Bruxelles – La migrazione, come sempre, al centro della campagna elettorale e dello scontro tra partiti prima delle elezioni. Per chi pensava che l’adozione del Patto migrazione e asilo al fotofinish di questa legislatura – con la piena entrata in vigore entro giugno 2026 – potesse rendere marginale questo tema in vista delle elezioni europee del 6-9 giugno, si sbagliava di molto. Tutte le famiglie politiche europee (fatta eccezione per Identità e Democrazia che ha scelto di non adottare un programma elettorale comune) hanno scelto di posizionare la questione della gestione della migrazione nell’Unione Europea e nei 27 Paesi membri tra le priorità più urgenti anche per la prossima legislatura, mettendo al centro del dibattito proprio il nuovo Patto migrazione e asilo. Tra chi è già pronto a superarlo con politiche più restrittive e proiettate all’esternalizzazione, chi lo critica pesantemente o addirittura lo vuole cancellare, e chi lo rivendica puntando ora l’attenzione su un’implementazione equa e responsabile.
Il Ppe e il modello Rwanda
“La nostra Europa protegge i suoi confini dall’immigrazione clandestina“, è il titolo del capitolo sulla migrazione scelto dal Partito Popolare Europeo (Ppe) nel suo Manifesto per le elezioni europee 2024. Le parole d’ordine sono “umanità e ordine”, con il leitmotiv da mesi utilizzato dalla presidente della Commissione Ue e Spitzenkandidatin del Ppe, Ursula von der Leyen, nel suo radicale cambio di narrativa sulla migrazione: “Gli Stati membri europei, e non i contrabbandieri, devono decidere chi entra in Europa”. Tra le priorità del Ppe vanno segnalate “frontiere esterne più forti, con uno screening migliore e più rigoroso” degli arrivi irregolari, “protezione strutturale e tecnica delle frontiere, laddove necessario”, maggiore condivisione degli oneri “in tempi di crisi”, migliore condivisione delle responsabilità tra Stati membri, trasformazione di Frontex “in una vera e propria guardia costiera e di frontiera europea” e possibilità per i Ventisette di “sospendere temporaneamente l’esame delle domande di asilo in caso di migrazione strumentalizzata”.
Ma il vero nodo del Manifesto del Ppe è quello sul “cambiamento fondamentale della legislazione europea in materia di asilo“, nonostante proprio la legislazione Ue sia appena stata riformata. Il cambiamento è quello per cui l’Ue e i suoi Stati membri devono avere “il diritto di decidere chi e dove concedere” l’asilo, in cui è il “dove” a sollevare le maggiori perplessità: “Chiunque richieda asilo nell’Ue potrebbe essere trasferito in un Paese terzo sicuro e sottoporsi alla procedura di asilo“, e in caso di esito positivo “il Paese terzo sicuro concederà protezione al richiedente in loco“. Si tratta senza troppi giri di parole – anche se il Ppe si guarda bene dal precisarlo – del cosiddetto ‘modello Rwanda’ voluto dai conservatori nel Regno Unito e criticato aspramente dall’attuale Commissione Europea. Oltre a portare avanti in questo modo il concetto di “Paese terzo sicuro”, si prevede anche di ammettere nell’Ue “quote umanitarie annuali di individui vulnerabili” a cui concedere la protezione internazionale.
Il Pse e la rivendicazione del Patto migrazione e asilo
Il Partito del Socialismo Europeo (Pse) imposta la sua linea sul tema della migrazione per la campagna elettorale 2024 con uno spirito di continuità con il lavoro fatto negli ultimi cinque anni. “Il Patto su asilo e migrazione allontana finalmente l’Ue dalla gestione delle crisi, la sua attuazione deve tradursi in un approccio equo, sicuro e prevedibile, fondato sul rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone“, è quanto si legge nel Manifesto programmatico, che punta tutto sul “sistema comune e coordinato di migrazione e asilo basato sulla solidarietà e sulla responsabilità condivisa”. Per quanto riguarda la sua implementazione, i socialisti europei spingono su procedure “eque e rispettose”, percorsi “sicuri e legali” e condizioni di accoglienza “umane e dignitose che rispettino i nostri valori e le nostre leggi”.
