Bruxelles – Ormai la vera notizia in Bulgaria sarebbe quella sulla stabilità di un governo, se non addirittura della sua formazione. Non è questo il caso nemmeno dopo l’esito delle seste elezioni anticipate in tre anni, andate in scena lo scorso 9 giugno in concomitanza delle elezioni europee, che hanno consegnato per l’ennesima volta un quadro politico frammentato e l’ormai nota incapacità dei partiti bulgari di negoziare per la creazione di una maggioranza stabile.
La dimostrazione questa volta arriva dalla destra populista di C’è un popolo come questo (Itn) – che ha appena fatto ingresso nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) al Parlamento Ue – e dalla decisione del suo leader, lo showman Slavi Trifonov, di chiudere la porta a un governo guidato dal partito conservatore Gerb (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) dell’ex-premier Boyko Borissov, con l’obiettivo di rivendicare la guida dell’esecutivo di Sofia. “Itn non sosterrà un governo con il primo o il secondo mandato“, ha annunciato Trifonov in un post su Facebook mercoledì pomeriggio (19 giugno), escludendo così un appoggio sia a un gabinetto a guida Gerb sia a uno preso in mano dalla seconda forza emersa alle urne del 9 giugno, i centristi del Movimento per i Diritti e le Libertà (Dps, aderenti alla famiglia dei liberali europei dell’Alde).
Trifonov però non mette il punto al possibile scenario di una maggioranza Gerb-Dps-Itn – l’unico possibile al momento all’Assemblea Nazionale – sostenendo di aspettarsi che il terzo mandato per formare il governo sia affidato dal presidente della Repubblica, Rumen Radev, proprio al suo partito: “Proporremo un governo di esperti per fare alcune cose importanti per il Paese, suggerisco a tutti i partiti politici di sostenerlo se non vogliono che si vada a elezioni in autunno”, ha velatamente minacciato lo spettro delle settime elezioni anticipate in tre anni e mezzo. Secondo la Costituzione della Bulgaria, il presidente affida il primo mandato alla forza politica maggiore in Parlamento, se questa fallisce deve affidare il secondo mandato alla seconda forza più numerosa, e se anche questa fallisce può decidere autonomamente a quale partito consegnare l’ultimo tentativo, a prescindere dal numero di deputati.
Alle elezioni del 9 giugno Itn ha conquistato solo il 5,96 per cento dei voti e si è posizionato al sesto posto, ma i suoi 16 eletti sono decisivi per l’intesa Gerb e Dps nel dar vita a una maggioranza (insieme si fermano a 115 seggi, sei in meno della soglia minima). Finora il leader di Gerb ed ex-premier Borissov ha sempre respinto l’ipotesi di cedere il governo (anche lui minaccia di tornare a elezioni anticipate), ma gli sviluppi politici di ieri (20 giugno) all’Assemblea Nazionale mostrano che potrebbe ancora esserci spazio per un dialogo. Nonostante lo stop alla formazione del governo a guida Gerb, i populisti di Itn hanno appoggiato la candidata dei conservatori a speaker del Parlamento, Raya Nazaryan, evitando così una prima crisi della possibile nuova maggioranza. “L’elezione di Nazaryan dà il via libera alle procedure costituzionali, ci stiamo concentrando sul primo mandato, che è l’unico possibile”, ha dichiarato Borissov, non contribuendo a diminuire il rischio dell’ennesimo ritorno alle urne.
Tre anni di instabilità politica in Bulgaria
Con l’accordo di governo tra Gerb e Continuiamo il cambiamento del maggio 2023 sembrava finita l’instabilità politica che ha portato il Paese a svolgere cinque elezioni in due anni esatti. Tutto era iniziato con l’esito delle urne il 4 aprile 2021, quando i conservatori si erano confermati come prima forza, ma in uno scenario politico estremamente frammentato: dopo tre mesi di negoziati falliti per la formazione di un esecutivo, il presidente Radev aveva deciso il ritorno anticipato alle urne. La propaganda anti-sistema aveva premiato il movimento populista C’è un popolo come questo, fondato dallo showman Trifonov alle elezioni dell’11 luglio. Dopo altri quattro mesi di trattative fallimentari tra i partiti, il presidente Radev era stato costretto a convocare nuove elezioni anticipate per novembre dello stesso anno.
Il 14 novembre 2021 un quarto delle preferenze erano andate al partito anti-corruzione Continuiamo il cambiamento, scavalcando i conservatori di Gerb e relegando nell’ombra i populisti di Trifonov. Con l’appoggio proprio di queste due forze Kiril Petkov era stato nominato premier, per la prima volta con un senso di stabilità e programmazione per il futuro del Paese. Sotto la sua guida sono stati portati avanti i colloqui con la Macedonia del Nord per superare la disputa identitaria che bloccava da dicembre 2020 l’apertura dei negoziati per l’adesione di Skopje all’Ue. Proprio questo impegno è stato fatale a Petkov, anche se non gli ha impedito di portare a compimento la revoca del veto: prima il partito di Trifonov è passato all’opposizione e poi, il 22 giugno 2022, il governo è stato sfiduciato con una mozione presentata da Gerb.
Dopo un giro di consultazioni inconcludenti si è tornati al voto a ottobre, con il nuovo primo posto dell’ex-premier Borissov ma la solita incapacità di raggiungere un accordo di governo tra i partiti. Le ultime elezioni del 2 aprile 2023 hanno confermato l’ormai cronico stallo politico: le due formazioni più consolidate si sono ritrovate appaiate attorno al 25 per cento dei voti con i nazionalisti filo-russi e anti-europeisti di Vazrazhdane in ascesa. Anche per questo motivo è stata chiamata la politica di maggiore esperienza a livello europeo e – nonostante le grosse difficoltà a raggiungere un accordo tra la prima e la seconda forza politica – il rischio di scivolare verso il caos filo-russo e anti-europeista alle nuove elezioni ha convinto entrambi i partiti ad accettare un compromesso, rappresentato appunto dall’alternanza alla carica di premier e vicepremier nell’arco di 18 mesi di governo. Con il giuramento del nuovo governo il 6 giugno 2023 Denkov ha assunto subito il ruolo di primo ministro e Maryia Gabriel quello di vicepremier e ministra degli Esteri, che si sarebbero dovuti scambiare in primavera, prima del crollo improvviso e il nuovo ritorno alle urne.