Bruxelles – In vista del secondo turno delle elezioni legislative, la sinistra francese ha deciso di ‘tapparsi il naso’ e ritirare i propri candidati dalle circoscrizioni in cui rischierebbero indirettamente di favorire la vittoria del Rassemblement National, lasciando così il duello – e i propri voti – ai colleghi della coalizione presidenziale Ensemble. Ma la reciprocità è in bilico: diversi esponenti dell’alleanza intorno a Macron si rifiutano di appoggiare indirettamente il Nuovo Fronte Popolare (NFP), in particolare i candidati di La France Insoumise.
C’è tempo fino alle 18 di oggi (2 luglio) per formalizzare la propria candidatura o ritirarsi. Secondo i dati diffusi da Le Monde, nelle 311 circoscrizioni dell’Esagono in cui il ballottaggio è triangolare – o addirittura a quattro -, ci sono già stati 190 ‘désistements‘. Di cui 123 provengono da candidati del fronte che riunisce La France insoumise, il Partito comunista, gli Ecologisti, il Partito socialista e Place Publique, e 64 dal campo presidenziale.
La fotografia scattata questa mattina prevede quindi ancora 121 secondi turni triangolari. Dal momento che al primo turno sono stati assegnati solamente 76 seggi – 39 al Rassemblement National e 32 al NFP -, la partita per conquistare la maggioranza di 289 seggi all’Assemblea nazionale è ancora apertissima. Con i ritiri annunciati, ora 380 ballottaggi saranno duelli, in cui potenzialmente il fronte repubblicano potrà fare muro contro i candidati di estrema destra.
Intervenendo a France Inter, Marine Le Pen ha dichiarato che il Rassemblement National non accetterà di governare se non potrà contare su una maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale. “Non possiamo accettare di andare al governo se non possiamo agire. Sarebbe il peggior tradimento del nostro elettorato”, ha spiegato.
Ma se il fronte di sinistra è determinato a fare tutto il possibile per scongiurare l’ascesa del delfino di Le Pen, Jordan Bardella, a capo dell’esecutivo francese, la maggioranza di governo è spaccata tra chi – come lo stesso Macron – lancia appelli “all’unione repubblicana”, e chi si rifiuta di guardare a sinistra per sconfiggere la destra. Tra cui Edouard Philippe, leader del partito di centro-destra Horizons ed ex primo ministro, che si è detto disponibile al ritiro dei suoi a favore di un candidato di sinistra, a meno che non si tratti di un candidato di La France Insoumise, il partito guidato da Jean-Luc Mélenchon. Così come l’attuale ministro dell’Economia, Bruno Le Maire: “Nessun voto per il Rassemblement National – ha dichiarato a Le Figaro -, ma mi rifiuto di votare per La France Insoumise il cui progetto apertamente comunitarista e insidiosamente antisemita è contrario alla nostra nazione”.