Bruxelles – Un von der Leyen bis per la Commissione europea, e soprattutto un Metsola bis, completo, per l’intera legislatura, per il Parlamento europeo. Il Partito popolare europeo (Ppe) ci pensa davvero, e pensa se non di forzare la mano quanto meno di alzare il prezzo del negoziato politico per i cosiddetti ‘top jobs’, i vertici delle istituzioni comunitarie. “Non si può dire che Roberta Metsola rimarrà soltanto due anni e mezzo”, mette in chiaro Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepresidente del Ppe: “Il Ppe può essere vincitore soltanto con un incarico che dura cinque anni“.
La chiara affermazione dei popolari alle ultime elezioni europee e la difficoltà delle altre forze spinge il Ppe a tentare di fare l’asso piglia-tutto. La Commissione, come regola vuole per il partito più votato, e il Parlamento, ma senza l’alternanza ormai divenuta prassi consolidata con i socialisti. Potrebbe essere lo scotto da pagare per i socialisti se è vero che, ammette Tajani, il nome del portoghese Antonio Costa, socialista, per il ruolo di prossimo presidente del Consiglio europeo, non convince alcuni leader. “C’è il timore che non sia abbastanza forte sull’Ucraina”, dice alla stampa a margine del vertice del Ppe che precedere la riunione dei leader.
Perché i giochi sembrano fatti. “Mi pare di capire che il ruolo di Alto rappresentante vada ai liberali”, ragiona ancora Tajani, con un nome su tutti, l’attuale prima ministra estone Kaja Kallas. Allora ai socialisti resta proprio la casella del Consiglio europeo. Se all’interno del Ppe non convince appieno il nome di Costa, non sembra convincere del tutto neppure Kallas. “E’ importante che l’Alto rappresentante tenga conto anche dei problemi del sud”, continua ancora il titolare della Farnesina. Anche qui, parole che sembrano sostenere la strategia tutta politica Ppe: mandato pieno a Metsola in cambio di nessun veto sugli altri incarichi di rilievo. Tutto rimesso alla prova negoziale dei fatti, comunque.
Anche perché non ci sono soltanto i ‘top jobs’. Il negoziato riguarda anche i membri del prossimo collegio di commissari. Qui per la sua Italia Tajani rivendica con forza “una vicepresidenza e un portafoglio di peso”, ma senza specificare quale. A girare la carte al momento opportuno dovrà essere la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. E’ lei che dovrà proporre il nome del componente della squadra di lavoro del prossimo presidente della Commissione europea. Che potrebbe essere ancora una volta von der Leyen.