si tratta, sottolinea, di “un forum importante che garantirà non solo il raggiungimento del nostro obiettivo sul biometano per il 2030”, e che “creerà anche le giuste condizioni per sviluppare ulteriormente il suo potenziale in vista del 2050”. Se questo non fosse abbastanza a capire quanto ottenuto, ecco la commissaria snocciolare altri dati: “Se guardiamo nello specifico al biometano, vediamo che la sua produzione nell’Ue è più che raddoppiata tra il 2018 e il 2022 arrivando a 3,4 miliardi di metri cubi”.
Per quanto riguarda l’idrogeno, rispetto a inizio mandato “ora disponiamo di un quadro giuridico quasi completo per l’economia europea e di una chiara direzione di viaggio per l’industria e le imprese”. Quel ‘quasi’ sta comunque per essere eliminato. Manca poco, molto poco, assicura Simson. “Quest’anno presenteremo le regole per calcolare il risparmio delle emissioni di gas serra sull’idrogeno a basse emissioni di carbonio, e con ciò il quadro sarà pienamente operativo”. Senza dimenticare la banca europea dell’idrogeno, varata a settembre 2022 e già una realtà consolidata. Dopo la prima asta da 800 milioni di euro, “stiamo ora preparando la seconda azione a livello Ue che sarà lanciata entro la fine dell’anno con un bilancio di 1,2 miliardi di euro”, anticipa Simson. Che ne approfitta per ricordare come i vincitori della prima asta prevedono di produrre 1,58 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile in dieci anni, riducendo così le emissioni di CO2 di 10 milioni di tonnellate.
A proposito di idrogeno, la Commissione europea “in un breve lasso di temporale” ha saputo concludere protocolli d’intesa con Giappone, Kazakistan, Egitto, Namibia, Ucraina e Uruguay. Un altro risultato che Simson rivendica. La lista però è in fase di aggiornamento, perché si sta negoziando un altro protocollo con l’Arabia Saudita che, azzarda la commissaria, dovrebbe essere chiuso “presto”. Il bilancio di Simson, è presto fatto: “Abbiamo fatto tutto ciò che ci eravamo prefissati e, così facendo, abbiamo posizionato l’Europa come leader nella transizione verso i gas rinnovabili“.