Bruxelles – Bene la transizione verde, ma perché sia davvero una storia di successo occorre una politica di spesa amica dell’agenda di sostenibilità a misura di investimenti. Una soluzione tutta da ricercare, visto che la mole di risorse non è marginale e la risposta al problema tutt’altro che scontata. A Bruxelles il capo della direzione generale per gli Affari economici (Dg Ecfin), Maarten Verwey, riconosce che “le sfide che abbiamo di fronte sono enormi, mentre i nostri spazi di bilancio piuttosto limitati“. Il suo invito, offerto in occasione del Brussels Economic Forum, è quello di “essere intelligenti”. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, un’idea ce l’ha: un nuovo meccanismo comune europeo che ricalchi lo strumento anti-pandemico NextGenerationUE, quello che ricomprende il Recovery Fund.
“Per me è chiaro che nei prossimi anni avremo bisogno di spesa pubblica per investimenti, primo fra tutti per la transizione verde”, sottolinea Gentiloni. “Se vogliamo fare sul serio, dovremmo immaginare uno strumento comune dopo NextGenerationEU“, in scadenza nel 2026. Suggerimento e compito lasciato a Commissione e Parlamento Ue che verranno. Il calendario non permette, pur volendo, di poter imprimere cambi di rotta. Per questo tutto è rinviato a dopo le elezioni europee di inizio giugno.
“Il prossimo ciclo politico dovrebbe fornire una risposta all’enorme quantità di investimenti di cui abbiamo bisogno“, insiste il commissario per l’Economia, che rivendica quanto fatto fin qui. “Abbiamo già il più grande programma di investimenti nella storia dell’UE e ne sono orgoglioso”, dice riferendosi proprio a NextGenerationEU.
Il richiamo di Gentiloni non è una novità, è semmai una ripetizione a suo giudizio doverosa. Tra Green Deal e il programma RepowerEu per l’indipendenza energetica all’Europa servono 620 miliardi di investimenti all’anno. Cifre importanti, per cui il contributo privato sarà fondamentale ma per cui il solo capitale privato rischia di non bastare.