Bruxelles – Il caso Scurati nel giorno della Liberazione dal nazifascismo, le dimissioni di Carlo Fuortes dalla carica di amministratore delegato della Rai, le nuove regole adottate dal governo sulla par condicio. La Rai è sempre più Tele Meloni, e Bruxelles non può più stare a guardare. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha chiesto alla Commissione europea di “avviare un’indagine su questi tentativi governativi di imbrigliare i media e l’informazione pubblica“, verificando che siano in linea con la nuova legge Ue sulla libertà dei media.
La lettera recapitata alla vicepresidente della Commissione Ue responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza, Věra Jourová, è firmata anche dalla Federazione europea dei giornalisti (EFJ), dal Movimento Europeo Internazionale (EMI), dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), dall’Istituto per la Diversità dei Media (MDI Global) e dall’OBC Transeuropa. Le maggiori organizzazioni dei media del continente in difesa dell’indipendenza del servizio pubblico italiano.
“Il governo di Giorgia Meloni – si legge nella lettera – ha esercitato sempre più il suo potere sulla Rai, l’emittente nazionale italiana, estromettendo dirigenti e conduttori televisivi dai loro incarichi e censurando i programmi critici nei confronti del governo. Giornalisti e quotidiani sono stati costantemente attaccati da esponenti del governo, spegnendo le voci dissenzienti e ostacolando l’indipendenza dei media”.
Le tensioni degli ultimi mesi in Rai sono culminate, dopo l’annullamento del discorso antifascista di Antonio Scurati il 25 aprile, nella convocazione da parte di Usigrai di cinque giorni di sciopero da parte dei giornalisti del servizio pubblico il 5 maggio. Una preoccupazione, quella per l’autonomia dalla politica e dal governo, che era già stata evidenziata con un comunicato letto eccezionalmente dai conduttori dei principali tg nazionali.
Il 26 marzo scorso, il Consiglio dell’Ue ha dato il via libera definitivo al Media Freedom Act, la nuova legge europea a tutela dei giornalisti e della libertà di stampa. Che – tra le altre cose – mette a terra regole più ferree per assicurare l’indipendenza editoriale dei media pubblici: per evitare eccessive lottizzazioni degli organi di informazione pubblici, i loro dirigenti e membri del consiglio di amministrazione andranno selezionati per un mandato sufficientemente lungo “sulla base di procedure trasparenti e non discriminatorie” e non potranno essere licenziati prima della scadenza del contratto se non nel caso in cui “vengano a mancare i requisiti professionali”, recita il nuovo regolamento. Nel voto di approvazione del regolamento da parte dell’Eurocamera, Lega e Fratelli d’Italia hanno scelto di astenersi.
Sulla base di quanto previsto dal Media Freedom Act e in linea “con i valori fondamentali dell’Unione europea sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Ue”, l’FNSI e le organizzazioni europee e internazionali chiedono a Bruxelles di “avviare un’indagine” e di “assicurare condizioni di parità durante le campagne per le elezioni del Parlamento europeo per consentire una partecipazione equa e paritaria di tutte le diverse forze politiche nei media”.