Bruxelles – Nella capitale Ue è il giorno dei top jobs, dei tre nomi indicati per ricoprire gli incarichi più autorevoli delle istituzioni europee al vaglio dei capi di stato e di governo dei 27. Popolari, socialdemocratici e liberali hanno già trovato un accordo di massima. Ma l’incognita è verso chi guarderà Ursula von der Leyen per assicurarsi una solida maggioranza quando toccherà al Parlamento europeo votare per la sua conferma alla guida della Commissione europea. I due partiti italiani appartenenti alle maggiori famiglie politiche europee hanno idee opposte. Se per Elly Schlein “sarebbe importante allargare ai Verdi”, la linea di Antonio Tajani è “aprire il dialogo con i conservatori”.
Prima del vertice, le famiglie politiche europee si sono riunite nei tradizionali pre-summit per concordare le posizioni da tenere nelle trattative per i top jobs e le priorità per la prossima legislatura. La leader del Partito Democratico ha ribadito la linea rossa segnata dai socialisti europei per poter appoggiare von der Leyen: “No a qualsiasi alleanza con l’estrema destra“. Che per Schlein significa – da un punto di vista nazionale – no ai Conservatori e Riformisti europei (Ecr) di Giorgia Meloni e no a Identità e Democrazia (Id), di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini.
“Se bisogna allargare, per noi sarebbe molto importante allargare ad altre famiglie democratiche”, ha proseguito Schlein. Indicando subito i Verdi europei, “con cui ci sono tanti obiettivi condivisi, a partire dalla difesa del Green Deal“. Per la leader dem il Green Deal non significa “meno industria”, ma “un tipo diverso di industria in cui l’Italia può tornare ad avere un ruolo di primo piano”. Il problema però, è che i Greens sono tra i grandi sconfitti delle elezioni europee. E a destra, la possibilità di una maggioranza con quello che è attualmente il penultimo gruppo politico all’Eurocamera per dimensioni, proprio non va giù.
Lo ripete da giorni il vicepremier italiano Antonio Tajani, leader di Forza Italia, sposando la linea già espressa dal capogruppo dei popolari, Manfred Weber. “La mia posizione è favorevole” all’accordo sulle nomine tra popolari, socialisti e liberali, ha dichiarato Tajani a margine dell’incontro con i leader del Ppe, “ma senza alcuna apertura ai Verdi“. Per il vicepremier bisogna rispettare la volontà dei cittadini europei e “guardare e aprire il dialogo con i conservatori“. È inevitabile cioè rompere il cordone sanitario intorno all’estrema destra e riconoscere il risultato ottenuto da Ecr, che è diventato il terzo gruppo all’Eurocamera scavalcando i liberali. Anche perché se no – avverte Tajani – “parleranno con Le Pen”, leader del Rassemblement National francese, primo partito nel gruppo Id.
Sugli scudi alle elezioni europee, il partito di cui è presidente Giorgia Meloni rischia di rimanere fuori dai giochi, per la decisa opposizione di socialisti e liberali a fare compromessi con l’estrema destra “che vuole distruggere il progetto europeo”. Sulle nomine, i capi di stato e di governo sono chiamati a trovare un accordo oggi. Von der Leyen alla Commissione europea, l’ex primo ministro socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio europeo, la premier liberale lettone Kaja Kallas nel ruolo di Alto rappresentante per gli Affari Esteri. Ma rimane l’incognita dell’Eurocamera, che potrebbe esprimersi il prossimo 18 luglio a Strasburgo: aprire ai Verdi porterebbe il rischio di franchi tiratori tra i Popolari, ammiccare a Meloni causerebbe un fuggi fuggi tra liberali e socialisti.