Bruxelles – Nessun osservatore europeo alle prossime elezioni in Venezuela. Il governo di Caracas ha deciso di ritirare l’invito che aveva rivolto all’Ue di mandare nel Paesi degli osservatori che verificassero il regolare e corretto svolgimento delle elezioni presidenziali il prossimo 28 luglio. Un segnale allarmante per il processo democratico, dato che il Venezuela negli ultimi anni è stato attenzionato per le pratiche antidemocratiche del presidente Nicolás Maduro.
Il ritiro unilaterale del Venezuela preoccupa, specialmente perché il presidente uscente è dietro nei sondaggi a Edmundo González Urrutia, candidato principale delle opposizioni. Il rischio di svolgere delle elezioni senza osservatori internazionali indipendenti è che potrebbero essere truccate più facilmente. Inoltre la mancanza di un organo terzo che ne verifichi lo svolgimento causerebbe accuse reciproche che rischierebbero di far precipitare il Paese nel caos. La situazione attuale in Venezuela è incandescente: l’economia è in recessione con tassi d’inflazione annua a tre cifre, le proteste nelle strade si susseguono con cadenza sempre più ravvicinata e i diritti umani non sono rispettati con continui abusi della polizia. In questo contesto quindi le elezioni rischiano di esacerbare la situazione.
L’Unione europea ha attaccato la decisione di ritirare l’invito agli osservatori attraverso un post rilasciato su X ( il social ex Twitter): “Il popolo venezuelano dovrebbe essere in grado di scegliere il suo prossimo presidente attraverso elezioni credibili supportate dall’osservazione internazionale, inclusa quella dell’Unione Europea, che ha una lunga e illustre storia di osservazione indipendente e imparziale”. Elvis Amoroso, capo del Consiglio nazionale elettorale del Venezuela, ha risposto che i rappresentanti dell’Ue “non sono i benvenuti nel nostro Paese mentre vengono mantenute le sanzioni genocide contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, e in particolare il suo governo”. In realtà le sanzioni decise dai 27 Paesi non riguardano il governo venezuelano ma solo 54 ufficiali accusati di atti di repressione o tentativi di minare la democrazia, inoltre l’Ue ha posto l’embargo alla vendita di armi.
Questa non sarebbe stata la prima volta che l’Unione europea sorvegliava lo svolgimento delle elezioni in Venezuela. Nel 2021 l’Ue aveva accettato l’invito del governo venezuelano e aveva mandato degli osservatori per seguire le procedure di voto per le regionali. La missione ha concluso che la competizione si era svolta in condizioni migliori rispetto alle elezioni svoltesi negli ultimi anni, ma l’uso di fondi pubblici a beneficio dei candidati filo-governativi ha comunque inficiato sull’esito delle consultazioni.
La strada per arrivare alla decisione di votare il prossimo 28 luglio è stata travagliata. Lo scontro tra il presidente Maduro e l’allora presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaidó, terminato con l’allontanamento di quest’ultimo dalla politica, ha lasciato molte frizioni aperte. Nel ottobre del 2023 però governo e opposizioni hanno firmato, grazie alla mediazione della Norvegia, un accordo alle Barbados nel quale si sanciva la seconda metà del 2024 come momento per tenere elezioni libere ed indipendenti. Ma senza la presenza di osservatori internazionali difficilmente sarà verificabile il processo elettorale.