Bruxelles – Che ci sia o meno un percorso dettagliato di riduzione degli squilibri macroeconomici conta poco. Le regole del patto di stabilità così come riformato contengono già parametri e obiettivi di aggiustamento, e a prescindere da quello che la Commissione europea metterà sul tavolo domani (19 giugno) i lavori saranno comunque impostati. L’Eurogruppo attende il pacchetto con le raccomandazioni specifiche per Paese e, soprattutto, le procedure per deficit eccessivo. L’esecutivo comunitario le aprirà, non può esimersi, perché in quanto guardiano dei trattati deve far rispettare le regole comuni. Per l’Italia, ma non solo, la decisione è di fatto annunciata.
Il Paese è quello che nel 2023 ha sforato più di chiunque altro la soglia del 3 per cento nel rapporto deficit/Prodotto interno lordo: un rapporto al 7,4 per cento. Se l’esecutivo comunitario può chiudere un occhio verso quei Paesi che sono meno irrispettosi delle regole (i principali indiziati, dati alla mano, sono Estonia, Spagna e Repubblica ceca, con soglie, rispettivamente, del 3,4 per cento, 3,6 per cento e 3,7 per cento), difficilmente potrà farlo per gli altri. Laddove ‘gli altri’ includono anche la Francia (5,5 per cento).
Ursula von der Leyen è a caccia di un secondo mandato alla testa della Commissione Ue, e ha bisogno dell’appoggio politico del presidente francese, Emmanuel Macron, e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (da quest’ultima, però, solo in un secondo momento, nel voto d’Aula, dove la truppa di Fratelli d’Italia è numerosa e molto utile ai fini di una maggioranza, quanto più ampia possibile). Il pacchetto del semestre europeo dunque, per ragioni politiche, con ogni probabilità non conterrà raccomandazioni quantitative.
Non ci saranno, in sostanza, le indicazioni su cosa e quanto fare, previste per il 21 giugno. Il percorso di correzione è rimesso ad un secondo momento, a settembre, quando i governi saranno chiamati a notificare a Bruxelles le strategie nazionali per la correzione dei conti pubblici. O addirittura a novembre, momento del pacchetto che segna l’avvio del nuovo ciclo di coordinamento delle politiche economiche.
Fonti ben informate ammettono che il dibattito previsto all’Eurogruppo di giovedì (20 giugno), chiamato a discutere di congiuntura e prospettive economiche, prenderà atto che “la Commissione certificherà l’esistenza di deficit eccessivi” e nulla più. L’assenza di impegni di riforma non costituisce un problema, perché il nuovo patto di stabilità indica chiaramente una traiettoria di aggiustamento minimo pari allo 0,5 per cento del Pil. Per questo in Consiglio non si fanno drammi. La decisione dell’esecutivo comunitario “è qualcosa su cui il Consiglio si attiverà per lavorare”, precisa la fonte. L’Italia, al pari degli altri Stati per cui partiranno le procedure, finirà da subito sotto sorveglianza europea.