Bruxelles – Le trame tessute negli ultimi sei mesi e più dal premier uscente del Paesi Bassi, Mark Rutte, hanno retto la prova del rischio di strappo dell’Europa centro-orientale e da oggi (20 giugno) si può dire con quasi assoluta certezza che il politico olandese succederà al norvegese Jens Stoltenberg come prossimo segretario generale della Nato. Non c’è ancora l’ufficialità per una questione di funzionamento delle regole interne all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, ma l’annuncio del presidente della Romania, Klaus Iohannis, sulla definitiva rinuncia alla corsa mette Rutte in una posizione pressoché blindata in vista del Summit di Washington (in programma tra il 9 e l’11 luglio), prima dell’entrata in carica ufficiale il prossimo 2 ottobre.
Iohannis era l’ultimo dei 32 leader dell’Alleanza Atlantica a non aver ancora dato il suo consenso alla nomina del premier olandese uscente, in quanto anche lui candidato alla carica di segretario generale. “Il presidente ha chiesto ai membri del Consiglio Supremo di Difesa di pronunciarsi sulla candidatura di Mark Rutte per il posto di segretario generale della Nato”, si legge in una nota della presidenza del Paese (che è anche membro Ue), annunciando che gli stessi membri “si sono dichiarati favorevoli all’appoggio della Romania alla candidatura del primo ministro olandese“. La selezione della figura del segretario generale dell’Alleanza avviene attraverso consultazioni diplomatiche informali tra i Paesi membri, che propongono i candidati alla carica (tradizionalmente un’alta personalità politica europea): non c’è una votazione vera e propria, ma la decisione non viene confermata finché non si raggiunge il consenso su un candidato.
Il momento decisivo per la candidatura del premier olandese alla carica di segretario generale dell’Alleanza Atlantica si è verificato però martedì (18 giugno), quando il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha annunciato l’accordo con il segretario generale uscente Stoltenberg per sbloccare la nomina di Rutte. “Abbiamo concordato che nessun membro del personale ungherese prenderà parte alle attività della Nato in Ucraina e nessun fondo ungherese sarà utilizzato per sostenerle“, è quanto scritto in un post su X dall’uomo forte di Budapest, che ha precisato come il successore “ha confermato il suo pieno sostegno a questo accordo e continuerà a farlo” anche nella nuova veste di guida dell’Alleanza Atlantica e “mi ha anche assicurato che il suo obiettivo sarà quello di trattare tutti gli alleati con lo stesso livello di comprensione e di rispetto”. Nella lettera di Rutte a Orbán (allegata al post) viene sottolineato però che “l’Ungheria non si opporrà” agli sforzi di sostegno all’Ucraina, “consentendo agli altri alleati di andare avanti”. Parallelamente allo sblocco dello stallo a Budapest, la riserva è stata sciolta anche dal presidente della Slovacchia, Peter Pellegrini, che ha chiarito come il suo Paese sosterrà il premier olandese, seppur in cambio di un maggiore sostegno nella difesa dello spazio aereo nazionale. Iohannis si è trovato così abbandonato anche dagli ultimi due leader che avrebbero potuto sostenere una candidatura dell’Europa centro-orientale.
Le prime indicazioni sul fatto che Rutte fosse il favorito nella corsa alla segreteria della Nato erano emerse da un editoriale dell’ex-portavoce dell’Alleanza Atlantica (fino a settembre 2023), Oana Lungescu: “Creare consenso tra i 31 alleati della Nato è il compito principale del segretario generale” e Rutte, “a volte chiamato ‘Teflon Mark’ per la sua capacità di guidare coalizioni diverse e di sopravvivere agli scandali politici, è un pragmatico negoziatore e un maestro del consenso“. In questo senso, il premier olandese ha stretto i rapporti non solo con Stoltenberg, ma anche con altri leader dell’Alleanza, dall’Albania alla Lituania, dalla Polonia agli Stati Uniti. La questione dei legami con Washington è un altro punto a favore di Rutte, che ha sviluppato un ottimo rapporto con il presidente Joe Biden e allo stesso tempo è anche uno dei pochi leader europei ad aver cercato di mantenere stabile quello con il suo predecessore Trump, che potrebbe ritornare alla Casa Bianca dopo le elezioni di novembre. Il premier olandese è anche riuscito a colmare l’unico punto debole della sua candidatura, ovvero l’allineamento dei Paesi Bassi alla soglia minima di spesa per la difesa del 2 per cento rispetto al Pil: nel rapporto pubblicato dalla Nato lunedì sera (17 giugno) emerge che L’Aia ha raggiunto il 2,05 nel 2024.