Bruxelles – Mentre il futuro di brevissimo termine dell’Unione Europea è alle porte con le elezioni europee in programma il prossimo 6-9 giugno, le istituzioni Ue sono concentrate anche sulla definizione dei pilastri fondanti della competitività sul lungo termine, dalla Commissione al Consiglio fino al Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese). “L’Ue non può essere solo un grande Mercato unico con normative e regolamentazione ridotte a zero, questo tipo di politica non regge più, al contrario rischia di portare a una polverizzazione del Mercato unico”, è l’avvertimento lanciato dal relatore del parere del Cese sulla strategia di competitività a lungo termine, Stefano Palmieri, in un’intervista rilasciata a Eunews. Un tema tanto importante – come dimostrato dal confronto a Bruxelles sulle relazioni degli ex-premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi – quanto a rischio di non essere valorizzato nel modo adeguato dalle forze politiche dei Ventisette proprio alla vigilia del voto di giugno: “Purtroppo trovo questo tema piuttosto assente nell’ambito del dibattito sulle prossime elezioni europee, nonostante i fattori necessari per la competitività siano fondamentali da attuare”.
Quali dovrebbero essere i pilastri della Strategia di competitività a lungo termine dell’Unione Europea?
“La competitività dipende una serie di fattori e di attori – imprese, lavoratori, parti sociali, amministrazioni centrali, regionali e locali che forniscono servizi fondamentali – e si imposta su quattro aree di intervento: crescita della produttività, sostenibilità ambientale, stabilità macroeconomica ed equità. Nel nostro parere spieghiamo chiaramente che la stella polare dovrebbe essere l’articolo 3 del Trattato sull’Unione Europea, secondo cui un’economia sociale di mercato fortemente competitiva deve mirare alla piena occupazione, al progresso sociale e un elevato livello della qualità dell’ambiente.
In questo contesto riteniamo che emergono alcune azioni fondamentali per assicurare una competitività di lungo termine per l’Unione Europea. Un quadro di bilancio che favorisca gli investimenti pubblici e privati, una strategia industriale europea integrata che non sia la semplice somma delle politiche industriali dei 27 Paesi membri, una dotazione infrastrutturale materiale e immateriale – anche sociale – per la rivoluzione digitale. Un altro elemento evidenziato dal nostro rapporto è la politica di Coesione, che rappresenta il pilastro su cui continuare a fondare l’Unione Europea: è fondamentale per il funzionamento del Mercato interno, l’aveva detto Delors in passato, l’ha ripetuto Letta nel suo recente rapporto”.
Sotto quali aspetti?
“È importante avere investimenti in servizi pubblici di qualità, in reti di trasporto e di energia che siano adeguati alle sfide attuali e future e dell’Ue, ma anche nell’istruzione e nella formazione continua per avere una forza lavoro che sia preparata ai mutamenti in atto, nel sistema sanitario e nell’assistenza a lungo termine per una popolazione che invecchia. Sono tutti fattori cruciali per la sicurezza dei lavoratori, che garantiscano il miglioramento della produttività e quindi della competitività all’interno dell’azienda.
Inoltre si è parlato poco di competitività regionale. L’indice 2022 della Commissione Europea mostra una mappa dell’Ue preoccupante, ma che è stata molto sottovalutata. Di fronte a un blocco continentale dove emerge una forte competitività, trainata da Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia – c’è invece un blocco di Paesi che fatica: da quelli del Mediterraneo, con alcune regioni in situazioni particolarmente critiche, risalendo la dorsale orientale Bulgaria, Romania e Slovacchia. Quando si parla di competitività dell’Unione Europea bisogna soffermarsi sull’analisi della competitività territoriale, per questo motivo la politica di Coesione assume una valenza di particolare importanza”.
Quali sono i rischi per il Mercato unico nel caso non verrà elaborata una strategia efficace per il futuro?
“All’interno dell’Unione Europea esiste anche una visione minimalista sul Mercato unico, ma questa non è sostenibile sotto diversi punti di vista, a partire da quello sociale. Lo ha evidenziato anche il rapporto Letta, i vantaggi dello sviluppo del Mercato unico devono essere condivisi tra tutti i cittadini in tutte le aree dell’Unione Europea, oggi non è così. Serve un salto di qualità nella politica, nella politica economica e industriale, nelle reti dei trasporti ed energetiche. Credo i prossimi due anni saranno fondamentali per decidere il futuro dell’Ue, per realizzare un necessario approfondimento, e non solo l’allargamento dell’Unione. Occorrono scelte fondamentali per la stessa sopravvivenza dell’Ue”.
Qual è il suo giudizio sulla relazione presentata da Enrico Letta sul futuro del Mercato unico, come primo passo per la definizione di un’agenda strategica per la competitività?
“Molti aspetti del nostro parere sono presenti nella relazione Letta, abbiamo avuto modo di instaurare un rapporto molto importante con lui. È un ottimo rapporto, da cui emerge l’importanza della politica industriale, della politica di Coesione, ed è interessante lo spazio che dà al dialogo sociale e alla condivisione degli obiettivi con le forze produttive, per rendere possibili le modifiche degli assetti strutturali del sistema economico e produttivo dell’Ue. Viene dato ampio risalto ai lavori di qualità, alla condizionalità sociale per i fondi Ue per quanto riguarda le lacune sulla sicurezza nell’ambito del lavoro o il pagamento dei contributi sociali. Occorre però segnalare alcuni elementi di criticità che possono esser facilmente risolti. Per esempio siamo d’accordo in linea di principio che è necessario ridurre gli elementi frenanti della competitività derivanti da un’eccessiva burocrazia amministrativa, ma questo non può e non deve deteriorare le regole sociali di sicurezza del lavoro e ambientali. Devono comunque essere mantenute, perché non sono un costo, ma un vantaggio per la collettività”.
Sul piano dei finanziamenti è stata rilanciata l’idea dell’Unione dei mercati dei capitali.
“Nell’ambito di un Mercato unico è fondamentale avere anche un’Unione bancaria e un’Unione dei mercati dei capitali. Letta nelle sue presentazioni l’ha ripetuto più volte, ha parlato della mole di risparmio nell’Ue che si indirizza principalmente negli Stati Uniti e poi in parte ritorna nell’Unione Europea. Bisogna oltrepassare questo blocco per la crescita del sistema economico europeo. Sono stato per cinque anni presidente della sezione economica del Cese, e la nostra posizione è sempre stata a favore del completamento dell’Unione bancaria e del mercato dei capitali”.
Cosa si aspetta dalla relazione sul futuro della competitività europea che dovrà essere presentata da Mario Draghi?
“C’è molta curiosità. Draghi sarebbe dovuto venire alla plenaria del Cese quando abbiamo presentato questo parere, ma non è riuscito. In ogni caso gli abbiamo inviato il nostro parere e ha sentito le parti sociali, per esempio ha partecipato alla riunione della Confederazione Europea dei Sindacati in cui sono stati formulati alcuni quesiti sul futuro rapporto. C’è molta attesa, cresciuta sulla base degli ultimi due discorsi – quello a Washington e quello a La Hulpe – che sono stati particolarmente innovativi. Se da lì parte il contenuto del rapporto, sarà molto interessante. Mi auguro sia complementare alla relazione Letta e che detti l’agenda della nuova Commissione e del nuovo Parlamento, sperando che si prosegua sul sentiero tracciato dai padri fondatori: che sia un’Unione e non una semplice somma di Stati, senza sovranismi né nazionali né europei”.