Bruxelles – L’Unione europea ha un problema con i nostalgici dei tempi andati e gli estimatori del Terzo Reich e ciò che comporta. Non può fermarli, perché il compito (eventuale) spetta ai governi nazionali. E non sa condannarli, per un quieto vivere politico-istituzionale dagli effetti sul lungo termine tutti da verificare. E’ proprio un silenzio assordante della Commissione Ue a indurre i Verdi europei a chiedere di sapere come si pone l’esecutivo comunitario in merito alla ‘giorno dell’onore’, “una marcia neo-nazista che si tiene a Budapest a febbraio di ogni anno”.
L’Ungheria di Viktor Orban non sorprende più. Lo stesso primo ministro ungherese ha fatto scalpore per discorsi sulla razza, portando una delle sue più strette collaboratrici a dimettersi per parallelismi con nazismo intollerabili, eppure tollerati. E’ questo che suscita preoccupazione tra le fila dei Greens, probabilmente per nulla rassicurati dalla risposta offerta da Ylva Johannson, commissaria per gli Affari interni.
“La Commissione è a conoscenza delle marce del ‘Giorno dell’Onore’“, riconosce Johansson. Che però ammette di non poterci fare molto: “Gli Stati membri hanno la competenza esclusiva per autorizzare o vietare tali marce”. Quello che segue è un goffo tentativo di condanna, ma che allo stesso tempo è un implicita valutazione di Orban e il suo regime. Nella sua risposta la commissaria alla domanda che ne deriva: se non vieti marce neo-nazista, che cosa sei?
Ma le regole sono regole. Si possono aprire procedure d’infrazione, e nulla di più. Nel caso specifico il componente della Commissione uscente ricorda che esiste la strategia dell’Ue sulla lotta all’antisemitismo e sulla promozione della vita ebraica e che, in base a questa, “i simboli, i cimeli e la letteratura legati al nazismo possono costituire incitamento all’odio ai sensi delle leggi nazionali che attuano la decisione quadro quando incitano pubblicamente all’odio e alla violenza”. Possono, e se non possono quindi tutto bene.
Un’immagine di un’Ue in balia dell’avanzata a passo dell’oca di una destra sempre più estrema a cui Johansson prova, ancora, a rimediare. “In generale, la Commissione considera questi eventi profondamente preoccupanti, in particolare l’uso di simboli violenti dell’estremismo di destra”, continua la commissaria tornando sulle marce neo-nazista in Ungheria. Ad ogni modo la Commissione “è pienamente impegnata a utilizzare le proprie competenze per garantire il rispetto dei diritti fondamentali in tutti gli Stati membri, compresa l’Ungheria”, assicura Johansson.
Tra gli strumenti a disposizione, una definizione di estremismo di destra violento messa a punto dai servizi della Commissione che però è “non giuridicamente vincolante”. L’Ue fa quello che può, e nel frattempo tra promotori, simpatizzanti, indifferenti e collaborazionisti i neo-nazisti sfilano per le vie d’Europa.