Bruxelles – I leader dei Ventisette iniziano ad arrivare alla sede del Consiglio europeo, ed il clima sembra quello di tentare di stemperare le tensioni con il governo italiano sul tema più caldo sul tappeto, le nomine per i posti di vertice.
Tra i primi ad entrare al palazzo Justus Lipsius è il premier polacco Donald Tusk, il quale, interpellato dai giornalisti, diche di non aver “ancora parlato con Meloni”, ma aggiunge che “penso che oggi ne avremo l’occasione”. L’esponente del Ppe, membro del tavolo che ha indicato i nomi per i tre “top jobs” tiene però a sottolineare che “una cosa deve essere chiara: nessuno rispetta la premier Meloni e l’Italia più di me”. Però, spiega “a volte serve una piattaforma per rendere più fluide le decisioni e abbiamo raggiunto una posizione comune tra le forze maggiori al Parlamento Europeo. Le nostre negoziazioni nella piattaforma politica sono servite per facilitare il dialogo”, ma, rimarca, “la decisione è di Meloni e degli altri leader”.
Secondo Tusk, infine, “non c’è Ue senza Italia e nessuna decisione senza la premier Meloni, è chiaro”.
Anche la premier Meloni è arrivata al Consiglio europeo, ma ha evitato l’incontro con i giornalisti.
Il premier greco, anche lui negoziatore del Ppe, Kyriacos Mitsotakis ha raccontato che “le tre famiglie europee hanno discusso e hanno fatto una proposta, che riflette la maggioranza dei membri del Consiglio. Non è un processo esclusivo, e non è mai stata nostra intenzione né escludere né offendere qualcuno”. Circa la premier italiana anche lui tente a calmare le acque: “Ho rispetto per Meloni – ha detto -, l’Italia è un Paese molto importante nell’Ue, risponderemo alle sue preoccupazioni”.
Luc Frieden, premier popolare del Lussemburgo, sembra un po’ più rigido: “Dobbiamo seguire le regole democratiche, dobbiamo fare una differenza tra i leader dei Paesi e i leader dei gruppi politici. Ascolteremo Meloni come premier dell’Italia – spiega -, ma poi decideremo all’interno del Consiglio Europeo secondo le regole democratiche”.
Il liberale Mark Rutte, olandese, appena nominato come prossimo segretario generale della Nato, si aspetta “un dibattito, ma – riconosce – le tre famiglie politiche hanno un accordo, dobbiamo vedere”. Per Rutte “nessuno è escluso dalle nomine, ma dobbiamo garantire che l’Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo. Ecr non è stato coinvolto nella trattativa – chiarisce – perché molti nella coalizione di maggioranza tra popolari, liberali e socialisti pensano che i conservatori non possano farne parte”.
“Ci sono tre gruppi politici che vogliono lavorare insieme e che hanno la maggioranza, la democrazia funziona così”, ammonisce il premer uscente belga Alexander De Croo, secondo il quale “ci sono tre nomi di alta qualità. La democrazia non è solo bloccare ma identificare chi vuole lavorare insieme”. Il liberale chiarisce che “ascolteremo anche Meloni, ma i commissari sono una competenza della presidenza della Commissione in base alla qualità delle persone che sono presentate. Noi dobbiamo far funzionare le istituzioni, a partire dai vertici”.