Non mancano delle precisazioni sui punti più critici del Patto, come la necessità di “proteggere e sostenere soprattutto i bambini e i minori”, di garantire “assistenza legale accessibile durante tutta la procedura” e di prendere decisioni di rimpatrio “in modo sicuro e dignitoso”. Anche i socialisti si dicono a favore di un rafforzamento delle frontiere esterne – seppur “proteggendo la sicurezza e i diritti delle persone” – ma non risparmiano stoccate ai principali partner di maggioranza nella legislatura agli sgoccioli e alla Commissione von der Leyen: “Promuoveremo partenariati responsabili e trasparenti con i Paesi d’origine e di transito e ci opporremo a qualsiasi forma di esternalizzazione delle frontiere dell’Ue“. Ultimo punto, ma non per importanza, quello a sostegno di una missione europea per la ricerca e il salvataggio nel Mediterraneo: “Non criminalizzeremo mai l’assistenza umanitaria“.
Renew Europe e la gestione “corretta e umana”
“Il dibattito sulla migrazione ha bisogno di chiarezza e stabilità nella gestione umana dei flussi migratori e dei richiedenti asilo”, recita l’ottava priorità di Renew Europe per le europee 2024, con una spiegazione per ogni parola-chiave. “Gestire” significa un “controllo adeguato delle nostre frontiere esterne” in contrasto con i trafficanti, “umanamente” che la vita e la dignità delle persone “devono essere al centro” dell’azione dell’Unione Europea. Chiarezza giuridica “per chi cerca rifugio” e impegno per “prevenire i problemi che costringono le persone a fuggire dalle loro case” sono alla base della “chiarezza e stabilità” invocata dai liberali europei. E infine “i percorsi giuridici economici dovrebbero essere valutati in modo che le economie europee possano avere la forza lavoro necessaria per la loro crescita”.
I Verdi e il contrasto alle politiche di estrema destra
Durissimo il Partito Verde Europeo nel suo Manifesto sulla linea tracciata a Bruxelles in materia di migrazione e asilo nell’ultima legislatura. “I partiti di tutto lo spettro politico si sono lasciati trascinare verso politiche migratorie di estrema destra, come dimostra tristemente il nuovo Patto per la migrazione e l’asilo dell’Ue”, che non include uno dei punti più delicati: “Per noi è evidente la necessità di un meccanismo di ricollocazione obbligatoria” tra gli Stati membri come vero elemento di condivisione della responsabilità. Ricordando che, in quanto principio fondamentale dell’Ue, “il diritto di asilo non è oggetto di negoziazione”, i Verdi europei propongono istanze progressiste sul replicare l’uso della direttiva sulla protezione temporanea dopo il “successo” della risposta alla crisi dei rifugiati dall’Ucraina, così come sul fornire “visti climatici per consentire alle vittime di disastri naturali di cercare protezione e sicurezza” nell’Unione e sul “regolarizzare i sans-papiers di lungo periodo che vivono nei Paesi dell’Ue” per garantire “pari diritti sociali, culturali, economici e civili”.
L’affondo dei Verdi sulle politiche migratorie in atto continua con la volontà di “porre fine alla criminalizzazione delle persone in movimento” dentro e appena fuori l’Unione: “Dobbiamo fermare la violenza, la tortura e i trattamenti inumani e degradanti alle frontiere europee, i respingimenti illegali devono finire”. Allo stesso modo va messo un freno alla “criminalizzazione dell’assistenza umanitaria e all’uso prolifico degli stati di emergenza per limitare l’accesso all’asilo e i diritti legittimi dei rifugiati”. Per questo motivo la proposta è di mettere in piedi una missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo “finanziata e guidata dall’Ue” e rafforzare il “mandato umanitario e la responsabilità di Frontex”. Intransigente l’opposizione agli “accordi sporchi con i dittatori” siglati nell’ultimo anno dalla Commissione von der Leyen – “come quello con la Tunisia” – in cui l’Unione paga i Paesi terzi per tenere lontane le persone migranti: “Non possiamo accettare che vengano sfruttati per ottenere vantaggi geopolitici”.
