Bruxelles – Potrebbe essere un iter particolarmente accelerato, che brucerà le tappe solitamente meno forzate per la scelta della presidenza della Commissione Europea. Dopo i risultati delle elezioni del 6-9 giugno Ursula von der Leyen è in corsa per succedere a se stessa alla guida dell’esecutivo dell’Unione e, in un quadro politico nei 27 Paesi membri Ue piuttosto delicato e imprevedibile, la sua partita inizierà a brevissimo. Più precisamente il 17 giugno, data del vertice informale dei capi di Stato e di governo in cui si darà il via – ufficiosamente, a cena – alle discussioni sulle nomine dei vertici delle istituzioni Ue.
Incassato un sostegno ormai quasi scontato da parte della maggioranza europeista Ppe-S&D-Renew Europe al Parlamento Ue – al netto della composizione e del peso dei gruppi parlamentari ancora non definitivi, così come della possibile apertura anche ai Verdi – il vero campo su cui si deciderà il futuro del von der Leyen-bis è proprio il tavolo dei capi di Stato e di governo. “Dopo le elezioni del Parlamento Europeo, i leader dell’Ue discuteranno il prossimo ciclo istituzionale“, si legge nell’agenda del vertice informale in programma lunedì prossimo (17 giugno), che ricorda il “ruolo centrale” nella designazione di tre ruoli di alto profilo dell’Unione: presidente della Commissione Europea, presidente del Consiglio Europeo e alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza. Alla cena dei Ventisette prenderanno il via le discussioni per cercare di alleggerire l’agenda già piena del Consiglio Europeo ordinario del 27-28 giugno (in cui potrebbe trovare spazio anche il rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea), ma senza alcuna decisione definitiva attesa già per la prossima settimana.
Secondo quanto rivelano diverse fonti a Politico, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, starebbe tentando di escludere l’attuale presidente della Commissione – che è anche la Spitzenkandidatin (candidata principale) del Partito Popolare Europeo alla guida dell’esecutivo Ue – dal vertice informale di lunedì prossimo. La motivazione di facciata sarebbe proprio la corsa a succedere a se stessa, ma le stesse fonti fanno sapere che c’è irritazione tra i 27 leader verso Michel per il tentativo di condizionare la scelta della presidenza della futura Commissione su basi puramente personali, ostacolando una figura come von der Leyen (con cui da anni, non è segreto, non corra buon sangue) a un secondo mandato. “È una cena informale dei membri del Consiglio Europeo, di cui la presidente della Commissione Europea è membro, ci aspettiamo che vi partecipi“, ha commentato brevemente oggi (11 giugno) la portavoce dell’esecutivo Ue Arianna Podestà durate il punto con la stampa di Bruxelles: “Al momento non abbiamo altre informazioni da condividere”.
Aldilà degli imbarazzi creati dalle continue scaramucce politiche tra i due presidenti delle istituzioni Ue, “ogni decisione del Consiglio Europeo deve riflettere la diversità dell’Ue in termini di geografia, dimensioni del Paese, genere e affiliazione politica“, precisa l’istituzione Ue. Ecco perché andranno considerati i rapporti di forza al tavolo dei capi di Stato e di governo, in particolare la crisi politica in Francia, le difficoltà della coalizione ‘semaforo’ in Germania, l’avanzata dell’estrema destra in Austria alla vigilia delle elezioni nazionali, il discusso governo in formazione nei Paesi Bassi e lo stallo previsto in Belgio. Il quadro politico nelle 27 capitali è tutt’altro che stabile e questa potrebbe diventare la vera difficoltà per von der Leyen nel farsi riconfermare alla guida della Commissione Ue: avrà bisogno sicuramente dello zoccolo duro dei leader in quota Ppe (Grecia, Croazia, Svezia, Finlandia, Romania, Polonia, Austria, Portogallo, Lettonia, Lussemburgo, Cipro), ma anche dell’appoggio dei socialisti (la ‘sua’ Germania, Spagna, Slovenia, Danimarca), del via libera del presidente francese, Emmanuel Macron, e di una non-opposizione della premier italiana, Giorgia Meloni.
Intanto prosegue anche l’iter all’interno del Parlamento Europeo in vista del voto che dovrà confermare la scelta da parte del Consiglio Europeo. Quando ormai si stanno definendo i nuovi rapporti di forza tra i gruppi politici nella decima legislatura, questa mattina la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha convocato la Conferenza dei presidenti, per iniziare il confronto sui risultati delle elezioni europee e che dovrà portare alla formazione della maggioranza sulla base di un programma politico per i prossimi cinque anni di legislatura. A quanto si apprende a Bruxelles, i presidenti dei maggiori gruppi hanno ribadito il sostegno alla procedura degli Spitzenkandidaten, implicitamente dando il semaforo verde alla riconferma di von der Leyen dopo l’affermazione elettorale del Ppe. Nell’attesa di una potenziale decisione dei 27 capi di Stato e di governo già al Consiglio Europeo di fine giugno, l’Eurocamera si prepara alla sessione inaugurale a Strasburgo del 16-19 luglio. Alla prima plenaria, per certo, si insedieranno i nuovi eurodeputati, si definiranno le presidenze delle commissioni parlamentari e la nuova presidenza del Parlamento. Ma non è da escludere che possa arrivare anche il voto di conferma per von der Leyen-bis alla Commissione Europea.