Bruxelles – I ministri della giustizia dei 27 Stati membri hanno adottato oggi (14 giugno) la posizione del Consiglio dell’Ue sulle nuove norme per combattere la corruzione a livello europeo. La direttiva, proposta più di un anno fa dalla Commissione europea, riunisce per la prima volta in un unico atto giuridico le misure sulla corruzione nel settore pubblico e privato. Con il via libera dei ministri, la legge è pronta ad approdare alla fase dei negoziati interistituzionali.
La direttiva definisce i reati e le sanzioni associati alla corruzione, che costituisce “uno dei settori di criminalità particolarmente grave con una dimensione transfrontaliera”. Parallelamente, prevede misure preventive e regole per indagini e azioni penali più efficaci. L’armonizzazione della definizione dei reati di corruzione aveva sollevato dubbi, presso alcuni parlamenti nazionali, sulla conformità ai principi di sussidiarietà e proporzionalità. La legge obbliga infatti tutti i Paesi Ue a perseguire penalmente gli stessi atti di corruzione e a definirli allo stesso modo: corruzione nel settore pubblico e privato, appropriazione indebita, traffico di influenze, intralcio alla giustizia e arricchimento derivanti da reati di corruzione.
La proposta originaria della Commissione europea mirava a includere anche l’abuso di ufficio come reato in tutti i Paesi membri. Un punto su cui l’esecutivo Ue, lo scorso gennaio, si era espresso – commentando la depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio decisa dal governo italiano. “L’abolizione del reato di abuso d’ufficio potrebbe impattare sull’efficacia del rilevamento dei fatti di corruzione”, aveva commentato un portavoce della Commissione europea. Il guardasigilli Carlo Nordio è intervenuto oggi al Consiglio Ue Giustizia, dichiarandosi “lieto della mediazione raggiunta sul reato di abuso d’ufficio, che con la sua flessibilità consente di conciliare gli obiettivi della proposta con le azioni di carattere nazionale”.
Nordio ha fatto presente ai colleghi che, pur avendo cambiato la legislazione sull’abuso d’ufficio, l’Italia dispone di “un arsenale normativo penale di ben 17 articoli contro la corruzione, un’autorità (l’Anac, ndr) che si occupa in termini preventivi, una giurisdizione che annulla gli atti quando sono viziati e un’autorità civile che consente il risarcimento del danno”.
Nel testo adottato oggi dai 27, è prevista l’introduzione da parte di tutti gli Stati membri di sanzioni penali “efficaci, proporzionate e dissuasive”. I reati associati alla corruzione saranno punibili con una pena detentiva massima da due a quattro anni, a seconda del reato (nella proposta della Commissione si parlava di pene minime da 4 a 6 anni). Con la possibilità di sanzioni aggiuntive come multe, rimozione dai pubblici uffici, interdizione a ricoprire cariche pubbliche o a esercitare una funzione di servizio pubblico, revoca di autorizzazioni ed esclusione dall’accesso a gare d’appalto e a fondi pubblici. Anche per le imprese sono previste sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo del 3 per cento al 5 per cento del loro fatturato mondiale totale o di almeno 24 o 40 milioni di euro, a seconda del reato.
La direttiva propone inoltre di estendere la giurisdizione degli Stati membri al di fuori del loro territorio, nei casi in cui “l’autore del reato sia residente abituale nel loro territorio” o che il reato “sia commesso nei confronti di uno dei loro cittadini o dei loro residenti abituali”. I 27 dovranno inoltre assicurarsi di istituire organismi incaricati di prevenire e reprimere la corruzione. Il Parlamento europeo aveva adottato la propria posizione sul dossier a febbraio: una volta insediatosi la nuova Eurocamera, potranno cominciare i triloghi interistituzionali per plasmare definitivamente la direttiva.