Ecr e il potenziamento delle infrastrutture di frontiera
Il Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) imposta la propria campagna elettorale sulla “protezione delle nostre frontiere” e con una scelta di frasi a forte impatto nel campo della migrazione e dell’asilo per il proprio Manifesto: “L’Ue deve aiutare gli Stati membri a gestire i flussi migratori e non costringere i cittadini ad accogliere immigrati clandestini senza il loro consenso”. Di qui la proposta di una “strategia globale” che copra “tutti i possibili punti di ingresso, compresi i confini aerei, terrestri e marittimi”.
Questa strategia secondo i conservatori europei richiede sia il “potenziamento delle infrastrutture di frontiera finanziate da tutti gli Stati membri“, sia “misure proattive” oltre i confini Ue: “Aumenteremo i rimpatri” e “collaboreremo con i Paesi terzi per l’esternalizzazione della gestione della migrazione”. In linea con quanto proposto dal Ppe (ma non sviscerato altrettanto nei dettagli) anche Ecr pone l’obiettivo di far sì che “la maggior parte delle domande di protezione internazionale sia valutata direttamente al di fuori dell’Ue” e ripropone la vecchia questione dei blocchi e delle missioni navali comuni – non a caso già sbandierata in campagna elettorale nazionale nel 2022 dall’attuale premier italiana e presidente di Ecr, Giorgia Meloni – “per bloccare le partenze illegali”. E infine un rafforzamento delle agenzie Ue Frontex ed Europol, ma solo allo scopo di “aiutare gli Stati membri a rafforzare le nostre frontiere esterne”.
La Sinistra contro Frontex e la “Fortezza Europa”
Particolarmente radicale il Partito della Sinistra Europea nelle sue linee programmatiche sulla migrazione tracciate nel Manifesto verso le europee di giugno. “Il Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo deve essere cancellato, perché condanna i rifugiati alla detenzione e, nella maggior parte dei casi, alla deportazione”, è l’attacco alla “Fortezza Europa” accusata di aver condotto per decenni “una guerra contro i migranti e i rifugiati, causando violenza, sofferenza e tortura, con migliaia di vittime nel Mediterraneo e lungo la rotta balcanica, e migliaia di deportazioni”. Gli obiettivi da fermare sono “Frontex, l’esternalizzazione delle frontiere, il trasferimento dei centri di detenzione in Paesi terzi, il finanziamento di regimi sanguinari e la detenzione amministrativa di coloro che non sono ritenuti idonei a rimanere nell’Ue”. In altre parole “chiediamo l’abolizione dell’Accordo di Dublino e lo scioglimento di Frontex“.
Sul piano delle proposte pro-attive, la Sinistra europea intende lavorare “per un’Europa senza gabbie e fili spinati” e per una politica migratoria e di asilo che rispetti il diritto internazionale: “Sosteniamo la creazione di canali migratori sicuri, legali e regolari”, ma anche il “miglioramento della protezione, dei diritti e dell’assistenza per i migranti e i richiedenti asilo”, che implica una base “veramente europea” di “corresponsabilità e solidarietà obbligatoria tra tutti gli Stati membri”. Senza dimenticare la dimensione esterna, per cui “se l’Ue vuole ridurre il numero di rifugiati e migranti, deve promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile” in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale, “invece di partecipare a interventi militari, alimentare guerre civili e sfruttare le risorse naturali”.