Bruxelles – Una delle ultime grosse speranze di Renew Europe per risalire al terzo posto tra i gruppi al Parlamento Ue risiedeva nei 5 eurodeputati neo-eletti di Volt. Le speranze sono però svanite questa mattina (24 giugno), quando il partito paneuropeo ha reso nota in conferenza stampa la decisione dei suoi iscritti rispetto al gruppo parlamentare a cui aderire nel corso della decima legislatura. “Sono felice che i membri di Volt abbiano seguito la nostra raccomandazione per i Verdi/Ale, perché il gruppo ha sostenuto la nostra missione di agire sulle riforme dell’Ue, su regole di migrazione umane, su un’economia competitiva, sulla transizione verso la neutralità climatica e sulla giustizia sociale”, ha spiegato ai giornalisti il co-fondatore (e rieletto al Parlamento Ue) di Volt, Damian Boeselager.
Dopo due settimane di negoziati, i tre eurodeputati tedeschi (oltre a Boeselager anche Nela Riehl e Kai Tegethoff) e i due olandesi (Anna Strolenberg e Reinier van Lanschot) eletti tra le fila di Volt hanno suggerito la scorsa settimana alla base elettorale del partito di continuare l’alleanza stretta al Parlamento Ue nel corso della scorsa legislatura, sottoponendo la decisione al voto dei membri in tutto il continente. “Volt mira ad avere un proprio gruppo al Parlamento Ue per diventare un partito veramente europeo”, ha precisato Boeselager, sottolineando che “fino ad allora chiediamo ai nostri membri di decidere dove sedere“. Come reso noto dagli stessi dirigenti del partito, l’87 per cento ha confermato la scelta del gruppo dei Verdi/Ale, respingendo invece la proposta dei liberali di Renew Europe di ingrossare le loro fila: “La lotta contro i populisti di destra è al centro dell’agenda di Volt, i Verdi/Ale sono tra i gruppi più credibili nel contrastarli”, ha spiegato l’olandese Strolenberg, a cui ha fatto eco il collega van Lanschot: “Il Vvd [Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, ndr] non ha ricevuto sanzioni che riteniamo sufficienti“.
Il riferimento è al partito liberale olandese, che ha dato il semaforo verde a un governo con il partito di estrema destra anti-migrazione, anti-islamico e fortemente euroscettico Pvv (Partito per la Libertà), nonostante a inizio maggio i leader di Renew Europe, dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), dei Verdi/Ale e della Sinistra avessero firmato una dichiarazione congiunta in cui si impegnavano a non entrare in coalizioni con l’estrema destra “a qualsiasi livello”. I liberali europei avevano promesso di mettere in agenda la questione appena dopo le elezioni europee, ma proprio il tracollo alle urne nei 27 Paesi membri Ue tra il 6 e il 9 giugno ha frenato la discussione interna per il rischio di un’emorragia post-elettorale, e l’unico provvedimento preso verso il Vvd è l’invio di una missione di osservazione nei Paesi Bassi da parte dell’Alde (Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa), a cui i liberali olandesi aderiscono.
Proprio il gruppo di Renew Europe (sceso da 100 a 80 membri dopo le elezioni) si è visto sorpassare al terzo posto – dietro al Partito Popolare Europeo (189) e all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (136) – dalla destra dei Conservatori e Riformisti Europei (83) all’inizio della scorsa settimana. Con l’ingresso di un nuovo membro belga di Les Engagés sembrava iniziato il controsorpasso, ma è arrivata subito la doccia gelida dell’addio dei 7 membri cechi del partito populista di orientamento liberal-conservatore Ano 2011 (Azione dei Cittadini Insoddisfatti) dell’ex-premier Andrej Babiš, che ha fatto così crollare il numero dei membri del gruppo Renew Europe a 74. Questo prima di veder tramontate anche le speranze di un ritorno a quota 80 – per provare l’ormai difficilissima rimonta sulla destra conservatrice – arrivato oggi con la decisione degli eurodeputati di Volt. Fonti interne a Renew Europe ricordano che la scadenza per le trattative dei gruppi è il 4 luglio e fanno sapere che potrebbe ancora arrivare un annuncio di nuovi ingressi “forse” questa settimana, “dopo la costituzione” del gruppo in programma mercoledì (26 giugno). All’orizzonte però ci sono pochissimi papabili – tra nuovi eletti, non-iscritti e fuoriusciti da altri gruppi – che potrebbero far crescere la formazione liberale fino a 84 membri, per ritornare al terzo posto.
Per quanto riguarda il gruppo a cui Volt ha deciso di aderire, i Verdi/Ale salgono ora a 53 membri (dopo le elezioni erano 51, solo i due membri olandesi di Volt dovevano essere ammessi al gruppo) e con la conferma dell’alleanza con il partito paneuropeo la speranza è di avere “ancora più voce per combattere per un’Europa giusta, soprattutto in questa settimana in cui si formano gli equilibri della nuova Europa“, ha commentato nella stessa conferenza stampa la co-presidente tedesca del gruppo Verdi/Ale (rieletta la scorsa settimana), Terry Reintke. Parole confermate dal collega olandese e co-presidente del gruppo, Bas Eickhout, che ha rilanciato le aspirazioni dei Verdi di giocare un ruolo in un’ampia maggioranza di centro al Parlamento Ue, per puntellare l’insediamento di una possibile Commissione von der Leyen-bis: “Con Volt siamo pronti ai negoziati con le altre tre maggiori forze di centro per una democrazia europea stabile”.