Bruxelles – Il tracollo dei verdi e dei liberali fiamminghi alle elezioni federali in Belgio segna la fine della cosiddetta ‘coalizione Vivaldi’, l’alleanza a semaforo guidata dal premier liberale Alexandre de Croo. I vincitori stanno a destra, con il partito nazionalista Nuova Alleanza Fiamminga (N-Va) e all’estrema destra, rappresentata dal movimento separatista Vlaams Belang che ha registrato il miglior risultato di sempre. De Croo ha rassegnato oggi (10 giugno) le dimissioni (come per altro obbligato a fare dopo una consultazione elettorale), assumendosi la responsabilità dei disastrosi risultati elettorali.
In Belgio, oltre ai candidati all’Eurocamera, si è votato per rinnovare il parlamento federale e quelli regionali della Fiandre, della Vallonia, di Bruxelles capitale e della comunità germanofona. Dal Super Sunday è emersa chiaramente la debacle dei verdi (i Groen fiamminghi e gli Ecolo valloni) e dei liberali fiamminghi di Open Vld, il partito del primo ministro. Nonostante gli altri membri della coalizione di governo abbiano retto il colpo – con i socialisti che restano la famiglia politica più numerosa del Paese, i Democratici Cristiani che perdono solo un seggio e i liberali francofoni (MR) in grande spolvero -, tanto basta per mettere la parola fine alla coalizione a 7 punte.
“Il Re ha accettato le mie dimissioni. Il governo gestirà gli affari correnti e preparerà il passaggio a una nuova squadra”, ha annunciato De Croo a margine dell’incontro con Re Filippo dei Belgi. Già ieri sera, in lacrime, il primo ministro aveva annunciato di voler lasciare l’incarico: “Per noi è una serata particolarmente difficile, abbiamo perso – aveva ammesso, promettendo però che “i liberali sono forti, torneremo”. Come dimostra la storia del Paese, la fase aperta dalle dimissioni di De Croo potrebbe durare anche a lungo: le trattative per la creazione della coalizione Vivaldi erano durate 493 giorni, mentre nel 2010-11 il periodo senza esecutivo era durato addirittura 541 giorni.
Tutto dipenderà dalle volontà dei vincitori della tornata elettorale federale. Il leader dei nazionalisti di N-Va, Bart De Wever, è già stato ricevuto dal re per le prime consultazioni. Dopo di lui, anche Tom Van Grieken di Vlaams Belang e Georges-Louis Bouchez dei liberali francofoni sono attesi al palazzo reale di Bruxelles nel pomeriggio. Con 24 seggi conquistati, N-Va rimane il partito maggiore dell’Assemblea federale, seguito da MR e Vlaams Belang, entrambi con 20 seggi. Gli scenari possibili sono piuttosto intricati. De Wever ha espresso il desiderio di guidare il Paese con una coalizione con liberali e centristi. Con i 7 seggi dell’Open-Vld, gli 11 dei Democratici Cristiani di CD&V, ma soprattutto i 20 di MR e i 14 conquistati dal centro destra di Les Engagés, la coalizione raggiungerebbe quota 76 seggi sui 150 totali dell’Assemblea Federale. Esattamente la metà più uno.
Se così fosse, la nuova coalizione configurerebbe in pratica uno slittamento a destra rispetto alla precedente, con la fuoriuscita dei Verdi (che tra fiamminghi e valloni sono passati da 21 a 9 deputati eletti) e dei socialisti e l’ingresso del centro destra di Les Engagés. Un’altra ipotesi, come suggerisce il quotidiano belga Le Soir, è un’unione a livello federale dei partiti che potrebbero formare le maggioranze nei parlamenti fiammingo e vallone. Da un lato N-Va, i socialisti di Vooruit e CD&V, dall’altro MR e Les Engagés. Matematicamente fattibile, e in linea con le dichiarazioni di De Croo che indicano la volontà di sedere all’opposizione.
Entrambe le opzioni lasciano fuori dai giochi di potere l’estrema destra di Vlaams Belang, nonostante i 20 seggi conquistati e il miglior risultato mai ottenuto nella sua storia. Non abbastanza però per diventare il più grande partito delle Fiandre, come avevano suggerito per mesi i sondaggi pre-elettorali.