Bruxelles – Con estrema fatica, con addii e ritorni ai tavoli delle trattative, con la rinuncia del leader più carismatico (e controverso) alla carica di primo ministro. A quasi sei mesi dalle elezioni anticipate che hanno visto trionfare il partito di estrema destra anti-migrazione, anti-islamico e fortemente euroscettico Pvv (Partito per la Libertà), i Paesi Bassi sono pronti per un nuovo governo di coalizione sbilanciato a destra. Come riferisce l’emittente olandese Nos, il partito di estrema destra ha raggiunto un accordo di governo dal titolo Speranza, coraggio e orgoglio con i liberali del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd), centro-destra Nuovo Contratto Sociale (Nsc) e il Movimento Civico-Contadino (Bbb), che sarà consegnato questa mattina (16 maggio) alla presidenza della Tweede Kamer (la Camera bassa del Parlamento nazionale dei Paesi Bassi).
“Abbiamo raggiunto un accordo con i negoziatori”, ha dichiarato ieri pomeriggio (15 maggio) alla stampa il leader del partito di estrema destra, Geert Wilders, che nel corso delle lunghe e difficili trattative ha dovuto rinunciare a diventare il prossimo primo ministro dei Paesi Bassi, pur di spingere una coalizione di destra che includesse il Pvv. Al momento non è chiaro chi sarà il capo del gabinetto, i negoziati sono ancora in corso e lo stesso Wilders ha tagliato corto alle domande dei giornalisti: “Le discussioni sul primo ministro si terranno in un secondo momento“. A questo punto il programma di governo – che non è al momento stato reso pubblico – sarà presentato e dibattuto la prossima settimana in Parlamento, dove si dovrà tastare la tenuta della maggioranza (minimo 76 deputati su 150). Oltre ai 37 nazionalisti di estrema destra del Partito per la Libertà, il futuro governo dovrebbe contare sul sostegno dei 7 populisti agrari di Bbb, dei 24 liberali di Vvd e i 20 di centro-destra di Nsc, lasciando la coalizione tra il Partito del Lavoro e la Sinistra Verde GroenLinks (PvdA/Gl) a guidare l’opposizione insieme ad altri 10 partiti minori.
Ma sono già pesanti le ricadute dell’accordo di governo nei Paesi Bassi a livello europeo. Perché solo una settimana fa i leader dell’Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), di Renew Europe, dei Verdi/Ale e della Sinistra avevano firmato una dichiarazione congiunta in cui si impegnavano a non entrare in coalizioni con l’estrema destra “a qualsiasi livello”. Tuttavia il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd) è membro del Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (Alde) e del gruppo Renew Europe al Parlamento Ue, mentre sia l’emergente partito di centro-destra Nuovo Contratto Sociale (Nsc) sia il Movimento Civico-Contadino (Bbb) hanno manifestato l’intenzione di aderire al Partito Popolare Europeo (che ha subito critiche per non aver siglato la dichiarazione congiunta). “È uno scioccante tradimento dei valori liberali e democratici“, è l’attacco degli Spitzenkandidaten dei Verdi alle elezioni europee di giugno, Terry Reintke e Bas Eickhout: “Questa mossa dei liberali e dei conservatori olandesi è anche in netta contraddizione con la dichiarazione congiunta della scorsa settimana”.
Il partito di Wilders non solo vuole “vietare” moschee, Corano e scuole islamiche nel Paese ed “espellere” gli olandesi con doppia cittadinanza che commettono reati, ma anche sottoporre ai cittadini un referendum per lasciare l’Unione Europea. L’aspirazione alla “Nexit” (da Netherlands più exit) in uno dei Paesi membri fondatori dell’Unione preoccupa non solo i partiti europeisti nei Paesi Bassi, ma soprattutto le istituzioni Ue a Bruxelles. “L’estrema destra non potrà mai andare al potere da sola”, mettono in chiaro i Verdi europei, con un affondo al centro-destra: “Per molto tempo abbiamo potuto contare sui liberali e sui conservatori per tenere l’estrema destra lontana dal potere, ora sembra che il cinismo, l’opportunismo e l’indifferenza abbiano preso piede anche tra loro”.
Cos’è successo alle ultime elezioni nei Paesi Bassi
Secondo quanto emerso dai risultati ufficiali del voto del 22 novembre 2023, il partito di estrema destra Pvv ha registrato la prova elettorale più convincente della sua storia, diventando la prima forza in Parlamento e rivendicando la guida dei Paesi Bassi: con il 23,5 per cento delle preferenze ha staccato di 8 punti percentuali la coalizione tra il Partito del Lavoro e la Sinistra Verde GroenLinks, guidata dall’ex-responsabile per il Green Deal Europeo nella Commissione Ue, Frans Timmermans. Nonostante la crescita dei voti (+4,7 per cento) rispetto alle ultime elezioni del 2021 – quando le due forze correvano divise – la coalizione rosso-verde si è fermata al secondo posto con 25 seggi, dietro ai 37 del Pvv.
Terzo posto per il centro-destra del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (che a dispetto del nome non fa parte della famiglia del Partito Popolare Europeo, ma dei liberali di Renew Europe), con un crollo di 6,7 punti percentuali e 10 seggi in meno alla Tweede Kamer (da 34 a 24). Stessa sorte per i liberali di Democraten 66 (da 24 a 9 seggi) e per i cristiano-democratici di Appello Cristiano Democratico (da 15 a 5). Exploit per la nuova formazione di centro-destra Nuovo Contratto Sociale, che si è posizionata al quarto posto con il 12,8 per cento e 20 seggi. Da segnalare anche l’avanzata del Movimento Civico-Contadino – partito populista che sostiene gli interessi degli agricoltori – con 7 seggi (+6 dalla scorsa legislatura).