La maggioranza uscente nel Parlamento europeo, pur ridisegnata da un Ppe che si è arricchito di contenuti di destra, ha tenuto. Non c’è stato l’exploit dei partiti euroscettici e di estrema destra, che, complessivamente, sono cresciuti in maniera sensibile ma non tanto da portare l’assalto al Parlamento. Il leader dei popolari, Manfred Weber, ha già chiamato l’adunata di socialisti e liberali per riformare una robusta maggioranza (a forte guida Ppe), ed anche i verdi si affacciano per sostenere Ursula von der Leyen, che a questo punto appare serenamente confermata alla presidenza della Commissione, almeno su quel che resterà delle politiche ambientaliste.
Il problema dell’Unione europea non è il Parlamento: sono i governi. Guardandosi attorno il panorama è desolante perché l’Ue esce indebolita, talmente tanto da far immaginare una paralisi. In Germania c’è una coalizione che è andata in maniera disastrosa a queste europee. Probabilmente non ne trarrà le conseguenze e continuerà a governare ancora per un anno e mezzo, debole e ancora più incerta di questi ultimi anni. In Francia Emmanuel Macron ha giocato il tutto per tutto sciogliendo il Parlamento, ma se perde la scommessa, il che è possibile, Marine Le Pen diventerà primo ministro. Con tutto il male che ha detto dell’Ue non c’è da aspettarsi un motore francese che sostenga lo sviluppo dell’Ue.
Poi ci sono i Paesi Bassi che hanno appena sfoderato un governo di estrema destra, l’Austria che, in base al voto di ieri, minaccia di averlo in autunno, il Belgio che si prenderà il suo solito anno, anno e mezzo, per formare una governo che sarà probabilmente a forte presenza nazionalista.
L’Unione europea però ha sfide vitali di fronte. Le “elezioni più importanti di sempre” lo erano per questo, per gestire la risposta all’aggressione della Russia all’Ucraina, per gestire l’implementazione del Green Deal, per procedere sulla realizzazione di una sempre più indispensabile Unione dei capitali, per una politica della difesa che tappi le tante falle che si sono scoperte in questi anni, per una politica industriale coordinata che rafforzi questo insieme di stati medi e piccoli che rischiano di essere schiacciati tra Usa e Cina. E non so cosa potrà succedere con i migranti, che sempre più governi vogliono respingere ma che in sempre più arriveranno.
Dunque non c’è molto da gioire oggi per che crede nella forza del progetto europeo. Un pezzo, importantissimo, certo, ha tenuto, ma per fare cosa? Quali politiche von der Leyen e i deputati riusciranno a portare avanti se i governi saranno così poco convinti della necessità di lavorare insieme perché tutti possano crescere?