Bruxelles – Discutere e confrontarsi sì, perché è il pane e il motore della democrazia, quella sana. Ma indirizzare la campagna elettorale con ragionamenti e considerazioni parziali, incomplete, capziose, questo non va bene, e il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, sente il bisogno di dirlo chiaramente. Nel percorso di avvicinamento alle elezioni europee di inizio giugno, confida alla platea del Brussels Economic Forum, “il rischio che vedo è il dibattito” che si sta portando avanti: “Stiamo discutendo correttamente della transizione verde? Io non ho questa impressione“.
Nessun riferimento specifico, né critica aperta a questo o quel soggetto politico-partitico, ma la condivisione di dubbi personali sull’utilizzo dell’agenda di sostenibilità che ha contraddistinto il mandato dell’attuale esecutivo comunitario a fini propagandistici. Il modo in cui si affronta il tema della green economy e della transizione “è un rischio”, insiste Gentiloni, “e a 20 giorni dal voto dobbiamo contrastarlo”.
Il commissario per l’Economia comunque vuole chiarire un aspetto: al netto di ciò che si può pensare della trasformazione del modello produttivo, economico e sociale in salsa verde, quanto fatto in questa legislatura agli sgoccioli non si smantella: “Dovremmo domandarci se rimpiangiamo il fatto di avere il Green Deal. La mia risposta è ‘no’“. Per questo, “non dobbiamo commettere l’errore di fare marcia indietro sulla transizione verde”. Anche perché, ricorda, “i cambiamenti climatici sono già qui, e c’è anche un certo senso di urgenza nel dover dare una risposta”.