Bruxelles – Non c’erano grossi dubbi sullo scontro che l’approvazione della legge di ispirazione filo-russa sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ avrebbe scatenato tra l’Unione Europea e la Georgia. Meno prevedibile era invece l’attesa di quasi 24 ore per la pubblicazione della dichiarazione di condanna da parte dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, dopo il tramonto dell’idea di una dichiarazione congiunta dei Ventisette. Perché, ancora una volta, l’unità dei 27 Paesi membri – e di conseguenza dell’Unione – è stata bloccata dalle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán che, dopo aver ostacolato proprio la stesura della nota a 27, si è adoperato per rallentare il lavoro dell’alto rappresentante per mezzo del suo commissario responsabile per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi (co-firmatario).
“L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sui progressi della Georgia nel percorso di adesione all’Ue“, si legge nella dichiarazione pubblicata oggi (15 maggio), che esorta le autorità di Tbilisi e il partito al potere Sogno Georgiano a “ritirare la legge, mantenere l’impegno verso il percorso dell’Ue e a portare avanti le riforme necessarie descritte nei 9 passi”. Una condanna meno dura di quanto richiesto dagli eurodeputati e dai ministri degli Esteri di 11 Paesi Ue, ma che comunque evidenzia un allontanamento di Bruxelles dal supporto a questo governo: “L’Ue è pronta a continuare a sostenere i georgiani che lavorano per un futuro europeo“. In vista ci sono le elezioni politiche del 26 ottobre in Georgia, e questa potrebbe essere una leva di non poco conto per aumentare le pressioni su Sogno Georgiano e sul primo ministro, Irakli Kobakhidze.
La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era già stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare sabato scorso (11 maggio) la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, il Parlamento georgiano ha accelerato i tempi e ha approvato ieri (14 maggio) in terza lettura il progetto di ispirazione filo-russa. A questo punto il progetto di legge sarà inviato alla presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, che ha già annunciato che porrà il veto: ma Sogno Georgiano potrà utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’.
“L’Ue ha dichiarato chiaramente e ripetutamente che lo spirito e il contenuto della legge non sono in linea con le norme e i valori fondamentali dell’Ue“, ribadisce la dichiarazione di Borrell e Várhelyi, considerato il fatto che “comprometterà il lavoro della società civile e dei media indipendenti”. Libertà di associazione e di espressione sono però “diritti fondamentali al centro degli impegni assunti dalla Georgia” nell’ambito di “qualsiasi percorso di adesione all’Ue”. Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione.
E poi c’è la questione della violenza esercitata dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, come dimostrato a più riprese nelle ultime settimane e anche durante le manifestazioni oceaniche di ieri. “Le intimidazioni, le minacce e le aggressioni fisiche ai danni di rappresentanti della società civile, leader politici e giornalisti, nonché delle loro famiglie, sono inaccettabili“, è la denuncia di Bruxelles nel chiedere alle autorità competenti di “indagare su questi atti documentati” con video e testimonianze dirette: “L’Ue è al fianco del popolo georgiano e della sua scelta a favore della democrazia e del futuro europeo della Georgia”.
Il complesso rapporto tra Ue e Georgia
Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.
Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.
In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.