Bruxelles – Dalla proposta al via libera definitivo in meno di due mesi. È quasi un record per la modifica della Politica Agricola Comune (Pac), che dopo l’approvazione con procedura d’urgenza in sessione plenaria del Parlamento Ue ha ricevuto questa mattina (13 maggio) il semaforo verde finale dal Consiglio dell’Ue con procedura scritta. Questa volta nessuna protesta da parte degli agricoltori all’esterno dell’istituzione Ue – come successo a fine marzo in occasione del primo voto favorevole dei 27 ministri Ue dell’Agricoltura – ma è arrivato senza intoppi il sigillo alle proposte presentate dalla Commissione Ue lo scorso 15 marzo per affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici della Pac.
Dopo mesi di durissime proteste nei Paesi membri e a Bruxelles – in particolare all’inizio dell’anno – la modifica della Pac ha seguito a Bruxelles un iter accelerato e ora la legge attende solo di essere firmata dai rappresentanti dei co-legislatori del Parlamento e del Consiglio. L’entrata in vigore arriverà il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, “entro la fine di maggio”, precisa il Consiglio. Gli agricoltori europei potranno così applicare alcune delle nuove norme relative alle condizionalità ambientali retroattivamente per l’anno di rivendicazione 2024, come già richiesto con urgenza dal responsabile per l’Agricoltura nel gabinetto von der Leyen, Janusz Wojciechowski.
Dopo la deroga temporanea per tutto il 2024 ai terreni incolti, la revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di “una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive” dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – “pur mantenendo la protezione degli elementi paesaggistici esistenti”. Gli Stati membri sono invece tenuti a istituire un eco-schema che offra un sostegno agli agricoltori per mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici (come siepi o alberi). In questo gli agricoltori saranno specificamente ricompensati per queste aree non produttive che sono benefiche per la biodiversità sui terreni agricoli e, più in generale, delle aree rurali.
I Ventisette potranno anche prevedere esenzioni specifiche dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo) per le situazioni che rischiano di essere contrarie ai loro obiettivi, come nel caso di condizioni specifiche di terreni e sottosuoli. Più nello specifico sulla rotazione delle colture (standard 7) sarà mantenuta ma gli Stati membri potranno aggiungere la possibilità di soddisfare questo requisito con la diversificazione delle colture, una flessibilità che dovrebbe consentire agli agricoltori colpiti da regolare siccità o di precipitazioni eccessive di rispettare la condizione in modo più compatibile con la realtà agricola.
Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, una misura che riguarda il 65 per cento dei beneficiari della Pac ma solo solo il 10 per cento della superficie agricola totale. Lo scopo è alleviare l’onere amministrativo legato ai controlli, che è più elevato per le piccole aziende agricole rispetto a quelle più grandi. In altre parole – oltre alle flessibilità generali sulle Bcaa – l’alleggerimento degli oneri per i piccoli agricoltori con una dimensione massima di azienda non superiore a 10 ettari di superficie agricola garantirà che non debbano essere controllati per quanto riguarda il rispetto dei requisiti di gestione obbligatori, dal momento in cui l’esenzione non ostacolerebbe in modo significativo il ruolo dei requisiti di condizionalità nel contribuire agli obiettivi climatici e ambientali. Inoltre viene proposto anche di aumentare il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno.
Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare – con i rappresentanti di tutti i settori della filiera alimentare e i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione. In secondo luogo viene proposto il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione condurrà una valutazione approfondita della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata da presentare nel 2025 insieme a proposte legislative “se opportuno”.