Bruxelles – Un “giorno nero” per il servizio pubblico in Slovacchia. Con queste parole, il direttore della Radio e Televisione della Slovacchia (Rtvs), Lubos Machaj, si appresta a fare le valigie: il Parlamento di Bratislava ha approvato la controversa riforma del servizio pubblico messa a punto dal governo populista di Robert Fico, che sostituirà la Rtvs con una nuova emittente pubblica in mano all’esecutivo.
Il provvedimento è stato votato ieri sera (20 giugno): 78 deputati si sono espressi a favore della soppressione della Rtvs, mentre le opposizioni in segno di protesta hanno abbandonato l’aula prima del voto. La legge entrerà in vigore a partire da luglio, una volta firmata dal neo presidente della Repubblica, il nazionalista Peter Pellegrini, in carica dal 15 giugno. Il leader del principale partito d’opposizione Slovacchia Progressista (PS), Michal Šimečka, ha definito la legge vergognosa e ha dichiarato di volerla impugnare davanti alla Corte Costituzionale.
In una nota pubblicata questa mattina, la Rtvs ha assicurato di “rispettare l’approvazione della legge”, richiamando tuttavia l’attenzione “sui rischi associati all’applicazione della legge nella sua forma attuale”. Il nuovo servizio pubblico, che si chiamerà Televisione e Radio Slovacca (Stvr), sarà guidato da un Consiglio di amministrazione di emanazione diretta della maggioranza governativa. Sarà composto da nove membri, cinque nominati dal Parlamento e quattro dal Ministero della Cultura, i cui mandati inizieranno tutti nello stesso momento. Al Consiglio di amministrazione l’incarico di nominare il Direttore generale della Stvr.
L’iter di approvazione della riforma del servizio pubblico è stato accompagnato da forti proteste e critiche. Già a marzo, quando è stato presentato dal Ministero della Cultura, l’allora presidente della Slovacchia, Zuzana Čaputová, l’aveva bocciato perché “in netta contraddizione con la nuova legge europea sulla libertà dei media, che dovrebbe proteggere l’indipendenza di tutti i media, in particolare quelli del servizio pubblico, dalle interferenze governative e politiche”. Ed anche la Vicepresidente della Commissione europea responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza, Věra Jourová, aveva espresso serie preoccupazioni. Jourová è la madrina del Media Freedom Act, entrato in vigore lo scorso 7 maggio, che tra le varie disposizione mette a terra anche nuove regole per assicurare l’indipendenza editoriale dei media pubblici.
Il governo di Fico ha ritirato alcuni degli elementi più critici della legge, ma – come denunciato da diverse organizzazioni internazionali dei media – “il disegno di legge prevede ancora una politicizzazione dell’emittente pubblica da parte del governo che ne comprometterebbe fatalmente l’indipendenza”. In un comunicato firmato da European Federation of Journalists (Efj), European Broadcasting Union (EBU), European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), International Press Institute (IPI), Committee to Protect Journalists (CPJ), Free Press Unlimited (FPU), OBC Transeuropa (OBCT) e Reporters Without Borders (RSF), l’allarme per la gravità degli effetti “di tale politicizzazione per la società nel suo complesso”.