Bruxelles – Il Partito Popolare Europeo (Ppe) batte un colpo e accoglie tra le sue fila un nuovo manipolo di eurodeputati per far salire a 190 i membri del gruppo nella decima legislatura del Parlamento Europeo. È quanto deciso nel corso della riunione costituiva del gruppo di centro-destra all’Eurocamera, che nella prima sessione di oggi (18 giugno) ha approvato l’ingresso di sei nuove delegazioni nazionali per un totale di 14 deputati, dai Paesi Bassi alla Danimarca, dalla Germania alla Repubblica Ceca, fino ai 7 eurodeputati ungheresi dell’opposizione di centro-destra guidati proprio dal loro leader Péter Magyar.
Con 190 membri il gruppo del Ppe si consolida così come prima forza al Parlamento Ue, staccando al momento di 54 seggi il gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), al secondo posto dopo l’esito delle elezioni europee del 6-9 giugno. I nuovi eurodeputati del gruppo dei popolari europei sono gli olandesi Sander Smit e Jessika van Leeuwen del Movimento Civico-Contadino (Bbb) e Dirk Gotink di Nuovo Contratto Sociale (Nsc) – due dei tre partiti che nei Paesi Bassi stanno per dare vita al governo con l’estrema destra nazionalista – il danese Henrik Dahl di Alleanza Liberale (La), il tedesco Niels Geuking del Partito delle Famiglie di Germania (Fdp), i cechi Danuše Nerudová e Jan Farský dei Sindaci e Indipendenti (Stan) e gli ungheresi Péter Magyar, Dóra Dávid, Zoltán Tarr, András Tivadar Kulja, Eszter Lakos, Gabriella Gerzsenyi e Kinga Kollár di Tisza.
“Con la decisione odierna, questi eurodeputati hanno aderito al gruppo politico del Ppe, ma i loro partiti non hanno aderito al partito del Ppe” – precisa la nota dei popolari europei – dal momento in cui si tratta di due decisioni indipendenti con due modalità distinte di ingresso. Chi richiede di fare ingresso al gruppo parlamentare deve ottenere la maggioranza dei membri già aderenti al gruppo stesso al Parlamento Europeo, mentre per l’affiliazione alla famiglia politica è previsto il potere di veto dei singoli partiti aderenti al partito europeo stesso. È un discorso che interessa in particolare al nuovo leader dell’opposizione ungherese Magyar, che rischia di vedere ostacolata la seconda strada a causa della presenza nel Ppe – anche al Parlamento Ue – dei conservatori di destra del Partito Popolare Cristiano Democratico (Kdnp), che non hanno abbandonato l’alleanza con il partito al potere Fidesz nemmeno dopo l’addio rabbioso di Viktor Orbán nel 2021 (appena prima di subire l’onta dell’ormai decisa espulsione).
Dopo la decisione sui nuovi ingressi, nella seconda sessione della riunione costitutiva in programma domani (19 giugno) è prevista in mattinata l’elezione del presidente e dei vicepresidenti del gruppo, mentre nel pomeriggio la nomina dell’attuale presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, come candidata del Ppe a succedere a se stessa. Il leader dei popolari europei e presidente del gruppo uscente, Manfred Weber, non ha rivali alla carica, mentre per la vicepresidenza sono 12 i candidati per 10 posti, tra cui l’italiano Massimiliano Salini (Forza Italia), che secondo fonti interne al gruppo avrebbe “buone possibilità” di essere eletto.
I leader del Ppe non dimenticano nemmeno la partita in corso sulle nomine alle più alte cariche delle istituzioni Ue, dopo il vertice informale dei Ventisette di ieri sera (17 giugno). Per quanto riguarda la staffetta di due anni e mezzo tra popolari e socialdemocratici alla presidenza del Parlamento Ue, i primi già stanno iniziando a ventilare di avere poco interesse a dividersi la carica nei prossimi cinque anni di legislatura, mentre hanno proposto di applicarla alla presidenza del Consiglio Europeo (che dovrebbe andare all’ex-premier socialista portoghese, António Costa). “I liberali e i Verdi sono i grandi sconfitti di queste elezioni, ecco perché la direzione politica dei prossimi cinque anni è quella di un’Europa di centro-destra, tutte le nomine devono rifletterlo”, ha rivendicato Weber parlando alla stampa prima di fare ingresso alla riunione del gruppo. A proposito della presidenza della Commissione Ue, lo stesso presidente dei popolari si è detto “sicuro” che Ursula von der Leyen “non sarà sfiduciata” – e succederà così a se stessa alla guida del Berlaymont – dal momento in cui “il Ppe ha vinto le elezioni e la nostra candidata diventerà presidente” dell’esecutivo Ue.