Bruxelles – La Repubblica islamica dell’Iran si è risvegliata orfana del suo presidente ultraconservatore, Ebrahim Raisi. L’elicottero su cui viaggiava si è schiantato ieri sera (19 maggio) in una zona montuosa dell’Azerbaigian, e con lui sono morti tutti i passeggeri. A Bruxelles fa già discutere la scelta di accorrere in soccorso al sanguinario regime teocratico, con l’attivazione del servizio di mappatura satellitare Copernicus per le ricerche del velivolo. Ma il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, non ci sta: “Semplicemente un’espressione dell’umanità più elementare”.
A bordo dell’elicottero, oltre al 63enne presidente – molto vicino alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e per molti favorito per la sua successione -, c’erano anche il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azarbaijan orientale Malek Rahmati e il leader della preghiera del venerdì di Tabriz Mohammadali Al-Hashem. Il luogo dell’incidente sarebbe a un centinaio di chilometri da Tabriz, in una remota zona montuosa dell’Azerbaigian, dove Raisi si era recato per inaugurare una diga insieme all’omologo Ilham Aliyev.
Già nel tardo pomeriggio di domenica, diversi media iraniani hanno dato la notizia di “un’incidente” al convoglio presidenziale, senza però specificare se fosse effettivamente coinvolto Raisi. Intorno alle 19, il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha annunciato, su richiesta di Teheran, l’attivazione del servizio di mappatura di risposta rapida Ue, Copernicus, per fornire assistenza alle complesse operazioni di ricerca.
Anche Arabia Saudita e Turchia hanno offerto assistenza, e da Mosca sono partiti due aerei, un elicottero e 50 uomini per cercare la delegazione iraniana dispersa. La decisione dell’Ue di offrire assistenza ad un regime sanguinario, su cui nell’ultimo anno e mezzo Bruxelles ha imposto dieci pacchetti di sanzioni per gravi violazioni dei diritti umani e diverse altre misure restrittive per la fornitura di droni e missili al Cremlino, ha fatto immediatamente storcere il naso a molti. Tant’è che già alle 21, il portavoce della Commissione europea responsabile per gli aiuti umanitari e le situazioni di crisi, Balazs Ujvari, ha spiegato in un tweet che “né il Meccanismo di protezione civile dell’Ue né il sistema satellitare Copernicus sono guidati da considerazioni politiche. Qualsiasi paese può richiedere assistenza di carattere umanitario o civile attraverso questi canali e la Commissione europea fa del suo meglio per aiutare”.
D’altronde si parla di un regime apertamente ostile al blocco atlantista, di un presidente noto anche come “il macellaio di Teheran” per il suo ruolo nelle esecuzioni di migliaia di prigionieri politici e ricordato dal ministro degli Affari esteri russo, Sergej Lavrov, come un “vero e affidabile amico” del Cremlino. Che il punto sia delicato è evidente anche dalla reazione trattenuta dei leader delle istituzioni europee, con le condoglianze espresse dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e dall’Alto rappresentante per gli Affari Esteri. “L’Ue esprime le proprie condoglianze alle famiglie di tutte le vittime e ai cittadini iraniani colpiti”, dichiara in un breve statement il capo della diplomazia europea.
Il punto è talmente spinoso che è dovuto intervenire nuovamente Lenarčič, mettendo in chiaro che “la fornitura di una mappatura satellitare su richiesta per facilitare un’operazione di ricerca e salvataggio non è un atto di sostegno politico ad alcun regime o istituzione“, ma “semplicemente un’espressione dell’umanità più elementare”. Nel frattempo a Teheran, l’Ayatollah Khamenei ha assicurato – con un messaggio diretto sia dentro i confini del Paese che ai nemici dell’Iran – che non ci saranno vuoti di potere, annunciando che il governo iraniano continuerà ad operare “senza interruzioni” dopo la morte del presidente Raisi.
Nuove elezioni in Iran entro 50 giorni, l’opposizione spinge “i giovani ribelli ad agire”
Il leader supremo ha già conferito l’incarico di presidente ad interim al vice di Raisi, Mohammad Mokhber, come previsto dalla Costituzione iraniana. Mokhber traghetterà il governo per un periodo massimo di 50 giorni, entro il quale saranno dovranno essere organizzate nuove elezioni. Difficilmente questo nuovo scenario potrà aprire delle faglie nel potere totalitario dei mullah iraniani, ma una parte dell’opposizione al regime è pronta a cogliere al volo l’occasione.
A partire da Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (Ncri) – organizzazione che si proclama governo e parlamento in esilio dal 1981 – che ha dichiarato: “Questo rappresenta un colpo strategico monumentale e irreparabile per la Guida Suprema dei mullah Ali Khamenei e per l’intero regime, noto per le sue esecuzioni e i suoi massacri. Questo fatto scatenerà una serie di ripercussioni e crisi all’interno della tirannia teocratica, che spingeranno i giovani ribelli ad agire“.