Bruxelles – Ora anche Marine Le Pen esce allo scoperto, quando mancano dieci giorni all’apertura delle urne per le elezioni europee nei 27 Paesi membri Ue. “Adesso è il momento di unirsi, sarebbe davvero utile, se ci riusciamo possiamo diventare il secondo gruppo al Parlamento Europeo“, è questa l’esortazione della figura più carismatica dell’estrema destra francese di Rassemblement National alla prima ministra italiana e presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr), Giorgia Meloni, arrivata ieri (26 maggio) in risposta alle domande del Corriere della Sera a un evento di campagna elettorale a Lillers.
Le Pen guarda a un’alleanza tra tutti i partiti conservatori e di estrema destra all’Eurocamera per la prossima legislatura, facendo convergere in un unico gruppo politico transnazionale gli attuali membri di Ecr (a cui aderisce Fratelli d’Italia) e quelli di Identità e Democrazia (di cui fa parte la Lega). Solo la settimana scorsa, proprio su pressione di Rassemblement National, l’Ufficio di presidenza del gruppo di Id ha espulso i tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD) a causa delle dichiarazioni del suo candidato di punta, Maximilian Krah, sulla mancata condanna del passato delle forze speciali naziste SS. Scaricati gli scomodi alleati tedeschi e con all’orizzonte un’importante affermazione elettorale del suo partito (che potrebbe diventare la delegazione più numerosa al Parlamento Ue nella prossima legislatura), Le Pen punta ora a stringere una solida alleanza post-elettorale con una delle figure egemoni della destra europea, con l’obiettivo di far pesare il più possibile un campo finora molto frammentato per uno slittamento dei rapporti di forza all’Eurocamera sempre più verso destra.
“Penso che un’occasione così non dobbiamo lasciarcela sfuggire“, ha avvertito Le Pen, lanciando un messaggio a Meloni sul fatto che “io e lei siamo d’accordo sulle questioni essenziali, tra le quali c’è il riprendere controllo dei nostri rispettivi Paesi”. Secondo le ultime proiezioni della composizione del prossimo Parlamento Ue, Ecr potrebbe conquistare 71 seggi e Id 68, oltre ad AfD che punta a quota 17 e gli ungheresi di Fidesz (attualmente non affiliati, ma sono stretti i contatti tra Meloni e Viktor Orbán per un possibile ingresso nella famiglia europea dei conservatori) che cercheranno a fatica di mantenere l’attuale quota 12. Se tutte queste forze dovessero unirsi – anche se risulta al momento inverosimile vedere AfD di nuovo accettata in un’alleanza complessiva – un gruppo politico di estrema destra di questo genere potrebbe attestarsi a 168 seggi (o 151 senza i tedeschi), diventando il secondo più grosso solo dietro a quello del Partito Popolare Europeo (dato a 176 seggi) e davanti a quello dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (144).
Il vero punto di rottura però rimane sempre la questione delle strategie dei singoli partiti nazionali, che rivendicano tutti un sovranismo quasi sempre in rotta di collisione con gli stessi alleati o potenziali tali. Non da ultima la questione cruciale dell’apertura esplicita arrivata dall’attuale presidente della Commissione Europea e Spitzenkandidatin (candidata comune) del Partito Popolare Europeo (Ppe), Ursula von der Leyen, all’indirizzo di Meloni per una possibile cooperazione nella prossima legislatura. Come gli alleati della Lega nel gruppo Id, anche Le Pen respinge lo scenario di un von der Leyen-bis: “La presidente della Commissione sa che il suo tempo è finito e cerca di comprare voti, ma per quel che ci riguarda mai, ripeto mai, voteremo per von der Leyen, che ha condotto una politica disastrosa per i popoli europei”, ha risposto a esplicita domanda su un eventuale appoggio del maxi-gruppo di destra per un nuovo mandato al Berlaymont, definendo “tossico” quello che sta per chiudersi. D’altra parte la stessa presidente von der Leyen all’Eurovision Debate 2024 – mettendo in chiaro che la collaborazione sarebbe con i singoli deputati e “non con Ecr” – aveva respinto categoricamente l’idea di aprire a Rassemblement National o AfD: ” Sono amici di Putin e vogliono distruggere l’Europa“.